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Reportage Live

Nel tennis non si pareggia. La lezione dei SOFI TUKKER in concerto a Milano

Il duo americano ci insegna come fare buon uso del tempo in tempi di fast fashion. Foto e reportage del live al Fabrique del 21 settembre

Articolo di Marzia Picciano | Foto di Roberto Finizio

Se c’è qualcosa che la settimana della moda di Milano, o Milano Fashion Week come la si vuole chiamare per essere più internazionali, insegna, è il valore del tempo, inteso come discriminante fondamentale nella realizzazione di un’opera eccezionale o di una grandissima Corazzata Potemkin. Non sto parlando del tempo perso in attesa di taxi che da martedì fino a domenica non vedrete, no quello no. Mi riferisco alla collocazione o all’opportunità di un evento, di un’azione, in un determinato frangente, in uno schema di gioco, o una performance, e la sua estensione ed intensità. Parlo di un concetto più “einsteiniano” del tempo che direte, cosa c’entra con (l’unica data italiana) live dei Sofi Tukker di ieri, 21 settembre 2022, al Fabrique?

C’entra parecchio. Prima di tutto, il giovanissimo e istrionico duo newyorkese trapiantato in Florida formato dalla tedesca (solo per nascita) Sophie Hawley-Welde e Tucker Halpern, calzano a pennello nello scenario della Fashion Week milanese: un progetto artistico elettro-dance nato tra le mura della Brown University che con fare scanzonato contamina di bossanova, quella di Sophie, una house spaccona 00s, passando per una elettronica più raffinata e rimandi continui al sound brasiliano. Autoironici per antonomasia, a partire dal nome di battaglia, ma state sicuri che si prendono sul serissimo quando si esibiscono.

In breve, il duo perfetto che chiameresti a esibirsi nella settimana più cool dell’anno (nell’Upper East Side, magari non nella più defilata Via Mecenate). Con me un pubblico, non eccezionalmente numeroso, ma motivatissimo, di fronte a un palco montato ad hoc per immergerci nell’immaginario tennista di una Wimbledon al sapore di acidi dell’ultimo album, Wet Tennis, che i Sofi Tukker stanno appunto promuovendo nel loro tour europeo: casse e pedane che si illuminano come in una sala giochi si alternano a tamburi riempiti di palline davanti a un tabellone touch che segna i punti di Sofi contro Tukker, ma che in un attimo potrebbe benissimo trasformarsi nel supercomputer GRTA di Maniac.

Bon’s Dance Shop (foto di Roberto Finizio)

Su questo set delle meraviglie, dove tutto è esattamente quello che non è, volteggiano da un lato all’altro Sophie e Tucker, accompagnati da un altro duo, i ballerini brasiliani Bob’s Dance Shop, veri e propri easter egg dell’esibizione muniti di outfit coordinati e tutine fosforescenti da court che io, ipnotizzata, seguo senza contestare, vergognandomi per la mia mise maglietta e jeans da Caterina Va In Città versione oltre Po (scelta davvero coraggiosa anche solo per mettere i piedi fuori casa durante la Fashion Week).

Dopo un primo momento di coreografie e macarene del duo di ballerini brasiliani, il concerto inizia con la prima triade di pezzi (dopo Interlude, la dance house più sparata Energia, la groovy Best Friend e la più attuale chetfakeriana Original Sin) ed è subito chiaro dove questo gruppo di fricchettoni vuole portarci. C’è qualcosa di incredibilmente onirico e ipnotico nei Sofi Tukker, che non nasconde l’esasperata attenzione con cui il duo ha costruito il suo show. Siamo in un universo parallelo che inizia come un accattivante Sunday Funday in cui abbiamo tanta voglia di fare danni nella sessione che ha mixato Sun Came Up Emergency e Fuck They e si conclude in una deep house più piaciona come quella di House Arrest e Batshit.

I Sofi Tukker ci lanciano in momenti di fast e slow motion in cui saltiamo e ci dimeniamo, facciamo eye contact e poi andiamo via, alternandoci tra testi in inglese e portoghese su drum and bass che vanno sempre avanti come nella accativantissima Swing. La sensazione di essere a metà tra una pubblicità Algida in loop e un video di Martin Solveig è fortissima, soprattutto quando Sophie, magnetica nel suo look Solero, prende il basso su Summer in New York o balla scatenata in Wet Tennis.

Sofi Tukker al Fabrique di Milano (foto di Roberto Finizio)

Quindi torniamo al tempo. Perchè quello a cui ho assistito è stato troppo breve. La scaletta si è snocciolata come punti in un match di un solo set e pochi scamvi, e io volevo, dagli spalti, continuare a essere intrattenuta.

E nonostante Sophie e Tucker siano stati perfetti nell’intrattenere e dialogare con il pubblico, dopo che con Larry Bird siamo andati tutti a Rio De Janeiro e ci siamo chiusi in un fumoso scantinato a ballare Purple Hat, concludere immediatamente nell’encore con Drinkee, per quanto allungando la solfa, ha lasciato un po’ di amaro in bocca, come se la sbronza fosse finita troppo presto o il match andato in pareggio: ora davvero devo tornare a casa?

Sappiamo bene, invece, che nel tennis non si finisce mai una partita pari, anzi. In un game, a 40 e 40, devi fare ben due punti in più del tuo avversario per vincerlo. Stesso principio per capire quanti set ti servono per vincere un match.

Le partite si possono interrompere, e si continua il giorno dopo. Ma non si lascia senza vincitori il campo, il tempo non è determinante, è parte dell’esibizione stessa.

I Sofi Tukker pure dedicando il loro ultimo lavoro allo sport non democratico per eccellenza (anche se Tucker ha infilato una canotta dei Boston Celtics in onore del suo passato interrotto di cestista, hanno voluto pareggiare, ma avrebbero potuto tranquillamente vincere, o comunque giocare a tennis tutta la notte con un pubblico che era pronto a saltare per loro, pur scontando l’effetto di vuoto dello spazio non riempito del Fabrique. La partità è durata una catwalk, purtroppo per me che ne volevo un po’ di più, ed è un tale peccato. Anche perchè il tennis non è per tutti (per le masse c’è il padel, infatti), così come non lo è la Fashion Week e non lo sono i Sofi Tukker, e a volte, davvero, è solo una questione di tempo.

Clicca qui per vedere le foto di Sofi Tukker in concerto al Fabrique di Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)

Sofi Tukker

SOFI TUKKER: la scaletta del concerto di Milano

Intro- Energia

Best Friend

Original Sin

Kakee

Awoo

Summer in NY

Sun Came Up/Emergency/ Fuck

Forgive Me

What a Wonderful World

Wet Tennis

House Arrest – Larry Bird – Swing – Batshit

Purple Hat

Drinkee

Written By

Dall’Adriatico centrale (quello forte e gentile), trapiantata a Milano passando per anni di casa spirituale, a Roma. Di giorno mi occupo di relazioni e istituzioni, la sera dormo poco, nel frattempo ascolto un sacco di musica. Da fan scatenata della trasparenza a tutti i costi, ho accettato da tempo il fatto di essere prolissa, chiacchierona e soprattutto una pessima interprete della sintassi italiana. Se potessi sposerei Bill Murray.

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