Articolo di Roberta Ghio | Foto di Eleonora Stevani
“È sempre bello vedere che ci siete, da qui è bellissimo, grazie di esserci sempre!” questo il saluto carico di gioia che Nada rivolge al pubblico riunito sotto il palco situato nel Cortile delle Armi del Castello Sforzesco, nell’atteso appuntamento che la vede tra i protagonisti di Estate Sforzesca. Un live che già dall’annuncio ha subito assunto una connotazione di “serata speciale”; per questo show, infatti, Nada è accompagnata da “amici meravigliosi, musicisti fantastici”, per usare le sue parole, ovvero: Motta, The Zen Circus e John Parish, caro amico e produttore del suo ultimo album È un momento difficile, tesoro uscito a inizio anno. Un album che va ascoltato molto, “non divertente, ma che rende felici”, come definito dalla stessa Malanima, testi diretti, arrangiamenti asciutti, ma con tanta, tanta Nada. Ed è con una tripletta dal nuovo disco che ha inizio il live. La scenografia è quasi assente, se non per un telo su cui campeggiano immagini di piume dai colori scuri, a richiamare quelle sulla casacca total black indossata da Nada e presenti anche nella sua acconciatura. Intorno a noi, la splendida cornice, austera e imponente, delle mura e delle torri del castello.
Si inizia con Un angelo caduto dal cielo, suoni che richiamano quelli di un organo, parole solenni, declamate, lente, strazianti, rese ancora più penetranti dal graffiante affascinante che contraddistingue il timbro di Nada; ma se da un lato questo brano colpisce e quasi ferisce, dall’altro è come ossigeno che porta con sé un filo di speranza. È la stessa Nada a darci la chiave di lettura (o di ascolto) del live, invitandoci a seguire i nostri impulsi emotivi, quegli impulsi che viaggiano attraversano il nostro corpo, percorrendo una mappa interiore che ci guida nel nostro continuo cercare, perché cercare è l’unica ragione. Affrontiamo con queste indicazioni Disgregata (il titolo dice tutto), ritmata e piena, sentendoci pervasi da un senso di gravità pulsante, battente, seguito e confermato da Stasera non piove, dall’inizio minimale e finale esplosivo con tanto di urlato. Ma le sole parole non sarebbero così efficaci senza la presenza scenica di Nada, che invade lo spazio.
Fisica e appassionata, interpreta i testi e le musiche attraverso il suo corpo. Con pochi, efficaci gesti delle braccia, della testa, delle gambe, dei capelli – uniti alla voce – riesce a trasmettere una complessità di emozioni tali da raggiungere le corde dell’anima più nascoste, ma pronte a farsi risvegliare. Il live prosegue con un salto indietro nel tempo, con Guardami negli occhi, dura e sensuale e Luna in piena, resa ancora più penetrante dalla presenza del violino. Un plauso ai musicisti Franco Pratesi, che si divide tra basso, synth e violino, Francesco Chimenti a chitarra e tastiere, Luca Celli alla batteria e Enzo Moretto alla chitarra. Tra brani dal presente e dal passato, sempre arricchiti dalle parole di Nada, arriviamo a Correre, col prezioso arrangiamento che vede un inizio di sola voce, accompagnata dal suono acuto del violino “pizzicato” avvolto dal leggero fruscio dei caxixi brasiliani, il tutto a donare una resa molto efficace del senso dell’andare.
Di canzone in canzone, arriva il momento del primo ospite. Vediamo infatti allontanarsi la nostra padrona di casa, per tornare, raggiante, con Motta, accolto ed acclamato a piena voce dal pubblico. “Bello essere qui insieme con persone vere!” e, rivolgendosi a Nada “Volevo dirti che ti voglio molto bene e ti sono molto grato!” e si percepisce come questo sentimento sia reale, intenso: l’affetto tra i due è palpabile, così come il senso di gratitudine reciproca. Insieme ci propongono la sanremese Dov’è l’Italia, ritenuta il miglior duetto del festival e La nostra ultima canzone (ma, ci hanno assicurato, non sarà tale). Le loro due voci insieme sono un mix perfetto di profondità ed elevatezza, graffianti, ruvide, potenti. Da brivido.
Salutato Francesco, si avvicina il momento di dare il benvenuto a John Parish, accolto da una emozionata Malanima che lo ringrazia per i due album fatti insieme (il primo Tutto l’amore che mi manca) e per averla aiutata a realizzare nel modo migliore le sue canzoni – da lei definite – “strampalate”. Insieme ci incantano con un blues “alla Nada”, ovvero È un momento difficile tesoro accompagnata alla chitarra dallo stesso Parish, che tuttavia non le vuole rubare la scena, restando in disparte a lato palco.
Sempre con lui la viscerale O Madre e Dove sono i tuoi occhi, con un finale che è un vero tripudio di chitarre e basso. Salutato John, prima dell’arrivo degli ultimi attesissimi ospiti e amici, ascoltiamo All’aria aperta, cantata a cappella, a sprigionare libertà.
Il finale è tutto per gli Zen Circus! Appino è scatenato, la drammaticità dei momenti precedenti lascia spazio alla parte più rock ed esplosiva di Nada, che vediamo sempre più felice e libera. Sul palco, grinta e passione per la musica sono i veri protagonisti, oltre all’amicizia che lega questi artisti da diversi anni. Chi ci sta facendo cantare e ballare si diverte quanto, se non più di noi, che siamo ad assistere. Ascoltiamo in questo clima Vuoti a perdere e Non voglio ballare, per poi un gran finale con Amore Disperato. Ci si dà la buona notte con una ninna nanna un po’ particolare La canzone per dormire.
Una serata dalle tante emozioni, drammatica, sensuale, fatta di amicizia e tanta bella musica. In una parola, autentica, come Nada.
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NADA – La setlist del concerto di Milano
Un angelo caduto dal cielo
Disgregata
Stasera non piove
Guardami negli occhi
Luna Piena
Correre
Senza un perché
Dov’è l’Italia (con Motta)
La nostra ultima canzone (con Motta)
Lavori in corso
Piantagioni di ossa
Macchine viaggianti
È un momento difficile tesoro (con John Parish)
O madre (con John Parish)
Dove sono i tuoi occhi (con John Parish)
All’aria aperta
Vuoti a perdere (con The Zen Circus)
Non voglio ballare (con The Zen Circus)
Amore disperato (con The Zen Circus)
Ma che freddo fa
La canzone per dormire