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Reportage Live

Rock in Riot: La seconda giornata del festival di Martinengo (BG)

Foto di Andrea Ripamonti | Articolo di Giulio Taminelli

Eccoci con la seconda giornata del Rock In Riot.
Se la Line Up del venerdì era concentrata sul modo Hardcore, quella del sabato andrà a toccare vette altissime di Street Punk, anche se con qualche punta di Hardcore, metal e addirittura rock classico.
Cinque Band sul palco, ovvero Miners, Infall, Requiem for Paola P., Plakkaggio e Insanity Allert, per un concerto che promette grandi emozioni, pogo e fiumi di birra.

Miners

A dare il via a questa seconda serata di concerti ci pensano i Miners, gruppo Street Punk locale che fa del territorio e della condizione operaia i punti cardine dei propri testi.
In cuffia risultano sgraziati, diretti e senza velleità da band ricercata, cosa che di fatto li inserisce totalmente nel contesto “Oi!”  e mi fa assolutamente ben sperare per l’esibizione live.
L’inizio è quanto di più classico ci si possa aspettare da un gruppo punk. Giri di chitarra in powerchords semplici e orecchiabili con batteria e basso rapidi e “quadrati”.

Miners in concerto al Rock In Riot di Martinengo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it


A spiccare, sia per presenza scenica sia per voglia di dialogare, è  Albe, corpulento ed energico frontman della formazione.
Probabilmente aiutati dal canto in italiano, sicuramente spinti da un genere come l’Oi che punta molto sul ritmo, i Miners riescono durante il corso della loro breve quanto intensa esibizione a far muovere la testa anche agli avventori più casual.
Un problema alla chitarra durante l’esecuzione del brano La Strada costringe il gruppo a suonare per quasi tre minuti senza supporto delle sei corde e, esattamente come nelle grandi storie musicali, i rimanenti tre componenti non solo completano la canzone, ma ne approfittano anche per lanciare qualche sfottò al povero chitarrista.

Miners in concerto al Rock In Riot di Martinengo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Non mi soffermerò più a lungo su questo combo poiché siamo solo ad inizio articolo, ma tengo a dire che è questo ciò che voglio vedere sul palco.
Voglia di dar spettacolo, di divertirsi con il pubblico e di portare avanti l’esibizione a prescindere dai problemi e dagli errori.
Vi assicuro che, a voler essere pignoli, potremmo star qui minuti interi a scavare in cerca di piccoli errori d’esecuzione o imprecisioni, ma la cosa importante sul palco è intrattenere sempre, comunque e ad ogni costo. Grandi Miners! Nonostante la vostra musica non rientri nei miei generi preferiti, non vedo l’ora di potervi riascoltare dal vivo.

Infall

Novaresi di origine ed emersi dal miasma del metal nostrano grazie a Nitecomes, EP di assoluto valore musicale, gli Infall sono una band Math-Core ormai nota al pubblico di appassionati per la meticolosità compositiva dei loro pezzi (sempre più sperimentali anno dopo anno) e per l’evidente volontà di non produrre pezzi fini a se stessi, preferendo invece inserirvi storie o ideali.
A questo Rock in Riot arrivano dopo sei mesi dalla pubblicazione di Far, opera di pregio nel panorama Math e Hardcore nostrano e internazionale.

Infall in concerto al Rock In Riot di Martinengo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Una sorta di muro sonoro misto ad una buona dose di teatralità e gli Infall sono sul palco.
“Non è hardcore, non è metal, accettateci per quello che siamo e avvicinatevi a questo ca##o di palco”.
Queste le parole dirette al pubblico da Alessio Santagata, il cantante della band di cui ho particolarmente apprezzato la costanza con cui seguitava a saltare e a far roteare il microfono.
Se in molti gruppi si riconoscono gli strumenti su cui si basa la costruzione sonora live, questa band dimostra un equilibrio unico in quanto a sonorità, con Frollo alla batteria, Cisco al basso e Miky alla chitarra che collaborano come in una sorta di continuo brainstorming per permettere ad Alessio di finalizzare con la propria voce.
Non ho cominciato per caso l’elenco dei componenti partendo dalla batteria, poiché questa è quella che mi ha colpito maggiormente. Lo ammetto: sono sempre stato affascinato dai ritmi grindcore, però devo dire di essermi sorpreso più volte nel seguire mentalmente la progressione ai tamburi di certi pezzi, per via di un certo non so che di “tribale” nelle percussioni.

Infall in concerto al Rock In Riot di Martinengo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it


L’esecuzione, di per sè, ha rispettato in linea di massima quelle che sono le sonorità degli Infall in cuffia, ma consiglio la visione live a tutti gli amanti del metal estremo sperimentale per via della presenza scenica generale della band, vera svolta nell’interpretazione di certi brani particolarmente criptici e, soprattutto, per via della spigliatezza dimostrata nella presentazione delle canzoni e per la gestione dei tempi morti, vero grande valore aggiunto di ogni esibizione musicale a prescindere dal genere.

Requiem for Paola P.

Nome ormai celebre del panorama rock nord italiano, anche i Requiem for Paola P. arrivano, esattamente come gli Infall, a circa sei mesi di distanza dall’ultimo disco. Ho Vissuto Confusione, quarto album della formazione, porta all’orecchio dell’ascoltatore sonorità mutuate dal rock e dal punk decisamente mature rispetto agli esordi del 2008. Non avendo ancora avuto la possibilità di sentirli dal vivo nell’ultimo anno solare, la domanda che mi sono posto nei giorni antecedenti il concerto è stata: “riusciranno i nostri eroi a riproporre nella dimensione live le sonorità e le sensazioni racchiuse nell’ultimo LP?

Requiem For Paola P. in concerto al Rock In Riot di Martinengo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Proprio sul primo pezzo, la pioggia comincia a scendere copiosa sul pubblico, ma… ragazzi, quanto pestano i Requiem for Paola P.!!!
Altro che riuscire a reggere i ritmi del disco, questi picchiano come se non ci fosse un domani.
La pioggia aumenta d’intensità sino a costringere gli addetti ai lavori ad indossare le cerate ma, esattamente come deve essere, un gruppo MERAVIGLIOSO di fan decide di sfidare il maltempo posizionandosi sottopalco.
Ovviamente li seguo, anche perché il mio compito è quello di raccontare quello che vede il pubblico e, con il senno di poi, non credo che avrei potuto fare scelta migliore.

Un concerto stupendo, con il cantante che spingeva come un pazzo mentre la folla creatasi pogava e saltava nelle pozzanghere.
Mi scuso se questo reportage non sarà all’altezza della situazione, ma non ho potuto fare a meno di lanciarmi anche io nel pogo e godermi ciò che stava accadendo, perdendo un po’ di vista la mia posizione reporter. Proverò comunque a dare un parere.
Da un punto di vista tecnico, posso dire con certezza che la versione live dei Requiem for Paola P. è decisamente più rock delle registrazioni, con una sezione ritmica particolarmente martellante e con un cantato molto più urlato sin quasi a toccare lo “sporcato”.

Requiem For Paola P. in concerto al Rock In Riot di Martinengo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it


Ottima la presenza scenica, con tutti i componenti del combo in costante movimento e ottimo il dialogo con il pubblico, vero punto focale della costruzione di concerto dei Requiem for Paola P.
Per concludere, non posso che consigliarne vivamente l’ascolto dal vivo… anche sotto la pioggia.


Plakkaggio

Italian New Wave Of Black Heavy Metal Oi! Cos’altro volete di più? I Plakkaggio sono un’icona della musica nazionale. Gente che, con la voglia di divertirsi, distrugge le barriere tra i generi senza mai dimenticarsi la causa Street Punk e i suoi argomenti.
Io proverò ad essere il più imparziale possibile, ma capitemi, adoro queste commistioni. Oltretutto va detto che Verso la Vetta, ultimo album della formazione uscito nel marzo dello scorso anno, è uno di quei lavori che merita un ascolto a prescindere dal gusto musicale del fruitore.
La pioggia da tregua e i Plakkaggio possono quindi cominciare a suonare.

La traccia scelta per inaugurare l’esibizione è Verso la Vetta, title track dell’ultimo album in cui convivono sonorità heavy e Oi (anche se il lato Heavy dal vivo prende nettamente il sopravvento).
Ricomincia a piovere, seppur debolmente, ma il pubblico (anzi, la folla, erano tantissimi) ha imparato la lezione: le occasioni si sfruttano. Parte il pogo, volano birre, su Colleferro si scatena il delirio, durante Missione Disagio addirittura il crowd surfing. Insomma, un capolavoro del disastro.

Plakkaggio in concerto al Rock In Riot di Martinengo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Dal lato tecnico, il collettivo, così si definiscono i Plakkaggio, per questo concerto si avvale di ben due bassi che creano parecchio spessore ritmico, al punto che ritengo quasi una fortuna che ai tamburi ci sia quel martello di Valerio perché, diversamente, sarebbe stata un’impresa anche solo sentire la cassa.
Le due chitarre invece giocano sui giri black e death metal (scimmiottando però di tanto in tanto gli Iron maiden), creando una vera e propria aura metal durante Ziggurat, pezzo in cui il pubblico si scatena in un circle pit di dimensioni considerevoli per la location.

Plakkaggio in concerto al Rock In Riot di Martinengo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Per quanto riguarda il comparto canoro, potenza punk e sporcato death si uniscono per creare una miscela tanto bizzarra quanto interessante.
Ho apprezzato particolarmente il voler presentare ogni singolo pezzo durante l’intera esibizione, cosa che è stata palesemente apprezzata da tutti i presenti.
Il finale è riservato alla rivisitazione del brano Gli Anni degli 883 in salsa Plakkaggio, dimostrando quanto questo combo possa spaziare con estrema semplicità tra una moltitudine pressoché sconfinata di generi.

So che in questa serata lo sto dicendo per qualsiasi gruppo, ma ne consiglio vivamente l’ascolto dal vivo anche solo per l’esperienza di poter fruire di più generi contemporaneamente.


Insanity Alert

Il ruolo di Headliner dell’ultima serata del Rock in Riot è affidato ad una band d’assoluta esperienza nell’ambito thrash e Hardcore. Gli Austriaci Insanity Alert, guidati dall’olandese Heavy Kevy, valicano le Alpi per piazzare gli amplificatori in quel di Martinengo. 
I tre album all’attivo, frutto di dodici anni ricchi di festival internazionali e collaborazioni di ogni sorta, in cuffia sono un concentrato di violenza, ebbrezza molesta e tanta voglia di fare del sano casino. La vera sfida dal vivo sarà quindi quella di tenere sul palco lo stesso ritmo incalzante delle registrazioni senza inficiare sulla qualità del concerto e, soprattutto, senza scoppiare a metà scaletta.

Fin dal primo secondo risulta chiaro chi, nel gruppo, ha in mano le redini del groove della band.

Insanity Alert in concerto al Rock In Riot di Martinengo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Heavy Kevy è un capolavoro vivente. Camicia Hawaiana, maschera di Michelangelo (la tartaruga ninja) e tantissima voglia di urlare.
Tra un pezzo e l’altro, decide che il nord Italia verrà ribattezzato Londra per via del meteo e che gli italiani saranno condannati a mangiare fish and chips per l’eternità.
La vera anima violenta della band si rivelerà ai presenti con l’esecuzione del brano Why David Guetta is Still Alive preceduta dall’esaltazione di Kevy per aver assaggiato il suo primo Negroni (non gli è piaciuto).
Nel continuo e costante mosh generato da questa assurda quanto martellante formazione austriaca, compaiono cartelli di cartone con la scritta “mosh” e cappelli a forma di cacca stilizzata.
Tengo a precisare: i cartelli vengono lanciati dal palco.
Mi “stacco” per un secondo dal cantante per commentare la formazione.
Don Melanzani alla batteria è un martello caduto nel fluido del groove in tenera età come Obelix con la pozione magica. Il risultato è un concentrato di cattiveria e potenza che guida sapientemente i giri di chitarra e basso, strumenti adibiti quasi unicamente alla creazione di pesantissimi muri sonori.

Insanity Alert in concerto al Rock In Riot di Martinengo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it

Vorrei dirvi di aver apprezzato un determinato punto del concerto o di aver notato un difetto, ma non è questo il punto dell’esibizione degli Insanity Alert.
Il combo si definisce “Party Thrash”, per cui ogni momento del concerto verrà sistematicamente riempito di battute, inviti all’uso di droga e alcol, incitazioni alla violenza e cartelli. Tanti, tantissimi cartelli. Ad un certo punto sembrava di avere i sottotitoli e io ADORO queste cose.

Insanity Alert in concerto al Rock In Riot di Martinengo foto di Andrea Ripamonti per www.rockon.it


Poi, va detto, nella vita non ci si può privare del piacere di sentire dal vivo “Run to the Pit”, cover malata ed insana di Run to the Hills degli Iron Maiden, vero spettacolo per gli occhi e per le orecchie con una meravigliosa parte rappata sull’utilizzo di erba e con un ancor più meraviglioso exploit di cartelloni, coriandoli e terroristi con il passamontagna rosa.


“La vera sfida dal vivo sarà quindi quella di tenere sul palco lo stesso ritmo incalzante delle registrazioni senza inficiare sulla qualità del concerto”
Sfida superata alla grandissima per gli Insanity Alert che, con la loro follia, chiudono l’undicesima edizione del Rock in Riot, un festival di provincia che da anni dimostra quanto la passione per la musica possa creare momenti e sensazioni quasi impossibili da ritrovare sui palchi più blasonati che, spesso, vengono spinti solo da logiche commerciali senza una vera e propria anima.

Clicca qui per vedere le foto del secondo giorno di Rock in Riot o sfoglia la gallery qui sotto:

Insanity Alert
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