Dai ragazzi che questa è la volta buona.
Cancellate dalla memoria il brutto ricordo di “St. Anger”, coraggioso lavoro che risale ormai a 5 anni fa e che era stato spacciato per un ritorno alle origini, dopo le parentesi decisamente più commerciali di “Load” e “Reload”.
Con questo nono album – che esce proprio oggi venerdi 12 settembre – i cari vecchi four horseman non deludono le aspettative di gran parte dei fan.
Ok. Non è ai livelli di “.. and Justice for All” ma del resto chi lo è ai giorni nostri? Ormai è già stato inventato tutto. Occorre sapere ripensare le cose in modo giusto.
Diciamo che come sonorità siamo a cavallo tra le atmosfere del Black Album unito a spunti e complessità strutturali di “Master of Puppets”.
Ora che ci siamo avvalsi dell’escamotage di aver menzionato quasi tutta la discografia del quartetto di San Francisco per dire cosa non è “Death Magnetic” possiamo anche procedere con il dare qualche delucidazione in più per invogliarvi all’ascolto.
Il singolo di “The day that never comes” è già un video quindi credo che molti abbiamo già avuto modo di saggiare questo mid-tempo che tanto ricorda “One” (le tematiche sono affini e il clip la dice lunga). Bel pezzo la cui prolissità è frastagliata da molti cambi di registro e finalmente da una lunga serie di assoli, di quelli come si facevano una volta quando eravamo giovani.
Ovviamente Hetfield non ha più la voce degli anni ottanta e di quel periodo ci viene concesso anche molto poco del drumming frenetico di Ulrich.
Ma pezzi come “The End of the Line” e “That was just your Life” fanno venire gli occhi lucidi da quanto ricordano il vecchio stile della band che ha inventato il thrash metal. Dopo questo momento di sentimentalismo si può procedere con un sano headbanging sul classico ritmo incalzante made in bay area.
Più vicine al sound degli anni novanta sono invece “Broken Beat & Scarred” e “All Nightmare Long” (un gioco di parole di cui perfino Lionel Ritchie andrebbe fiero). Quest’ultima inizia in modo simile alla storica “Enter Sandman” ma poi è un continuo trainarsi a vicenda tra stili nuovi e vecchi: il risultato finale è un pezzo aggressivo con stacchi imponenti e cadenzati.
Fino a qui dal punto di vista vocale cominciamo a sentire gli effetti della disintossicazione da alcool che sapientemente si fondono a quel timbro hard rock/blues graffiante già presente in “Load” e “Reload”.
Nonostante il gran bell’arrangiamento e la ottima performance di James ci sentiamo di dire che non si sentiva il bisogno di un terzo episodio di “Unforgiven III”. Evidentemente rimaneva ancora qualcosa da dire su questo tema e il risultato dobbiamo ammettere che è più complesso, meno banale di quello ottenuto su ReLoad. Fortunatamente ci hanno risparmiato un lento strappamutande.
Da qui in poi è un crescendo che dura tre tracce e porta verso la fine dell’album.
Dalla prepotenza di “The Judas Kiss” passando per il pesante incedere e i suoni profondi di “Suicide & Redemption” che in quasi 10 minuti di esecuzione (un po’ tanti, no?) riesce a riassumere il percorso musicale affrontato fino ad ora.
Si conclude in bellezza con “My Apocalypse” che dall’inizio alla fine non presenta attimi di tregua con stacchi e cambi sempre diversi e precisi sormontati da un Hetfield arrabbiato come non si sentiva da tempo.
Un gran bel lavoro. Un album thrash metal. Finalmente. Erano 17 anni che i Metallica non si degnavano di tirare fuori dalle loro corde qualcosa che fosse degno di questo nome.
Ve lo giuriamo sulla testa di Rick Rubin – nuovo produttore al posto di Bob Rock.
Consideriamoli perdonati e bentornati.
Hell-e
14/09/2008 at 17:37
ok, i metallica non hanno continuato la catastrofica serie di dischi che stavano collezionando.. creando..niente di nuovo, l’avete già detto. Sento spezzoni, prima di uno, poi di un altro, di vecchi successi. Una sorta di medley elaborato. Carino, e non umiliante. Forse ho idealizzato troppo i Metallica, e da loro mi aspetto qualcosa che nemmeno so definire.
Ma in questo ottimo medley, la cosa che mi ha sbalordita più di tutte è stata “that was just your life”. Perchè? Ascoltatevi “Constant Motion” dei Dream Theater ed avrete la risposta. I Dream Theater si sa, son grand fan dei ‘tallica… Ma saranno contenti di questo plagio?
lelu
17/09/2008 at 12:56
disco stupendo. punto e stop. ogni altro commento è superfluo…
giopeppp
17/09/2008 at 18:34
son d’accordo con lelu….bello bello…di meglio nno potevamo pretendere….gli anni 80 sono irripetibili…meglio nno si puo….
10 minuti di sucide e redemption sono essenziali…favolsi…era da tempo che non facevano un tempo strumentale….di questi tempi poi è cosa buona!!!!
costant motion?
Preu
21/09/2008 at 15:21
A me l’album piace, e molto, lo sto ascoltando a ripetizione da quando e’ uscito. Ma…
That Was Just Your Life : Blackened
The End Of The Line : Creeping Death
The Day That Never Comes : Fade To Black / One
The Unforgiven III : …
Suicide & Redemption : Call Of Ktulu / Orion / To Live Is To Die
My Apocalypse : Damage Inc. / Dyers Eve
The Judas Kiss non si puo definire esattamente un auto-plagio ma ci sento qualcosa di The Frayed Ends Of Sanity e piu in generale da AJFA.
Comunque, nonostante evidenti tentativi di ripescare qua e la dal proprio passato, come ho scritto sopra a me l’album piace.. alla fine questo conta.
aled
26/09/2008 at 10:21
Mà, io al momento l’ho sentito una sola volta e devo dire che la prima impressione ( e nessuno che conosce bene i Metallica può dire il contrario) è stata di un aggregato dei loro vecchi riff. Sembra di risentire spezzoni di tutti i loro album fino al Black Album con alcune nuove idee buttate qua e là ma nulla più. Non dico che non mi piaccia, anzi, sicuramente ora me lo sparerò a nastro per almeno un mese, ma ciò che mi delude è proprio il fatto che mi aspettavo qualcosa di “diverso”. Sarà che i metallica ci avevano abituato così nel bene e nel male, e, se anche Load/Reload non mi piaceva una mazza, comunque avevano dato un colpo di coda dopo il Black.
St. Anger non riesco a farmelo entrare ed i suoni sono “strani” però li ammiro per questa scelta e non dico che è un brutto album solo perchè a me non “entra in testa”. Ora con Death Magnetic speravo in qualcosa che comunque seguisse quella linea di album sempre diverso, quel sapere che ogni loro lavoro era , ripeto nel bene o nel male, una scoperta. Con Death Magnetic scopro solo un medley del loro passato…
Ma questa è solo la mia opinione.
Saluti a tutti!
Ale.
danilo
18/10/2008 at 22:16
Dal mio punti di vista un disco, non ai livelli dei primi quattro, ma decisamente gradevole.
“That was just your life” è una delle song più coinvolgenti mai scritte dal gruppo, riff veloci potenti e un ritornello trascinante!Mi piacciono molto anche “All nightmare long”, “Judas kiss” e “My Apocalypse”.Di “Unforgiven III” è molto bello l’intro ma poi delude un po le aspettative, molto ben riuscia l’altra “ballad” The day that never comes” anche se notevoli sono le somiglianze con One e Fade to black.
Un pezzo che mi piace molto è “Broken beat and scarred” che però ho dovuto acoltare un po di volte prima di assorbirlo.
Sufficiente la strumentale”Suicide & Redemption”, mentre “The end of the line” è molto simile a Creeping death in alcune fasi, e il ritornello non mi piace.
Voto 7/10
Deathdemocracy
03/12/2008 at 08:23
che merda questo nuovo album dei metallica, hanno fatto un copia incolla dei loro vecchi dischi , insomma uno schifo e in piu’ hanno plagiato una song dei dream theater, meglio se vanno in pensione sti’ vecchi puzzolenti nullafacenti parassiti inutili!!!!!!!!!