Foto di Federico Buonanno | Articolo di Jennifer Carminati
Il tour europeo da co-headliner di APOCALYPTICA ed EPICA, per i noti motivi legati allo stato emergenziale accorso negli scorsi anni, è stato rinviato ben 3 volte, ma finalmente ci siamo, domenica 19 marzo 2023 al Fabrique di Milano, questa è la location scelta per la loro unica calata italica.
Il tanto atteso ritorno del metal sinfonico dei finlandesi Apocalyptica e degli olandesi Epica viene accompagnato sul palco dagli Wheel, a cui spettano gli onori di aprire le danze, o i balletti sarebbe più adatto dire visto il contesto musicale in cui si inseriscono.
Le porte del Fabrique si aprono alle 18.30 come da programma e la lunga fila presente all’esterno comincia a defluire lentamente tra le mura del locale, che andrà riempiendosi sempre più col passare dei minuti. E‘ piuttosto presto quando i Wheel entrano in scena, orario tipico di inizio dell’aperitivo per i milanesi, ma suoneranno di fronte a una sala relativamente già bella piena e la forza del loro progressive metal anglo-finlandese ci viene, sin da subito, sbattuta in faccia con grinta e voglia di esserci su quel palco ad aprire per due veri e propri colossi, nonostante il genere proposto ora non centri nulla con quello che ascolteremo dopo. Ma in fondo, mischiare le carte in tavola e confondere le idee alla platea ci sta, è sempre una buona occasione per scoprire nuovi gruppi, o almeno così dovrebbe essere presa. Band relativamente giovane e con solo due dischi all’attivo, l’EP ‘Rumination’ del 2022 è l’ultimo loro lavoro, è stata fin da subito apprezzata nell’ambiente, con le loro sonorità fortemente legate ai mostri sacri del prog metal moderno Tool, fortissimamente direi; i richiami sono più che evidenti per chi come me conosce la band di Maynard & Co ma ormai chi si inventa più suoni nuovi e all’avanguardia?

Credo pochi o nessuno, per cui approccio questa mezz’ora con tutto il buono spirito d’ascolto di cui son capace e con piacere ritrovo live quello che già avevo sentito con le cuffie a casa mia, e devo dire che l’effetto è anche meglio, come spesso accade. Per questo adoro la musica dal vivo, perché le emozioni che regala sono spesso indescrivibili a parole, anche se ci provo sempre a trasmettervele tra le righe che scrivo nei miei report. La musica dei Wheel è oscura, dissonante, intricata e allo stesso tempo affascinante, ben suonata e soprattutto vanta di un songwriting di primo livello, vi consiglio di approfondire la loro conoscenza perché meritano veramente. Lascelles e soci dimostrano di aver imparato la lezione impartita dai loro maestri, rielaborando però il tutto con personalità e classe forgiando il proprio sound con un lato squisitamente progressive in maniera esemplare specialmente nelle linee di basso e nelle parti di batteria, senza scordarsi di quelle chitarre così abrasive e che pagano il loro giusto tributo al metal alternativo di inizio millennio. Sfortunatamente, i Wheel non hanno molto tempo per mostrare il proprio potenziale ma con stupore ho visto la buona accoglienza del pubblico nei loro confronti, con alcuni fan nelle prime file che danno loro il giusto tributo con calorosi applausi e dimostrando di conoscere le loro canzoni. Sono sicura che questi ragazzi avranno ancora tanto da dire nei prossimi anni e li rivedremo su altri palchi come headliner magari un giorno, chi lo sa, io glielo auguro davvero, onore al merito.
EPICA

Veloce cambio palco e alle 19.50 arriva il momento degli Epica, che, già ve lo dico, offriranno ai propri fan il grande spettacolo tanto atteso, negli 80 minuti a loro disposizione e una setlist fatta di 12 pezzi che attinge un po’ da tutta la loro ampia discografia; il sestetto olandese ha pubblicato infatti dieci album in poco meno di vent’ anni di attività, molti dei quali Live, ultimo “Rivers (Live at the AFAS Live)” in collaborazione con chi lo sapete bene voi che state leggendo questo report.
Iniziano il loro set con “Abyss if Time – Countdown to Singularity” e i fan sono subito pienamente coinvolti. La band ha una formazione consolidata di sei elementi, guidata da Mark Jansen alla chitarra ed alla voce growl e dall’avvenente FrontWoman Simone Simons che con la sua voce melodiosa da soprano si contrappone a quella gutturale e cavernosa della controparte maschile. Coen Janssen, tastierista e co-fondatore del gruppo, ci offrirà tutta una serie di divertenti siparietti che alleggeriscono con autoironia le sue esecuzioni virtuosistiche che altrimenti potrebbero apparire a tratti pretenziose, ai miei occhi sicuramente.
Il pubblico è tutto per loro, come catturato dalle atmosfere avvolgenti che la band riesce a creare anche in sede live. Il set degli Epica, come detto, pesca ad ampie mani da tutta la discografia della band, tra i brani eseguiti ve ne cito alcuni come “Victims of Contingency”, con un Coen Janssen che indossando la macabra maschera a forma di becco dei medici della peste, scende dalla sua posizione troneggiante e tra immagini di fuochi e fiamme si muove sul palco con la sua tastiera ricurva in spalla, incitando il pubblico a partecipare sempre più attivamente allo spettacolo, perché di questo si tratta davvero. Segue poi subito la cavalcata vichinga “Unleashed” con l’immancabile windmill che i nostri ci mostrano con le folte chiome di cui Mark Jansen e Rob Van der Loo, oltre la bella Simone son dotati. Ve l’ho già detto che mi sono ufficialmente innamorata del bassista? Forse no, ve lo dico ora, perché è giusto ribadire che anche l’occhio femminile questa sera ha avuto la sua parte, con buona pace dei presenti uomini invece che hanno avuto da ben vedere con l’ammagliante FrontWoman. E dopo le grasse risate fatte alle mie spalle, vero Michele e Federico?! (fotografo della serata) per i miei ormoni impazziti, torno seria, o almeno ci provo, e continuo a prendere appunti per il concerto, andando oltre il commento: “ma quanto è figo il bassista?”.

Coinvolgimento totale con la bella “The Final Lullaby” e l’orientaleggiante “Fools of Damnation“, ma un commento a parte lo merita l’esecuzione di “Cry for the Moon”, tratta dal loro primo album ‘The phantom agony’ del 2003, con un forever and ever cantato all’unisono da un pubblico ormai in trance e completamente coinvolto.
Con la ballata atmosferica “Rivers”, tratta dall’ultimo album, l’interpretazione di Simons raggiunge uno dei vertici della serata, davvero magistrale la sua capacità di catturare l’attenzione con una performance vocale a dir poco perfetta, e magnifico l’effetto che si viene a creare con le torce dei cellulari accessi come da lei richiesto a formare un tappetto di lucciole ad illuminare la notte di questo Fabrique ormai incandescente. Insieme a “Code of Life“, che sarà eseguita subito dopo, si rivela uno dei brani più intensi della band, che proprio in occasione di queste due song potrà vantare il massimo appoggio da parte dei fan presenti.
Con l’immancabile “Beyond The Matrix” il pubblico è invitato a saltare al ritmo della canzone e non se lo fa ripetere certo due volte, mentre non riesce assolutamente il wall of death espressamente richiesto a più riprese dalla band ad una platea che non accoglie però, poco male dai, sono altri i concerti in cui vedere questi movimenti.

Nell’encore viene proposta anche “Cry of the moon”, una delle canzoni più amate degli Epica, tratta dal primo album ‘The Phantom Agony’ del 2003, con il batterista, Ariën van Weesenbeek, che ci dà un saggio di tutta la sua bravura; ma non sono certo da meno Isaac Delahaye e Rob Van Der Loo, rispettivamente chitarra solista e basso (non mi ripeto, ma si il mio preferito è lui), tutti entusiasti interpreti e protagonisti di questo live davvero ben riuscito e che non ha certo deluso le aspettative dei fan accorsi questa sera al Fabrique. Conclusione epica, e scusate il gioco di parole voluto, con “Consign To Oblivion”, una fine che non potrebbe essere più incredibile.
Gli Epica hanno sfruttato appieno il tempo a loro disposizione regalandoci una performance potente e saranno sicuramente accolti di nuovo a braccia aperte dai propri fan nella loro prossima calata italica che speriamo non tardi molto, visto l’affetto e il calore ricevuto questa sera ce lo devono un altro show a stretto giro come unici headliner. Tra gli Epica e l’Italia c’è un bel feeling e questo rapporto va mantenuto e coltivato, come il migliore dei rapporti di coppia di lunga durata (ve l’ho detto che sono innamorata dopo questa sera no? Quindi un po’ di romanticismo mi è concesso). Questa sera abbiamo visto una band notevole, finalmente matura, che è riuscita ad imporsi con sempre maggiore riscontro nel panorama del metal melodico dove era difficile prendere posto tra quei due o tre nomi sempre citati come protagonisti indiscussi della scena. Gli Epica non sono per tutti. Non sono per me, ad esempio, non rientrano certo nei miei ascolti. Il loro sound è troppo pomposo ed artefatto per piacere a chi come me adora una maggiore immediatezza e durezza, ma vi garantisco che dal vivo la band olandese suona bene come poche altre del genere, ed è per questo che son qui e posso dirvi che sono pienamente soddisfatta di aver passato la domenica sera tra queste mura immersa in queste sonorità.
Bravi davvero, ma non c’era dubbi sarebbe stato così.
APOCALYPTICA

Altro rapidissimo cambio set ed è ora il momento degli altri headliner della serata, gli Apocalyptica, che hanno pubblicato il loro ultimo album ‘Cell-O’ nel 2020, ma non hanno potuto andare in tour con questa uscita a causa dei motivi ben noti a tutti noi purtroppo. Pertanto, i finlandesi colgono finalmente l’occasione oggi facendoci sentire live qualche canzone da questo lavoro e iniziano subito con l’ambientazione postapocalyptica di “Ashes of the Modern World”, immersa in luci rosse e suoni di sirene in lontananza a fare capolino.
Che il metal, suonato con i violoncelli, trovi popolarità è dimostrato dal locale ora gremito. Con “Grace”, dell’album ‘Worlds Collide’ del 2007, la scena assume un colore blu e arancione e sui videowall osserviamo da vicino questi strumenti suonati con tanta maestria.
Due pezzi dal relativamente recente ultimo loro disco, “Rise” e “En Route to Mayhem”, vengono accolti con un flebile entusiasmo dai fan, a confermare il fatto che alla domanda posta da Eicca Toppinen “Quanti di voi hanno ascoltato il nostro ultimo album?” le mani alzate siano state gran poche, ma la reazione dei nostri è allegra e divertita, sanno benissimo dove sta la chiave del loro successo.
La maggior parte delle canzoni degli Apocalyptica sono strumentali, lo sappiamo bene, ma dal vivo si avvalgono di un batterista e di un cantante. Con Frankie Perez la band ha un vecchio amico con sè in tour e quindi “I’m Not Jesus” e “I Don’t Care” diventano brani cantati per i fan, come anche “Not Strong Enough”, in cui Frankie ci mostra tutti i diversi colori della sua voce, uno spettro che oscilla tra forte sensibilità e potente fragilità, davvero un frontman carismatico che ben si inserisce nel contesto del terzetto d’archi.

Mentre i 3 virtuosi smettono di correre da una parte all’altra del palco, come avessero le mani vuote e non impugnassero degli strumenti di notevoli dimensioni per altro, e finalmente si siedono un attimo, ecco ritornare sul palco Simone Simons, fasciata da un abito da sera di paillettes nere che la fa apparire ancora più bella, per eseguire la ballata “Rise”, una canzone evocativamente speranzosa.
E che Perez sia un ottimo interprete è dimostrato nuovamente durante “Shadowmaker” quando con la sua bellissima voce emoziona davvero anche ad un primo ascolto, come nel mio caso.
Quando la band accenna “Killing in the Name” dai Rage Against The Machine non c’è modo di fermarli e con loro il pubblico che si scatena a ruota.
Poi è il turno di “I Don’t Care” con i suoi silenzi e le rotture controllate al millesimo di secondo che ci fanno vivere un momento di rara intensità.
Essendo nati come cover band di Metallica e Sepultura, reinterpretando le loro canzoni in versione classica con i loro violoncelli manco a dirlo, non potevano certo mancare nella setlist di questa sera due di queste canzoni: “Nothing Else Matters” che ha decretato il successo della formazione finlandese nel lontano 1996 e “Seek and Destroy”, cantate in coro dal pubblico.

Personalmente ho apprezzato ancor di più “Inquisition Symphony”, cover dei Sepultura, ma c’è davvero bisogno ve lo dico? Non credo proprio. Comunque sia, questa loro reinterpretazione è l’ennesima dimostrazione delle loro eccelse oltre che indubbie capacità tecniche: le note girano e scorrono a un ritmo talmente frenetico che sembra stiano per prendere fuoco gli archi di quei violoncelli, con un Perttu Kivilaakso che finisce sdraiato con il suo strumento sopra, sfinito, e Paavo Lötjönen nonché Mikko Sirénin dietro le pelli in un bagno di sudore. Prova fisica notevole dei nostri, non solo musicale direi. Davvero interpreti magistrali di una evidente passione per la rivisitazione in chiave classicamente metal di vere e proprie pietre miliari del genere.
In chiusura l’emotivamente toccante “Farewell” dall’omonimo album del 2005 e poi, usando le loro parole, visto che sono “bastardi classici, che suonano musica classica con strumenti classici” suoneranno, per chiudere questo concerto, “In the Hall of the Mountain King”, cover di Edvard Grieg, dove infileranno una piccola intro dell’inno di Mameli, degna conclusione di una serata all’insegna del metal classic, o di classic metal, che dir si voglia.
Un fragoroso e meritato applauso accompagna la loro uscita dal palco, non prima di raccomandarci di “Take Care of Your Self, of Each Other” e soprattutto “Love Your Self”.
Il pacchetto ‘-ca’ funziona, eccome. Apocalyptica ed Epica sono una potente combinazione e attirano con la loro musica una fanbase simile e il Fabrique di Milano quasi colmo lo ha dimostrato chiaramente stasera. Sono due formazioni che in Italia hanno registrato sempre sold out e hanno pensato bene di unirsi e suddividersi il palco per questo tour che difficilmente gli amanti del metal sinfonico dimenticheranno.
See you soon, ce lo promettono.
Clicca qui per vedere le foto di Apocalyptica + Epica in concerto a Milano o sfoglia la gallery qui sotto
APOCALYPTICA – la scaletta del concerto di Milano
Ashes of the Modern World
Grace
I’m Not Jesus
Not Strong Enough
Rise
En Route to Mayhem
Nothing Else Matters (Metallica cover)
Inquisition Symphony (Sepultura cover)
Shadowmaker
I Don’t Care
Seek & Destroy (Metallica cover)
Farewell
In the Hall of the Mountain King (Edvard Grieg cover)
EPICA – la scaletta del concerto di Milano
Abyss of Time – Countdown to Singularity
The Essence of Silence
Victims of Contingency
Unleashed
The Final Lullaby
Fools of Damnation
The Skeleton Key
Rivers
Code of Life
Cry for the Moon
Beyond the Matrix
Consign to Oblivion
