Le “bugie bianche” sono tornate, stavolta con un tour italiano in due tappe (Roma e Milano) per la promozione di “Friends”, l’ultima fatica discografica uscita lo scorso 7 ottobre.
“Friends” arriva a tre anni di distanza da “Big TV”, e mette nuovamente in luce l’evoluzione sonora della band londinese.
Dall’indie rock di nicchia degli albori, la crescita intrapresa da Harry McVeigh e soci ha portato i White Lies alla realizzazione di un altro disco fortemente influenzato dall’elettronica: l’impressione è quella che a cantare sia Tom Smith degli Editors su di un tappeto melodico realizzato in compagnia degli Interpol.
Un risultato interessante oltre che accattivante, e ne è la riprova la risposta del pubblico durante il concerto presso l’Orion Live Club.
La serata inizia presto con un trio in apertura aggiunto forse all’ultimo momento.
Mea culpa, non comprendo il nome del gruppo composto da una ragazza accompagnata da due chitarre e che presenta suoni pop campionati: cominciano poco prima delle 21 ma la scontatezza dei brani è pesante da sopportare nonostante l’entusiasmo evidente della cantante.
Mezz’oretta scarsa di live e il palco passa ai The Ramona Flowers, formazione a cinque proveniente da Bristol che toglie ben presto dalla memoria la parentesi pop di inizio serata a colpi di rock ed elettronica.
Musicalmente gradevoli, a non convincere in pieno forse è la vocalità poco incisiva del frontman, Steve Birds, che assieme al resto della band propone pezzi tratti da “Part Time Spies”, il loro secondo album.
I rimandi anni ’80 e la presenza scenica impattante e coinvolgente del gruppo riscaldano l’atmosfera per tre quarti d’ora, conquistando i presenti a pieni voti e lasciando un segno positivo.
Si dice che «l’attesa del piacere è essa stessa piacere», ma la realtà è che all’interno del locale la temperatura si alza, comincia a mancare l’aria e la voglia di vedere i White Lies è molta.
Finalmente alle 22.30 su di un palco a tinte sature fanno il loro ingresso Harry McVeigh (voce e chitarra), Charles Cave (basso) e Jack Lawrence-Brown (batteria). Con loro anche Tommy Bowen, il quarto elemento che li accompagna solo nei tour suonando live le tastiere.
I primi tre brani arrivano uno dopo l’altro senza sosta: ‘Take it out on me’, ‘You still love him’ e ‘To lose my life’.
L’invadenza dei fumogeni unita a luci viola, rosse e blu contribuiranno per tutta la durata del concerto a rendere annebbiata la vista rendendo difficoltosa la visuale d’insieme sul palco, ma questo poco importa: per tutta la durata del live (14 brani più 3 encore) il pubblico è una massa uniforme di persone che cantano, ballano e alzano le mani.
La scaletta è sapientemente pensata per spingere l’ultimo disco senza scordare i brani che hanno reso famosa la band – ed è così che si incastrano una dopo l’altra ‘Hold back your love’, ‘Don’t want to feel it all’, ‘Is my life enough’.
Si canta d’amore, di storie tristi, ricordi, rimpianti e promesse.
Lo si fa con la leggerezza di un sound semplice che i synth e le tastiere rendono malinconico e cupo ma mai impegnativo: che sia questa la giusta chiave per essere tormentati e al contempo romantici?
Pare proprio di sì.
WHITE LIES – scaletta concerto Roma
Take It Out on Me
There Goes Our Love Again
To Lose My Life
Hold Back Your Love
Unfinished Business
The Price of Love
Farewell to the Fairground
Morning in LA
Is My Love Enough
E.S.T.
Getting Even
Streetlights
Don’t Want to Feel It All
Death
– – – – – –
Big TV
Come On
Bigger Than Us