di Stefania Clerici
È uscito lo scorso 2 ottobre, giorno dei suoi 50 anni, il nuovo album di Samuele Bersani. 10 tracce inedite che inaugurano un nuovo percorso sonoro per l’artista che, dopo 7 anni di silenzio, è tornato a scrivere. Un lavoro in studio complesso e travagliato, caratterizzato però dalla poetica visionaria, calda e diretta del Bersani che ben conosciamo.
La metafora del cinema, fortemente voluta dall’autore che racconta di essere uscito da un lungo periodo di blackout creativo e sociale, funziona una meraviglia nei dieci “cortometraggi sonori” che fanno luce sulle molteplici visioni della realtà di Bersani. A cominciare dalla copertina, che con una patina realistica e dal sapore retrò della nouvelle vague, diventa la locandina delle storie che saranno trattate: si parte nel viaggio fantastico della musica di “Pixel”, per approdare nella visionaria favola noir de “Il Tiranno”, si torna alla realtà sul tema della comunicazione impossibile di “Mezza bugia” e si osserva il presente in uno dei brani più suggestivi dell’album: “Il tuo ricordo”.
Arriva poi “Harakiri”, il singolo scelto per lanciare il progetto e che ben descrive come si riemerge dalla luce dopo aver toccato il fondo: Bersani da reporter diventa così biografo di se stesso, affondando la penna nell’attualità del suo vissuto, per poi con un balzo tornare nella poesia nel manifesto d’amore de “Le Abbagnale”. E poi ancora un monologo ad un solo senso che tratta l’incomunicabilità di coppia in “Con te”, il disagio della dipendenza dallo schermo e del consumismo digitale di “Scorrimento verticale”, la più ambigua delle tracce, tra synth e voci digitalizzate che si mescolano sapientemente al suono di pianoforte e e archi.
La chiusura dell’album viene affidata a “L’intervista”, un racconto tanto lucido quanto attuale sui soprusi del più forte verso il più debole che caratterizza lo showbiz musicale, per concludere con la visionaria “Distopici (ti sto vicino)”, scritta prima del lockdown ma che fotografa il distanziamento emotivo e sociale della situazione attuale. L’atmosfera rarefatta e onirica di questo ultimo brano lascia il disco in una sorta di in-conclusione sospesa: “dobbiamo andarcene, stanno scendendo già i titoli di coda” recita l’ultimo verso del brano, che termina sì, ma su una mezza nota, ancora aperta, che lascia tanto spazio ai “se” all’immaginazione del poi.
Il lavoro, molto innovativo e sperimentale, prodotto e arrangiato dallo stesso Bersani con la collaborazione di Pietro Cantarelli, si posiziona fuori da ogni etichettatura possibile: è un disco rock ma anche pop, cantautorale ma anche elettronico… senza dubbio un disco necessario per un artista che aveva da dire molto dopo un silenzio durato troppo tempo, un disco poetico, da ascoltare ad occhi chiusi per immaginare con la propria mente le luci e le ombre del Cinema Samuele, tanto specchio della vita dell’artista quanto quello delle possibili esistenze di tanti altri.
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