Foto tratte dalla pagina facebook ufficiale del Primavera Sound 2016
© Cecilia Diaz Betz © Eric Pàmies
Quest’anno il 2 giugno è stato proclamato la giornata mondiale delle riflessioni profonde su che tipo di performance è da catalogare come “concerto della vita” e quale no. Al Parc del Fòrum, l’offerta era di una vastità tale da provocare attacchi di panico alla minima occhiata alla timetable.
Procediamo per ordine, perché da qualche parte bisogna pure iniziare, tipo dallo stage di Pitchfork, notoriamente il più sfigato dal punto di vista dell’acustica, che ospitava i Car Seat Headrest, ossia il progetto del giovanissimo Will Toledo. Con all’attivo una decina di album sul suo Bandcamp, è già un novello Mr. E, per via della presenza scenica e le innate doti di lyricist. Tra le sue influenze Yo La Tengo, Pavement e Guided by Voices. Fill In The Blank, Not What I Needed, Drunk Drivers/Killer Whales e pure The Ballad of the Costa Concordia sono solo alcuni pezzi che dovreste conoscere, tutti tratti dal suo ultimo album, Teens of Denial. Gli amanti del lo-fi ieri sera erano deliziati dalla sua esibizione tutta distorsioni e feedback, gli altri poveracci se ne stanno ancora lamentando sul gruppo di Facebook denominato “Primavera Sound Italia”, trovateli e insultateli.
Tra una battuta e l’altra sui Radiohead e un delfino gonfiabile tra il pubblico si è arrivati alle 20:30, momento di transumanza generale verso altri palchi, nel mio caso specifico verso il Ray-Ban, che ospitava i Destroyer. Nella location più bella di tutto il Fòrum, Dan Bejar (che probabilmente conoscete già per il contributo dato al fortunatissimo Mass Romantic dei New Pornographers) ruba pubblico ai Daughter che si stanno esibendo all’Heineken. Il sole tramonta sull’anfiteatro Ray-Ban mentre i brani di gran parte di Poison Season si susseguono poetici e romantici, giusto per sciogliere i cuori dei cinici e convincere gli scettici. Rigenerante.
Neanche il tempo di rimpiangere Peaches e il soldout all’Heineken Hidden Stage (per il quale serviva un ticket supplementare) che alle 21 si presenta l’ennesima scelta della vita: Air o Kamasi Washington? Alla fine la spuntano gli Air, forse per colpa delle tempistiche e della location di Kamasi, bellissima, sì, bravi tutti a fare i fichi all’Auditori Rockdelux, ma non si poteva proprio partire in pellegrinaggio e mollare i palchi principali. Chiaramente gli Air sono ancora una bomba: Cherry Blossom Girl, Sexy Boy, La femme d’argent, le hanno fatte tutte, tranquilli. Subito dopo, in un crescendo di meraviglia, suonano gli Explosions In The Sky. Difficilmente descrivibile, un loro show è più simile a un’esperienza mistica. Consigliatissimi.
Rullo di tamburi per la figuraccia della serata, che è toccata all’H&M stage. I Tame Impala dalle 23:30 stavano portando avanti il concerto più divertente, coinvolgente e ballabile della giornata (con tanto di coriandoli sparati in aria) quando ad un tratto gli hanno staccato la corrente. L’eutanasia dell’entusiasmo. Feels Like We Only Go Backwards. In realtà si potrebbero usare almeno altri tre titoli di loro canzoni per commentare l’accaduto, a voi la scelta.
Poco male, dopo una breve pausa sono riusciti a finire il loro set, che precedeva gli Lcd Soundsystem. Che dire. Si parlava di concerti della vita e gli LCD soundsystem lo sono. Daft Punk is playing at my house, Dance Yrself Clean, I Can Change, Someone Great, All my friends, New York I Love But You’re Bringing Me Down: come si fa a competere con pezzi del genere? Senza togliere niente ai Thee Oh Sees, che adoro e ho visto più volte, ma raramente ho assistito a qualcosa di più grandioso e spettacolare. James Murphy è un fenomeno e lo sa, il che può essere estremamente fastidioso o tutto quello che volevate da un live e non avete mai osato chiedere.
Cose divertenti che sono successe: la gente ha aspettato almeno i Tame Impala per iniziare a tirare raglie di bamba in pubblico, la prima tizia in barella l’ho vista soltanto durante gli LCD soundsystem, la massa che si riversa dal Fòrum nelle strade della città alle quattro di notte sembra un’orda barbarica (o forse solo la folla di operai-automi di Metropolis, dipende dai punti di vista). Comunque pensavo peggio, forse non sto al centro dell’azione, mi impegnerò di più.
