CLANNAD in concerto a Firenze (Obihall – 18/02/2013)
di Antonio Belmonte
Clannad in gaelico significa Famiglia. Ed è proprio sul concetto d’identità familiare, intesa come monade generatrice di una superiore identità nazionale, che la famiglia Brennan/Duggan ha costruito la sua fortuna artistica (ed economica).
Il live di Firenze ha ribadito, in tal senso, l’ormai quarantennale preminenza della band del Donegal all’interno del panorama mondiale del celtic-folk contaminato ripercorrendone gli episodi più salienti della stimabile carriera in poco più di un’ora e quaranta di concerto. La consueta formazione a 7, capitanata dalla carismatica Moya Brennan all’arpa e voce – eterea figura sganciata dal tempo e dallo spazio – incanta il maturo pubblico fiorentino fin dai primi accenni di Buachailli Alainn per poi ingraziarselo definitivamente con i 19 brani successivi: dai successi pop planetari I Will find you (colonna sonora de ”L’ultimo dei Mohicani”) e In a lifetime (famosa per il duetto vocale con Bono) passando dalle pietre miliari del suo repertorio rigorosamente gaelico come Mhorag ‘S Na Horo Gheallaidh e Dùlaman, il gruppo di Gweedore sonorizza miti e leggende, saghe familiari, disavventure amorose, canti di lavoro e persino poesie di Yeats (Down by the Sally Gardens) con disarmante versatilità orchestrale e impasti vocali d’inenarrabile bellezza, fino al trascinante finale alcolico della “drinking song” Nil Sen La.
Uno show che alla fine travalica il semplice concerto per trasformarsi, nota dopo nota, in un libro aperto, in una diapositiva sonora dal delicato e continuo divenire melodico, in accordi che si fanno fuoco e brezza marina, tra folk, pop, rock e fusion, lì pronti a contendersi armonie imprigionate tra la terra e il mare.