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La playlist delle colonne sonore immaginarie | episodio 10

Si torna con cinque nuovi film, dove come sempre si passa dai classici
italiani che hanno segnato l’epoca d’oro del cinema (intramontabile
Antonioni), ai blockbuster di Fincher (quell’ipnotico “Gone Girl”) e persino
qualche chicca pop del passato che forse non avete ancora recuperato. I
brani di oggi sono cinque canzoni della scena indipendente,
sfacciatamente pop e dai ritmi tirati. Il consiglio è sempre quello di alzare
il volume al massimo e di preparare i pop corn.

Gone Girl con “Bugia” di Elias

É da pochissimo uscito un nuovo capitolo firmato dal progetto Elias, il
titolo è “Bugia”, termine che poi in realtà non ritroviamo mai all’interno
del pezzo, forse perchè, ci piace pensarlo, dedicato a una persona che
non era quella che avrebbe meritato un pezzo del genere. E di tutto
questo romanticismo carico di situazioni che solo le canzoni d’amore di
fine estate sanno raccontare, rimane veramente poco dopo il lockdown
(questo brano è nato durante in lockdown!), ed è così che i sentimenti
bugiardi vengono a galla. Tutti noi ci siamo innamorati di qualcuno
durante il lockdown, nella solitudine totale che abbiamo attraversato, tutti
noi ci siamo innamorati di qualcuno che poi non era altro che una gone
girl, una stronza bugiarda manipolatrice, come quella del film di Fincher,
come quella a cui Elias ha forse dedicato questo pezzo. Qui è tutto
l’amore del prima, il dopo lo scopriremo.

Un giorno con “Fammi volare” dei Twik

C’è stato un momento che ha segnato la vita di tutti quelli che avevano
trent’anni nei primi anni Duemila, e cioè l’uscita di “Un giorno”. Storia
squisitamente britannica di due amici, amanti, innamorati, che si
inseguono per tutta una vita, che si amano, ma nei momenti sbagliati,
che quando si trovano, poi si trovano male, e via così. Una sensazione
orribile che molti forse hanno provato, quella di avere la persona che si
ama, ma non di non averla abbastanza, di fare i conti con

l’idealizzazione dell’amore, e di trovare un amore vero, quello della
quotidianità e della convivenza. I Twik, duo abruzzese, sono tornati da
pochissimo con un nuovo singolo dal titolo “Fammi volare” che affonda
in questo tipo di sentimenti, così bene che forse rivaluterete la vostra
relazione.

Animal House con “Leggerezza” di Leiden

Leiden, cantautore di Pescara ma di stanza a Milano, racconta una
serata distruttiva e alcolica tra amici, di quelle che sono necessarie per
dimenticare un amore, per dimenticare e basta, ma anche per caricarsi
bene prima di ricominciare a lavorare. Leiden, convinto dal suo
coinquilino, si lascia trascinare in questa spirale di chiacchiere, birrette e
“massì dai”. Una spirale di leggerezza, che fa anche molto male e regala
anche qualche mal di testa. Per lui abbiamo pensato ad una colonna
sonora alternativa di “Animal House”, cult che invecchia ma non molla,
dove un giovanissimo Belushi ci regala alcune delle risatine nervose più
genuine mai fatte: una carriera scolastica disastrosa, amori
roccamboleschi e una confranternita che viene minacciata di essere
chiusa. Insomma, una Milano sui Navigli o qualcosa di molto simile.

L’avventura con “Bocca di cartone” de Il Metz

Accostamento ardito ma che ci sentiamo di fare. “Bocca di cartone” è il
nuovo singolo del cantautore meneghino Il Metz, un brano dal sapore
estivo e spensierato che però vuole raccontare una storia impossibile,
quella di un amore estivo, destinato a finire perchè sempre basato su
bugie bianche per strappare un bacio, e dalla spensieratezza di un
momento, si finisce nel dramma di un’avventura, da qui l’accostamento
alla pellicola, immortale, di Antonioni. Una seducente e inconsapevole
Monica Vitti, l’Italia e i baci rubati. Il retrogusto di questo pezzo può
essere reso solo da un violento bianco e nero, e se Matteo ci sta
leggendo, gli consigliamo un videoclip in salsa Antonioni.

America Latina con “Mezcal” di Munendo

Quello che sicuramente sanno fare i fratelli D’Innocenzo è di creare una
situazione di tensione, senza che ce ne sia apparentemente motivo: una
strada tranquilla, una casa, uno sguardo, e tutto sembra implodere. Un
po’ la sensazione è il giro di mezcal che racconta Munendo, un’allegria
alcolica che nasconde però una relazione intensa e piuttosto disastrosa,
dove mancano i cardini della responsabilità, il tutto condito di cassa
dritta e perdizione. Elementi di disturbo in una canzone pop, e un tocco
di America Latina. Non potevamo che ritrovarci qui, nell’ultimo film dei
fratelli D’Innocenzo, dove l’ordinario Massimo Sisti, nella sua vita
perfettamente ordinaria a Latina, si ritrova una ragazzina imbavagliata in
cantina: nessuna responsabilità, mentre tutti continuano a ballare la loro
vita, come se nulla fosse.

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