Articolo di Chiara Bernini | Foto di Roberto Finizio
Sabato ci siamo lasciati con la prima giornata del Firenze Rocks 2023 segnata dalla celebrazione delle leggende rock The Who. Ieri, invece, la musica è cambiata. Letteralmente.
Se avete seguito le recenti vicissitudini del Firenze Rocks, vi sarà noto che quest’anno il Day 2 del festival fiorentino è da mesi al centro di un acceso dibattito. Questo per essere gentili. La lineup della seconda giornata alla Visarno Arena è infatti stata oggetto di secchiate d’odio da parte degli amanti del rock che si sono sentiti traditi da un Festival visto, almeno fino a sabato sera, come un porto sicuro. Un faro nella notte che permetteva agli amanti delle schitarrate di navigare nella marea di pop e canzonette commerciali che affollano le stazioni radio e le hitlists di mezzo mondo.
Non sorprende quindi che l’annuncio dei Maroon 5 come headliner della seconda giornata di questa edizione del Firenze Rocks abbia fatto andare su tutte le furie non poche persone che si sono sentite sottratte dell’unica “ora d’aria” rock concessa dai concerti estivi. Eppure, la serata di ieri è stata un trionfo. Ha registrato molte più presenze della prima giornata, regalando uno show che ha saputo divertire ed emozionare le migliaia di fan accorse da tutta Italia (e non solo).
Quindi sì, fatemi spezzare una lancia a favore di questa martoriata organizzazione fiorentina. Nonostante i ritardi, le lineup striminzite, la riduzione del festival a due sole giornate e tanti altri punti criticabili alla fine è riuscita a imbastire un evento che gli fa portare a casa qualche merito. E dunque, se tu lettore rientri nella categoria di “fan indignato” che non perdonerà mai al Firenze Rocks l’aver ceduto alla corruzione del mondo pop, questo è un disclaimer per te: non proseguire la lettura. Non troverai le polemiche che stai cercando.
Per chi invece ieri sera c’era o per chi semplicemente vuole sapere com’è andato il Day 2, aka la pietra dello scandalo di quest’edizione del Firenze Rocks, allora ripercorriamone insieme le tappe.
ISOCI
La seconda giornata si apre leggermente più tardi rispetto alla precedente, con i primi artisti che calcano il palco alle 17. Si tratta della band toscana ISOCI composta da Cosimo Zannelli (chitarra e voce), Federico Sagona (tastiere e voce) e Pino Fidanza (batteria). Formatosi nel 2013, il gruppo si definisce un “nu-power trio” per l’importanza data ai sintetizzatori. Il breve set che portano alla Visarno Arena dimostra il mix di influenze del rock internazionale più noto (The Police, White Stripes) e del cantautorato italiano.
THE REYTONS
Alle 18 è invece il momento di uno gruppo emergente che attendo con grande curiosità: The Reytons. Forse ancora troppo poco conosciuti in Italia (che novità), i quattro giovani originari di Rotherham (UK) incarnano lo spirito delle band indipendenti che giocano fuori dagli schemi perversi delle case discografiche. Formatisi nel 2017 infatti, dopo innumerevoli porte in faccia da parte delle labels musicali, autoproducono e pubblicano in totale autonomia il loro primo album What’s Rock n Roll? (2023), raggiungendo il n. 1 delle charts inglesi. Un bello schiaffone in faccia ai produttori musicali.
E proprio questo spirito indipendente è alla base della mezz’ora di set portata alla Visarno Arena, coinvolgendo almeno una parte del pubblico. C’è da dire infatti che l’anima rock della band britannica, la loro faccia tosta e il menefreghismo ventenne per tutto e tutti è decisamente sprecato in una giornata tutta fiocchi e pop come quella di oggi. E mentre li guardo esibirsi, fortemente influenzati dalle sonorità dei primi Arctic Monkeys, rimpiango la scelta dell’organizzazione di averli piazzati lo stesso giorno dei Maroon 5. Non è per niente il pubblico adatto…
Nonostante tutto, comunque, Jonny Yerrell (voce), Joe O’Brien (chitarra), Lee Holland (basso) e Jamie Todd (batteria) si divertono, godendosi l’ascesa nel mondo dell’olimpo musicale e soprattutto sollazzandosi per la prima volta al caldo italiano. Cercano anche di interagire con il pubblico del pit a suon di «Here we, Here we, Here We Fucking Go». Incitazioni colte solo da pochi presenti e che mi ricordano i mega festival britannici in cui questa frase è usata per accendere gli animi del pubblico. A Firenze non succede. Che gran peccato. Mi auguro di rivederli il prima possibile in uno spazio più consono alle loro sonorità.
D4VD
Fino ad adesso, i due artisti saliti sul palco del Firenze Rocks incarnavano ancora quell’atmosfera rock del Day 1. Alle 19 quindi ci pensa D4VD ad aggiustare il tiro, preparando il terreno alle sonorità pop che di lì fino a mezzanotte risuoneranno nella Visarno Arena. All’anagrafe David Anthony Burke, il diciottenne originario di Houston è tutta un’altra storia rispetto ai Reytons. Si tratta infatti del prototipo perfetto dell’artista teenager che negli ultimi anni spopola sui social. Figlio della generazione TikTok, il ragazzo porta sul palco fiorentino quella comunicazione della Generazione Z fatta di brani brevi, ultra pop, orecchiabilissimi e soprattutto socialissimi. Non a caso infatti dietro di lui c’è perennemente quella che pare essere la sua Social Media Manager, intenta a seguirlo col telefono per riprenderne i momenti salienti dell’esibizione.
Pare di vedere l’ennesimo arista-prodotto che è tanto fumo e niente arrosto, spostando il focus più sull’aspetto che sulla musica. Tutto ciò non mi piace. Provo quindi ad andare oltre ciò che vedo per concentrarmi su quello che sento. D4vd effettivamente non è male, ha dei bei brani interessanti tra cui la bella ballad “Sleep Well“. Al pubblico comunque piace, tanto. Soprattutto considerando che una buona fetta dei presenti è giovane, giovanissima, riconoscendo immediatamente i brani virali. E vedere un pubblico coinvolto, fa sempre piacere.
JAKE SHEARS
La giornata è ancora lunga e prima dei Maroon 5 c’è ancora tempo per Jake Shears, l’ex frontman degli Scissor Sisters. Il suo set è decisamente più lungo, grazie anche a un repertorio più ampio che gli concede un’ora di sfrenato brio disco. Il carisma del cantautore e performer quarantacinquenne (vi giuro che sembra un ventenne, anche da vicino) è impressionante e si vede. Jake trascina i presenti indietro negli scintillanti anni ’80 regalando una performance agonistica degna di quelle video lezioni vintage in cui allenatori fitness ti insegnano a fare stretching, ricreandone anche il look.
Sul palco il cantante statunitense è instancabile, esibendosi con il suo riconoscibilissimo falsetto. Insieme a lui, la sua band tra cui spiccano una simpatica corista dalla voce sensazionale e una portentosa sassofonista. Di entrambe non riesco però a cogliere il nome. Si esibiscono però anche in una cover troppo disco di Comfortably Numb, che mi fa storcere un po’ il naso.
L’apice della performance è raggiunta, ovviamente, sulle note di “I Don’t Feel Like Dancing“, la super hit disco degli Scissor Sisters che tanto gli ha portato fortuna. Il pubblico si accende e balla sfrenato nel pit, finalmente riconoscendolo.
MAROON 5
Conclusasi l’animata performance di Jake Shears è tempo di attesa… ancora. I Maroon 5 sono previsti alle 21:45, scelta pessima per quanto mi riguarda. Mancano ancora 45 minuti all’uscita di Adam Levine e soci e io sono a pezzi. Di certo, la musica in sottofondo non aiuta nemmeno. Condivido quindi l’attesa snervante con i miei vicini, lamentandoci a turno per la monotonia dei brani che si susseguono in questi tre quarti d’ora infiniti. Una palla mostruosa.
Fortunatamente, le 21:45 arrivano e la noia viene spazzata via appena le luci si spengono. Ammetto che sono in trepidazione anche io. Alla fine i Maroon 5 hanno accompagnato la mia adolescenza e quella di tante altre persone (ragazze e sì, anche molti ragazzi) presenti ieri sera. Avere la possibilità di ascoltare le canzoni dei cinque americani equivale dunque a fare un tenero e nostalgico tuffo nella colonna sonora del passato del pubblico. E le aspettative sono tutte attese.
Ammetto che sono piacevolmente sorpresa. Avevo il timore di assistere a un concerto in playback o comunque un’esibizione in cui il belloccio Levine prevale sul talento della band. E invece ammetto serenamente di aver assistito a uno show incredibile. Un set serratissimo e corto, di circa un’ora e venti, in cui però i Maroon 5 hanno infilato una dietro l’altra hit assolute come “Moves Like Jagger“, “Payphone” e “Sugar“. Canzoni celeberrime che nemmeno l’ascoltatore più purista e antipop può dire di non aver mai sentito. Sicuramente sciogliendosi sulle note delle tenerissime “She Will Be Loved” e “Sunday Morning“.
La voce di Levine è immacolata, canta esattamente come negli album che sembrano tanto distorti da effetti vocali. Certo, alla Visarno Arena è lui la star assoluta, venendo costantemente applaudito e incitato a spogliarsi da una nutrita folla di spettatrici con la bava alla bocca. Adam accoglie con grande calore l’affetto mostratogli e gioca divertito con il pubblico facendolo ripetutamente cantare a gran voce. L’eco che si alza dall’arena fiorentina è assordante. Firenze è letteralmente ai suoi piedi.
I brani proseguono uno dietro l’altro senza sosta. Sono letteralmente un successo dietro l’altro, dimostrando la capacità della band di sfornare solo hit nel corso della sua carriera. C’è però spazio anche per un sipario che rievoca il passato, dedicando “Don’t Go Home Without You” a quei fan irriducibili.
In definitiva, credo che Firenze Rocks 2023 sia stato tutto sommato un successo. Con pregi e molti difetti, è riuscito ad accontentare un pubblico variegato in sole due serate. Speriamo solo che dagli errori e ritardi di quest’anno, la prossima edizione sarà organizzata con più attenzione e calma. Del resto, sbagliando si impara.
Clicca qui per vedere le foto del concerto dei Maroon 5 al Firenze Rocks o sfoglia la gallery qui sotto
MAROON 5 – La scaletta del concerto al Firenze Rocks
Moves Like Jagger
This Love
Stereo Hearts
One More Night
Animals
Love Somebody
Harder to Breathe
Sunday Morning
Payphone
What Lovers Do
Makes Me Wonder
I Wanna Be Your Lover
Heavy
Maps
Memories
Don’t Wanna Know
Daylight
encore:
Don’t Go Home Without You
She Will Be Loved
Girls Like You
Sugar