Articolo di Stefania Clerici | Foto di Claudia Mazza
“Cinema Samuele” finalmente a teatro: dopo il Premio Tenco per l’album dell’anno 2021 (che album, e che anno), il tour di questo piccolo gioiello di cantautorato italiano vede la luce. Piccole storie da immaginare (e ascoltare) ad occhi chiusi, raccontate da Samuele Bersani.
Trentanni di carriera discografica, 11 album pubblicati, ma erano 7 gli anni che non lo vedevamo sulla scena: dopo un periodo buio e di stop artistico, o per dirla con parole sue “ora vedete l’arcobaleno, ma prima c’è stata la tempesta”, ecco la rinascita artistica, con un tour che mixa ai nuovi pezzi anche i successi più datati. Un concerto che è uno spettacolo in cui musica, canzoni, parole e tante parole, si fondono in un discorso poetico e metaforico, non sempre arrivabile a tutti e per questo Bersani parla e spiega, come un artigiano della parola, soppesa ogni termine, a discapito di musicalità e metrica, per dire il suo concetto.
Si inizia proprio sulle note di Pixel, su cui si prosegue con Il tiranno, Mezza bugia e Il tuo ricordo: piccoli quadri di esistenze personali in cui il filo rosso è la fine di un amore sì, ma come dichiara Bersani “non è un disco triste, solo sfigato, perchè è nato prima del lock down e il tour è stato interrotto già due volte in un anno e mezzo”.
Su Harakiri si chiude la parentesi di Cinema Samuele, in cerca di un crescendo che torna indietro nel tempo e che vede incendiarsi il pubblico degli Arcimboldi su Psyco, ma soprattutto Replay, in cui Bersani ci invita a usare i telefonini sul ritornello di “Cadono le stelle e sono cieco… E dove cadono non so”. Arrivano poi dal passato Lo scrutatore non votante e L’intervista, introdotta da una spiega dell’artista sulla genesi di questo pezzo che racconta come mancanza di umiltà e sentirsi “arrivati” siano tra i mali più grossi di questi tempi moderni.
E allora è d’obbligo tuffarsi nel passato, con la gridatissima e desiderata Spaccacuore, la delicata e riflessiva En e Xanax, Ferragosto e Cattiva. Potentissima arriva poi Il mostro, il pezzo che lo fece conoscere 30 anni fa a Dalla, tanto da volerlo ancora giovane e sconosciuto nel suo disco. Due lunghi e apprezzati monologhi di spiegazioni precedono Le Abbagnale e Distopici (Ti sto vicino): il primo contro le differenze di genere e la condanna ad ogni tipo di discriminazione basata sui gusti sessuali delle persone,il secondo più introspettivo e bifronte, che in gioco di sillabe e parole racconta la realtà moderna.
Dalla cover di Pacifico Le mie parole in poi è tutto un crescendo di swing: il riarrangiamento di Coccodrilli fa saltare sulle poltone del teatro, Chicco e Spillo sono cantate a gran voce, e Freak consacra l’ora famoso “Ciao Ciao” non solo al culo, ma alle “belle tettine”. Il finale vede chiudere il concerto con Il pescatore di asterischi e il successo sempreverde del 1997 Giudizi universali, che saluta il teatro verso un coro all’unisono di quel “Potrei ma non voglio, fidarmi di te” che tanto ha incendiato giorni e notti universali di amati e amanti.
Due ore di live che confermano il talento innato di un artista vero che sa non prendersi troppo sul serio e che nella sua logorrocità narrativa riesce a raccontare se stesso, il mondo e i sentimenti con lucidità e poesia. Stasera si replica a Firenze, per poi proseguire il tour a Torino (30 aprile), Assisi (5 maggio), Roma (8 maggio), Pordenone (13 maggio), Padova (16 maggio), Trento (25 maggio).
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Samuele Bersani – La scaletta del concerto a Milano al Teatro Arcimboldi
Pixel
Il tiranno
Mezza bugia
Il tuo ricordo
Harakiri
Psyco
Replay
Lo scrutatore non votante
L’intervista
Spaccacuore
En e Xanax
Ferragosto
Cattiva
Il mostro
Le Abbagnale
Distopici (Ti sto vicino)
Le mie parole
(Pacifico cover)
Coccodrilli
Chicco e Spillo
Freak
Il pescatore di asterischi
Giudizi universali