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La playlist delle colonne sonore immaginarie | settimana 3 

Una nuova settimana di film e colonne sonore immaginarie, dove film underground o meno, sconosciuti o meno, si accompagnano alle nuove uscite discografiche della scena indipendente. Oggi siamo passati dai drammi silenziosi di Joanna Hogg (che possiamo dire abbia scoperto Tom Hiddleston prima di Kenneth Branagh) alle follie di un film indie del 2008, per il neo-realismo italiano di “Riso Amaro”, per il cantautorato pop di Elias al menestrello psichedelico Milo Scaglioni. Buona settimana di film! 

UNRELATED con “Spiagge Bianche” di Elias

Si torna a scavare nel cinema indipendente, in quei titoli che probabilmente si sono persi sul fondo dei vostri film salvati su Netflix e simili. Qualche anno fa, quando Tom Hiddleston non era la crush di noi tutti, era uscito un “Unrelated”, diretto da Joanna Hogg, regista dell’underground britannico il cui nome poi è rimbalzato parecchio. Racconto di un’estate malinconica, fatta di sguardi, malinconie e porte lasciate aperte. In questo film, fatto di silenzi, esiste una relazione mai mostrata, in una bellissima casa in Toscana dove Anna ha deciso di sparire per un po’. E di una storia estiva, di quelle dolore e vuote, sembra parlare anche “Spiagge bianche”; ultima fatica fatta di elettronica, cantautorato, autotune e traumi pregressi, con la firma di Elias, songwriter di stanza a Milano che non vi sarà facile dimenticare dopo questa associazione. Si tratta di un brano che, dai suoni alle parole, guarda indietro, attraverso un racconto di un luogo ideale che risiede dentro ogni animo malinconico, e una sonorità eighties ma moderna al tempo stesso nelle ritmiche e nei colori. Un piccolo viaggio in stile Elias, all’indietro, ma senza voltarsi completamente. Un brano dedicato agli ultimi romantici che ballano sulle canzoni tristi.

ESPIAZIONE con “Un fine più grande” di Kublai

Nel 2007 era uscito un film di Joe Wright, di quelli che hanno segnato non solo la storia del cinema mainstream, ma anche la carriera di due attori quali Keira Knightley, prima conosciuta come la ragazzina di Pirati Dei Caraibi e James McAvoy, nome che rimbalzava nell’underground televisivo e teatrale. “Espiazione” narra la storia di due amanti separati da circostanze, la guerra e una terribile bugia che verrà espiata e mantenuta per tutta la vita. Il tutto accompagnato da squisiti dettagli quali una mano che sfiora la superficie dell’acqua di una fontana, un vestito verde, un campo di papaveri. E di quest’estate fatta di espiazioni e sentimenti sussurrati, sembra immergersi anche “Un fine più grande”, il nuovo singolo di Kublai:cantautore che unisce alternative rock, elettronica e parole nel racconto di un rapporto che si tronca sulle scale di una residenza estiva, o così ci piace pensare. Kublai descrive così l’inizio musicale e ufficiale dell’estate e la soluzione finale alla malinconia: ci troviamo in un sogno, è estate, la spiaggia non può essere lontana. Quando arriviamo, il mare è una distesa di inchiostro: scrivere è l’unico modo per non annegare

MON ROI con “Un attimo così” di Pietro Gandetto

Andiamo in Francia, e fermiamoci davanti ad uno di quei film dove ci sono un sacco di parole, litigate e sesso sullo sfondo di una Parigi che poi quando ci andiamo davvero, non sembra mai così. “Mon Roi”, pellicola del 2015 con un superbo Vincent Cassel, racconta la storia di una relazione tossica, di due amanti che si ritrovano e scontrano continuamente, che provano a incastrarsi una forma stabile, una famiglia con una casa e tutte quelle regole che poi diventano routine, senza farcela mai. Un bellissimo film che fu abbastanza sottovalutato quando uscì, durante un inverno di quelli freddissimi. A questo film ci accompagnamo il nuovo singolo di Pietro Gandetto, cantautore di Alessandria ma con casa a Milano che racconta un “Un attimo così”, un attimo bellissimo in mezzo alle litigate, un attimo che funziona, in un mezzo a una relazione che non funziona. Un nuovo capitolo di nostalgia pop che ci avvicina alla pubblicazione di un nuovo disco. Pietro Gandetto continua così ad esplorare le relazioni umane e la loro inconsistenza contemporanea.

RISO AMARO con “Locked in a circle” di Milo Scaglioni

C’è stato un periodo, quello degli anni Cinquanta in Italia, dove si riuscivano a raccontare drammi incredibili senza risultare a tutti i costi melodrammatici, con il giusto equilibrio di disperazione e musica, mangiate e affamate, un eterno loop dove tutto funzionava alla perfezione: e non a caso i film di quel tempo hanno segnato la storia, e non solo italiana del cinema. Ritroviamo questo equilibrio perfetto nell’esemplare Riso Amarocon una indimenticabile Silvana Mangano, il suo sguardo languido, Vittorio Gassman con il suo austero e furbo splendore, e tutta quella consapevolezza che dalla miseria non si potrà mai uscire veramente, al massimo ci si potrà ballare sopra. E con un accostamento un po’ audace, oggi ritroviamo “Locked in a circle” di Milo Scaglioni, un brano dove quest’equilibrio dolce-amaro di cantautorato psichedelico vive più che mai: “Locked in a circle” è un brano che, pur mantenendo l’inevitabile matrice britannica che già conoscevamo, in parte abbandona l’oscurità e la nostalgia psichedelica in cui ci aveva fatto condotto Milo Scaglioni, concedendoci qui un nuovo loop musicale che esplora sentimenti quali lo smarrimento di fronte all’amore, e la paura di perderlo, e descrive la gabbia quotidiana in cui ci rinchiudiamo, lasciandoci con un messaggio tuttavia positivo: “out of the circle/ made your escape/make it better every day”, come quello di chi balla sulla miseria degli anni Cinquanta. 

NICK & NORAH con “Nostalgia” di Moonari

Che bel periodo quello dei film indie, dove coesistevano musica simil Arctic Monkeys, localini underground, e storie d’amore intensissime che duravano una notte sola. “Nick & Norah, tutto accadde in una notte”, uscito nel 2008, era stato uno di quei film. Due ragazzi, lui un inevitabile nerd sfigato con una macchina gialla che tutti scambiano per un taxi, lei una bella ragazza ma non la più bella del gruppo, entrambi alla ricerca di un concerto segreto in giro per New York. All’epoca, in quegli anni lontani post periodo d’oro degli Strokes e degli Yeah Yeah Yeahs, e nell’epoca in cui stava iniziando la wave britannica, “Nick & Norah” fu un piccolo cult a cui associamo volentieri il brano “Nostalgiadi Moonari. Uno di quei brani serrati e tristi, che si ballano con l’amaro in bocca, che raccontano di un amore finito, nostalgico e lontano, ma bellissimo, magari uno di quelli come abbiamo visto vivere Nick e Norah, sullo sfondo di macchinate e concerti notturni. Un brano che emerge dall’underground romano e che è implicitamente dedicato a tutti quelli che si sono sentiti fuori luogo in una Roma troppo grande, a chi ha visto sbiadire la propria Silvia e a chi risolve tutto con le fughe al mare. 

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