Dopo la data zero al Teatro Sociale di Mantova, arriva al Teatro degli Arcimboldi di Milano, Samuele Bersani per il tour Indoor 2024 con Orchestra, il cui cartellone ha visto, fin dai primi giorni di vendita biglietti, un fioccare veloce di sold out lungo tutto lo stivale.
È un cielo azzurro tregua quello che sovrasta la zona di Bicocca, tregua seppur temporanea da giorni di pioggia, che rende ancora più allegro l’affrettarsi verso il teatro da parte di fan di tutte le età. Una volta dentro tuttavia, nessun indizio per gli spettatori che lentamente popolano la venue. Il pesante sipario è chiuso e le musiche in sottofondo che riportano agli anni ‘60/’70, diventano sempre più impercettibili, perché sovrastate dal chiacchierare festoso di chi si gode l’attesa.
Puntuale, una manciata di minuti dopo le 21.00, la scena si svela: il nostro ospite, in abiti scuri illuminati dal volto di Monica Vitti incorniciato nella maglietta, ci attende, insieme agli oltre venti artisti e maestri che con lui condividono il palco: i componenti dell’Ensemble Symphony Orchestra, diretta dal Maestro Giacomo Loprieno, uniti alla band che abitualmente accompagna l’artista riminese. Lo vediamo in piedi, davanti al leggio, i musicisti immersi in luci verdi. Un cono bianco porta la nostra attenzione sulla sinistra, verso il pianoforte che, con le note de Il mostro dà il via alla serata tra gli applausi del pubblico.
Una serata che di fatto è un viaggio sonoro, in cui una delle protagoniste principali è l’emozione, quel genere di emozione che allarga il cuore e fa respirare a pieni polmoni, l’emozione data dalle canzoni, o meglio dalle poesie di Samuele, riviste e impreziosite da sapienti arrangiamenti sinfonici che donano loro un diverso respiro e forniscono, a chi le ascolta, un differente accesso per immergersi in quei vissuti, in quel cantato. Nessuna scenografia, nessun video a fondo palco: solo parole, musica e bellezza.
Ma non solo emozione. Anche tanta simpatia, quella di Bersani, che ci intrattiene e racconta con ironia episodi di vita vissuta, i suoi primi album, i momenti con Lucio Dalla, il tutto con estrema naturalezza e confidenza di chi si sta rivolgendo ad amici.
E l’amore. L’ amore di un pubblico attento e devoto, ricambiato da un artista che non dà nulla per scontato.
Voi che venite ad ascoltare me, trovate in me qualcosa che vi assomiglia. Io guardando voi che venite ad ascoltare me penso: “Madonna che matti”! Anche voi avete qualcosa che assomiglia a me. È molto bello!
E non ultima la gratitudine dell’artista non solo verso il pubblico, ma anche verso le persone che hanno creduto in lui, che lo hanno capito e supportato nei suoi progetti. Cita tutti, uno per uno, compresa la città di Milano – Da qui è partito tutto!
Ma torniamo alle canzoni. Un vero e proprio saliscendi di ritmi. Dopo un inizio dai toni profondi, l’armonica a bocca, unita al banjo, violini e violoncelli, portano il pubblico ad un naturale battere di mani che accompagna Occhiali rotti. La resa, una vivace marcetta a cadenzare un racconto che di leggero non ha nulla, ed è proprio nel contrasto che la riflessione diventa ancora più vivida.
Dai toni folk si passa al trasporto totale e all’abbraccio di Spaccacuore, canzone che risulta completamente da respirare. Il pizzicar di corde che dà veste funky a Lo scrutatore non votante, attesa e cantata sommessamente da un pubblico partecipe e al contempo rispettoso, lascia spazio e ci porta verso quello che sento di definire dipinto: con gli occhi chiusi, guidata dai suoni, riesco a vedere la costa e le luci di Brindisi, fino a quando la strofa Pagherò, saremo liberi per sempre entra come un pugno nello stomaco: mi sto riferendo a Barcarolo albanese. Difficile eleggere un capolavoro tra i capolavori della serata, ma questo brano certamente è un buon candidato.
Con le canzoni, si susseguono anche gli avanti e indietro nel tempo all’interno di tre decadi. E con esse, le storie: le nostre, quelle dei protagonisti e quella di Samuele, che non è avaro di racconti, anzi! Ma sempre con quel suo modo non casuale di dire le cose o trasmettere dei messaggi. Considerazioni fatte partendo dal quotidiano, affrontate in maniera diretta e genuina, portano sempre ad una riflessione, un invito positivo. Il tutto con estremo garbo.
Sembrava una lucciola in mezzo a un blackout strofa di Harakiri ci fa brillare gli occhi per la resa estatica, mentre sono solenni gli archi che ci portano dentro a Il tuo ricordo. E nonostante sul palco ci sia un’orchestra, le cui movenze sono, per forza di cose, limitate, bello cogliere i movimenti speculari del maestro, di schiena a Bersani, intenti il primo a dirigere il secondo a sentire la musica col proprio corpo. Sintonie e sincronie.
Coccodrilli sembra arrivare direttamente da paesi caraibici ed è talmente veloce che risulta impossibile da cantare da parte degli spettatori divertiti (Bersani invece, non ha il minimo problema!). Non può mancare Freak introdotto da note di bolero (e quale pezzo meglio di questo!) con tanto di esclamazione Oh! Non ce la facevo più a fare Freak in quel modo! per poi tornare ad abbandonarci nel sapore romantico di Replay.
C’è tutto in questo live e i fan più fedeli lo capiscono molto bene. Dopo Una delirante poesia carica di ossigeno, c’è spazio per il disagio:
Ho un merito: sono stato in anticipo il cantore del disagio. Oggi non esce un brano che non parli di questo. Trovo che il campo si sia un po’ ristretto rispetto agli anni ‘70. All’epoca gli artisti spaziavano con la fantasia, il cinema poteva essere paragonato alla musica dei grandi cantautori italiani. Adesso la tematica generale porta verso il disagio. Rimane il fatto che io canzoni sul disagio ne ho scritte veramente molte!!!
Questa la premessa per Psyco e Giudizi universali: Per molti la canzone migliore che ho scritto. Ecco, quando mi dicono così, provo davvero disagio!
La ripresa è lasciata al passato, ma anche alle chicche: Braccio di ferro uscita nel ‘97, cantata nel primo tour e mai più eseguita e, come finale, va da sé, l’intramontabile Chicco e spillo che chiude la serata tra applausi e sorrisi e un arrivederci, da parte di alcuni, al 20 aprile, stesso posto, stessa ora!
Impresa ardua raccontare tutto quello cui abbiamo assistito. Ma la risposta che ogni volta Samuele riceve, a ogni uscita, a ogni tour, dimostra chiaramente che il suo pubblico (che conta tante nuove leve a giudicare da ieri sera!) sa che bisogna esserci e di come sia importante nutrirsi di questa poesia e di questa bellezza, oltre che di simpatia e modi eleganti.
Pochi artisti sanno toccarti l’anima, far riflettere e darti al contempo leggerezza e giusto senso delle cose. Samuele Bersani di certo lo sa fare molto bene.
SAMUELE BERSANI – La scaletta del concerto al Teatro degli Arcimboldi di Milano (2 Aprile)
Il mostro
Come due somari
Occhiali rotti
Spaccacuore
Lo scrutatore non votante
Barcarolo albanese
Harakiri
Il tuo ricordo
En e Xanax
Cattiva
Coccodrilli
Freak
Replay
Una delirante poesia
Ferragosto
Psyco
Giudizi universali
Il pescatore di asterischi
Chiedimi se sono felice
Braccio di Ferro
Chicco e Spillo