Articolo di Cesare Veronesi | Foto di Emanuela Vigna
“And we know who you are, and we know were you live, and we know there’s no need to forgive…” è stato l’incipit del concerto bolognese di Nick Cave al “Madison” di Piazza Azzarita meglio noto come PalaDozza, un sold out annunciato, il pubblico zittito, in un silenzio quasi religioso, dalla voce potente di King Ink, le note prolungate e sospese nell’aria per qualche attimo a creare magia, di cui lui, Nick Cave, personaggio che gronda carisma ed autorevolezza, è l’autentico stregone.
E’ stato uno show essenziale, senza maxischermi né giochi di luce; ad un artista di tale spessore non servono, parole e musica son più che sufficiente. Una luce scarsa di un blu intenso ha avvolto Cave e i suoi Bad Seeds, quel tanto che bastava a rafforzare le atmosfere cupe e le inquietudini di un personaggio da sempre abituato a lottare con spettri e fantasmi, tanto notturno e così poco solare nelle sue musiche e nei suoi testi.
Dopo We No Who U R, le note di Jubilee Street, il secondo brano sempre tratto dall’ultimo bellissimo album Push the Sky Away, colonna portante dell’intero concerto.
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Lo show scorre via veloce con grande intensità, oltre due ore di musica, in cui tra le altre Mermaids, People ain’t no good e Tupelo, durante le quali Nick Cave, una delle star più introverse del rock, si è concesso generosamente ai suoi fans sin dalle prime battute, stringendo le mani protese e accogliendo l’abbraccio generoso di un pubblico adorante.
Qualunque cosa canti, è la sua personalità potente che emerge, con God is in the House seduto al piano la potenza e la profondità della voce scivolano via, lasciando spazio ad un semplice sussurro nel silenzio solenne del vecchio Palazzetto.
Assieme ad una grande band, i Bad Seeds con Warren Ellis, Casey e Sclavunos, il live di Nick Cave disegna architetture musicali e guida il pubblico in paesaggi sonori che alternano intensità fragorose ad intimità delicate, miscelando con grande maestria alti e bassi, quiete e tempesta, seduzioni ed introspezioni, sviluppando un impatto emotivo davvero importante.
Sono sufficienti la sua voce, le note perfette della band, le sue parole che narrano di fantasmi inquieti nella spettrale Red Right hand.
Non serve altro per ammaliare ed incantare un intero palazzetto realizzando uno spettacolo eccezionale pur rinunciando ad orpelli e ad effetti speciali. L’unico vero effetto speciale è la cifra artistica di un personaggio anomalo e fuori dagli schemi.
Scaletta concerto Nick Cave & The Bad Seeds Setlist – Bologna
We No Who U R
Jubilee Street
Tupelo
Red Right Hand
Mermaids
The Weeping Song
From Her to Eternity
West Country Girl
People Ain’t No Good
God Is in the House
Into My Arms
Higgs Boson Blues
The Mercy Seat
Stagger Lee (Fred Waring & His Pennsylvanians cover)
Push the Sky Away
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We Real Cool
Deanna

