Intervista di Leonardo Facchin e Marco Zorzi
Chi è His Clancyness e quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a creare questo progetto?
È iniziato come un viaggio di Jonathan Clancy e poi piano piano è diventato un viaggio condiviso da altre persone come Jacopo Borazzo, Giulia Mazza, Paul Pieretto ed Emanuela Drei. Ora siamo in quattro a suonare dal vivo. Ci tengo a precisare che non è per me un “progetto”. Non ho mai molto amato quella parola perché indica una scadenza, o un termine o uno scopo particolare. Qua invece essendoci anche parte nel mio nome non c’è un termine.
Vi aspettavate una reazione così positiva per “Vicious”?
No direi, però un po’ ci speravamo! Abbiamo lavorato tantissimo al disco, è un po’ il culmine di tante esperienze, anni passati in giro, nervosismo, notizie stupende e meno belle. Suonare è ormai una vera battaglia e noi siamo preparatissimi per affrontarla.
Avete avuto riscontri da altri artisti della FatCat Records?
L’etichetta è una piccola famiglia, ci sentiamo a volte soprattutto con le band più recenti come Mazes, Traams, PAWS. Mi sento affine a loro, sarebbe bello fare qualcosa assieme in futuro.
Con le altre band di cui fate (o avete fatto) parte siete stati molte volte all’estero. Durante queste prime date extraitaliane di “Vicious” avete conosciuto qualcuno che sia venuto ai live per curiosità dopo avervi sentiti precedentemente con band diverse?
Si sicuramente. E’ bello quando vedi una certa curiosità anche nel seguire le tue diverse band. Io ho sempre avuto questa tendenza un po’ a non legare i gruppi tra di loro, a non citare le altre band in cui suono, forse sbagliando, ma proprio per una sorta di mio rispetto personale nei confronti dei gruppi. Mi piace che ogni band abbia la sua strada e vita.
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Un artista/band italiano e uno straniero che vi ispira da sempre, un artista/band italiano e uno straniero “nuovi” che, secondo voi, vale la pena seguire.
Mi piace molto come lavora U.S. Girls, è una artista americana che incide per FatCat. Cambia ogni LP, ha una cura incredibile dell’artwork e dei video, e si ricorda sempre che la musica in fondo è arte, insomma mette l’arte al centro di tutto. In Italia mi piace tantissimo il percorso che stanno facendo i Father Murphy. Sono distanti anni luce musicalmente da noi, ma li apprezzo tantissimo, piano piano, passo per passo, una consapevolezza incredibile. Tra le cose nuove italiane consiglio Husband, il gruppo nuovo di Gianlorenzo dei Buzz Aldrin. Sta a Bologna e prima o poi finirà il disco e sarà incredibile.
Sappiamo che hai vissuto in circa 12 città diverse, quale di queste ti ha influenzato di più a livello musicale? E in quale ti senti come se fossi “a casa tua”?
Tutti i posti dove ancora non sono stato devo dire! Al momento casa mia, anche a livello mentale, è sicuramente Bologna. Soprattutto ora che siamo in giro costantemente, quando torno la adoro.
Ci dici un artista, prescindendo dal campo prettamente musicale, che secondo te ha influenzato maggiormente il tuo modo di comporre musica?
Recentemente ti direi Bowie. Non voglio di certo accostarmi ad un grande come lui, ci mancherebbe, però mi piacciono quegli artisti che non sono mai fermi e che considerano la musica una forma d’arte, che non deve comunicare solo tramite le parole ma anche tramite i sensi e visivamente in particolare.
In Inghilterra e Stati Uniti ci sono programmi televisivi, non strettamente musicali, che fanno suonare sempre gruppi nuovi. In Italia forse manca, da parte di alcuni media, il coraggio di rischiare. C’è qualcos’altro di cui ha bisogno la musica indipendente italiana per fare il salto di qualità? Credete che il passaggio in televisione sia una tappa fondamentale o ci sono altri problemi da risolvere prima (la mancanza di spazi, SIAE)?
Non so, personalmente non guardo la televisione da tanti anni, quindi non saprei dirti quanto ancora influisce. Secondo me al mondo indipendente italiano manca un po’ il coraggio di spingere alcune realtà con maggiore convinzione. Mettere gruppi italiani in copertina, non i soliti 5, e anche di stroncare a volte maggiormente le cose “brutte”.
Sappiamo che sei un grande appassionato di fotografia, e questo si nota anche nella realizzazione dell’artwork di “Vicious” di Giulia Mazza. Com’è nata l’idea? Hai pensato sin dal principio di affidare la realizzazione della copertina del disco a Giulia oppure hai preso in considerazione l’idea di farla tu personalmente?
Si è lei che si occupa sempre di queste cose. Per me è facile, ci conosciamo perfettamente ed è veramente la mia fotografa preferita. Avevo questa idea in testa, un po’ ispirata dalla musica di Vicious, volevo qualcosa di inquietante e misterioso. Ci siamo ricordati che nella sua vecchia casa a Mantova c’era questa vasca da bagno stranissima e così…
Il primo e l’ultimo disco comprato.
Aiuto 🙂 primo disco comprato, una cassetta dei Guns’n’Roses “Use Your Illusion II”, ultimo il vinile dei Disappears “Era”.
Vi ricordiamo il concerto di His Clancyness al Vinile di Rosà (Vicenza) il prossimo 21 Dicembre per la serata Last Nite Party. A questo link trovate l’evento facebook.