E siamo a ventisette. La macchina infernale. La macchina vitale. Senza sosta. Nessuna pausa. I Fall e i loro, ennesimo, album, “Imperial Wax Solvent”. La storia che si ripete. I Fall di sempre. I Fall nella stessa immagine consumata di Mark E. Smith. I paladini dell’underground. I paladini del post-punk. E allora, ad un anno di distanza dal precedente, ottimo, “Reformation Post TLC”, riecco i Fall con il loro ventisettesimo album.
“Imperial Wax Solvent”, dodici tracce, quarantasette minuti. L’ennesimo cambio di line-up (rimangono il bassista e la tastierista, nonché la moglie del leader). Sullo sfondo c’è il progetto parallelo di Mr. Smith, i Von Südenfed (Mouse On Mars e Fall), perché il gusto electro-pop ritorna inesorabilmente anche nel nuovo lavoro discografico della band anglosassone (“Taurig” e “Can Can Summer”). “Imperial Wax Solvent”, produce Grant Showbiz (già nei capolavori storici della band, quali “Dragnet” e “Grotesque”). “Imperial Wax Solvent”, il solito parlato di Mark E. Smith sopra il ritmo felpato dei Fall, costantemente lo-fi, sempre sperimentatori (nell’intruglio frammentario e disarticolato di “50 Years Old Man”).
“Imperial Wax Solvent”, i Fall e la discografia che si allunga. Il ventisettesimo album. Nulla di trascendentale. Solo i Fall e Mark E. Smith.