Come una ricorrenza storica anche quest’anno arriva giugno e ritorna il Pinkpop Festival, tradizionale tappa ormai da 5 stagioni per la nostra redazione. In terra olandese da 48 edizioni si svolge queste rassegna musicale, la più vecchia del continente, nella punta dei Paesi Bassi tra Belgio e Germania. Quattro palchi, zone relax, zone food e tanto ancora per una delle migliori organizzazioni europee in ambito musicale.
Quest’anno arrivo a Landgraaf privo della mia fedele penna e compagnia di redazione, quindi mi dovrò dividere tra foto ed articolo sperando di non deludere i nostri lettori. L’attesa è forte in quanto la giornata è caratterizzata dalle notizie provenienti dal Rock Am Ring nella vicina Germania, sospeso per sospetto rischio terrorismo, ed dall’incognita mal tempo (da queste parti quando arriva fa disastri come qualche stagione prima dell’esibizione dei Metallica), ma l’arrivo in un posto che posso ormai quasi definire seconda casa mi fa tornare subito tranquillo. Superate le meticolose operazioni di controllo la splendida zona dedicata alla stampa ed agli ospiti è ancora poco popolata, ma ovviamente non può mancare la parte italiana di questo festival e cioè lo stand gastronomico di Marco Cellini, migrato tanti anni fa il Belgio dove insieme a Maria ha portato la tradizione della pasta e mi accoglie con un ottimo piatto di maltagliati con le melanzane. L’inizio promette bene e quando anche il ragazzo dei caffè (anche essi con tradizionale apparecchio per espresso italico) si ricorda di te allora vuol dire che devo accantonare il timore e partire per questa nuova avventura.
L’inizio come ogni anno è dedicato alle band locali e quest’anno è il turno dei The Ten Bells, dalla vicina Limburg con un suono blues rock molto interessante. Un aspetto molto retrò per questi ragazzi che prendono il nome dal loro pub preferito di Londra ed infatti non manca alla sinistra del palco un vero bancone con tanto di barman pronto a servire birre durante l’esibizione.
Terminati i ragazzi olandesi è il momento di inaugurare il main stage con una recente conoscenza, l’inglesino James TW che tanto bene aveva fatto prima del concerto di Shawn Mendes ad inizio mese ad Assago. Una faccia pulita ed una voce notevole per il diciannovenne che con la sua chitarra ha scaldato il già numeroso pubblico presente il primo pomeriggio a Megaland.
La giornata prosegue sul 3FM stage, il secondo in ordine di grandezza di quattro presenti, con una band che non ha certo bisogno di presentazioni. I londinesi White Lies (che saranno nel nostro paese il 27 luglio a Ferrara ed il 29 luglio a Sestri Levante) sono una della band di riferimento dell’indie rock dell’ultimo decennio. Salgono sul palco in total black, con il loro sound molto anni ’80 e nonostante loro semplicità estetica, dimostrano che il mestiere in un ambito di un festival fanno la differenza per un’esibizione di qualità. Ecco la loro setlist:
Take It Out on Me
There Goes Our Love Again
To Lose My Life
Hold Back Your Love
Farewell to the Fairground
Morning in LA
Is My Love Enough
Unfinished Business
A Place to Hide
Don’t Want to Feel It All
Death
Big TV
Bigger Than Us
Mentre sul main stage salgono gli Chef’Special io preferisco dedicarmi ad una nuova scoperta e mi sposto sullo Stage 4, secondo palco coperto della venue, dove alle 17 si esibirà Declan McKenna, diciottenne anche lui britannico che si presenta sul palco con la sua band, composta per altro da due splendide fanciulle a basso e chitarra, con una tuta da lavoro bianca ed un faccia truccata che insieme ad il capello arruffato ed alla chitarra nera, fa ricordare un giovane Robert Smith, ed auguriamo a lui anche solo un quarto della brillante carriera dei leader dei The Cure.
Alle 18 si ritorna sul 3FM Stage per uno dei gruppi che con più curiosità volevo rivedere e cioè quei Kaiser Chiefs capitanati da quel folle di Ricky Wilson che sale sul palco con un chiodo dallo sgargiante color turchese e salito sul palco fa subito capire che ci sarà divertimento, come sempre anche per noi fotografi. Dopo aver caricato la sua crowd Ricky comincia con i suoi numeri fatti di salti, corse, lanci di asta e microfono. Il massimo lo raggiunge con un gioco in collaborazione con il cameraman presente a bordo palco, che lo trasporta sul suo carrello da parte a parte mentre sui due schermi laterali vengono proiettate le facce di Wilson. Davvero un artista che almeno una volta nella vita andrebbe visto per l’energia che trasmette ogni volta che sale sul palco. Ecco la scaletta dei Kaiser Chiefs:
Never Miss a Beat
Everything Is Average Nowadays
Na Na Na Na Naa
Parachute
Everyday I Love You Less and Less
Modern Way
Hole in My Soul
Ruby
The Angry Mob
I Predict a Riot
Coming Home
Oh My God
Alle 19 sul main stage invece sono attesi i beniamini locali, i Kensington che insieme a Bieber hanno portato al sold out la prima giornata del festival. Band di Utrecht che da un paio d’anni inseguo per sentirli live. Nel nostro paese non hanno avuto molto seguito a parte qualche singolo, ma qui sono davvero un punto di riferimento per i giovani, collezionando giornate consecutive di sold out nel loro tour in nord Europa. Devo dire che mi aspettavo molto di più però e per quanto mi riguarda la loro performance non resterà nel mio libro dei ricordi.
Finalmente un’ora dopo arriva uno degli artisti che più aspettavo. Un ritorno indietro negli anni con l’arrivo sotto il Tent Stage di Richard Ashcroft, che sale sul palco con un bomber arancione ed occhiale a specchio. La folta chioma di una volta non c’è più ma il secco di Wigan ha ancora una voce ed una presenza scenica fantastica. Apre con Out of my body, ultimo lavoro con sonorità molto electro pop. Con Sonnet dei Verve però ci ricordiamo di quanto erano belli e di quanto eravamo belli negli anni 90. Ashcroft regala un set di altissima qualità artistica mischiando le canzoni manifesto della sua storica band a quelle della sua più recente carriera solita. Consiglio vivamente a chi può di andarlo ad ascoltare quando sarà ospite il 26 agosto al Todays Festival a Torino.
Mentre Richard canta “…i’m a lucky man” la crowd lo accompagna anche perché fuori si è scatenato il diluvio che aspettavamo già dalla mattina e niente come questa canzone potevo accompagnare i fortunati che sotto la tenda hanno aspettato il ritorno del cielo sereno.
La mia giornata termina qui perché ahimè come accade spesso la star della giornata da una notevole sforbiciata ai fotografi ai quali sarò permesso di fotografare il main event. Quindi soltanto 15 colleghi, per lo più locali, hanno potuto immortalare il “bellissimo” Justin Bieber vestito come un concorrente della squadra bianca di “Amici” (con tanto di archetto nero davanti al viso cosa che non si vedeva dagli anni 80). Il ragazzo canadese han comunque fatto uno show di un’ora e tre quarti con i suoi più grandi successi circondato da fuochi d’artificio, laser e coriandoli ed un livello di urli da parte della nutrita platea femminile da sfondare il muro del suono. Avremo modo di ammiralo e magari fotografarlo il 18 giugno all’I-Days Festival di Monza.
Mark My Words
Where Are Ü Now (Jack Ü cover)
Get Used to It
I’ll Show You
The Feeling
Boyfriend
Cold Water
(Major Lazer cover)
Love Yourself
Been You
Company
No Sense
Hold Tight
No Pressure
As Long As You Love Me
Children
Let Me Love You
(DJ Snake cover)
Baby
Purpose
ENCORE
Sorry
Sfoglia la fotogallery del Day 1
Mentre raccolgo la mia attrezzatura e mi avvio al parcheggio (che qui prevede una zona a pagamento ma riservata agli addetti ai lavori ed ospiti e custodita, magari un suggerimento per i nostri organizzatori) Bieber termina lo show con urli che arrivano fino alla collinetta sopra il palco, ed è il turno di Martin Garrix per far ballare ancora per qualche ora il pubblico olandese.
La mia giornata è finita, e cantando a squarcia gola Brown Sugar, di quei simpatici nonnini inglesi che pochi mesi hanno fa hanno spettinato 100.000 persone qui a Landgraaf, mi dirigo verso la casa nella nord westfalia che mi ospiterà in questi giorni…non importa se ci metterò quasi il doppio del tempo e mi aspetterà una nottata di post produzione, la cosa che porterò nel cuore questa notte, nonostante il dolore per quello che apprendo accaduto a Londra e Torino, è la gioia che eventi come questo mi sanno regalare, gioie più forti della fatica, più grandi della paura. Aggregazione…socialità…musica…con queste armi vinceremo sempre noi…
A domani con nuove mirabolanti note musicali….stay Rockon!
