Foto di Roberto Finizio
Con un minitour di 4 date in Italia è tornato Goran Bregovic.
Compositore contemporaneo, musicista tradizionale o rock star, non ha dovuto scegliere – ha combinato tutto per inventare una musica che è allo stesso tempo universale e assolutamente sua. A cinque anni di distanza dalla sua ultima fatica di studio Champagne for Gypsies, il talento bosniaco è ritornato con una nuova produzione incentrata sul tema della diversità religiosa e della coesistenza pacifica: Three Letters from Sarajevo, accompagnato in concerto da un’orchestra di 19 elementi.
Dopo la prima data romana di fine marzo all’Auditorium Parco della Musica, ed il concerto nella suggestiva atmosfera del Teatro Rossetti di Trieste del giorno primo, è il Teatro Arcimboldi di Milano ad aprire il suo sipario in questo sabato di metà aprile ai suoni della terra natale dell’artista.
Con padre cattolico, mamma ortodossa, moglie mussulmana, Bregovic è l’esatto mix culturale che traspare nei suoi suoni, un meltin pot che racconta la storia di Sarajevo, con le sue tante credenze, identità, con i suoi complessi paradossi che ha ispirato il nuovo lavoro. Per l’occasione all’album hanno partecipato voci meravigliose ed esplosive: Bebe, Riff Cohen, Rachid Taha, Asaf Avidan.
Una serata magica quella nel prestigioso teatro milanese che ha raccolto migliaia di fans per ascoltare Bregovic e il suo inconfondibile sound, diretto al mondo intero, senza distinzione di razza, sesso, età e religione.
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