Articolo di Graziella Balestrieri | Foto di Emanuela Bonetti
Intanto il primo grande applauso va al pubblico che dalle prime ore del pomeriggio, nonostante il caldo disumano, e l’appello della band a prendersi cura di sé stessi e che li ha portati a posticipare l’inizio dello spettacolo alle 21.45, ha atteso il gruppo britannico, e a dire la verità questa è già la prova di quanto sono amati qui in Italia Matt Bellamy, voce e chitarra, Chris Wolstenholme e il batterista Dominic Howard.
E nonostante il caldo torrido, a ricordarci che forse siamo vicini all’inferno reale o ad un qualcosa che ci rimanda ad un’apocalisse quasi vicina ci sono le fiamme che sul palco appariranno insieme alle immagini spettacolari, a tratti quasi volutamente esagerate ed esasperata della band inglese che davanti ai 40 mila spettatori, aprono in Italia con il tour che prende il nome dal loro ultimo album, appunto Will Of The People, che possiamo considerare uno show a tutti gli effetti: maschere, suoni che sembrano venire uscire da un videogioco che mostra immagini di guerre e futuro in mano ai mostri e gente incappucciata che ha il compito di fare la rivoluzione, di corse di strane auto, di palazzi e maschere ancora.
I Muse spingono tantissimo dalle prime battute, e musicalmente sono ancora una delle poche band in grado di dare davvero un senso a cosa voglia dire saper suonare la batteria, la chitarra e il basso. Una tipica e forse anche di più atipica rock band, che sfiora più volte la zona hard rock e passa con tutta tranquillità verso sonorità dance. E poi l’impeccabile voce di Matt, che regala sempre atmosfere che sembrano provenire da un altro mondo.
Scaletta ricca, da Will of The People a Compliance, dove appare alle loro spalle il pupazzo che porta la stessa maschera dei tre della band. E poi stelle filanti, e fuochi, fuochi e scoppi, scoppi e riff e poi il primo boato quando parte Time is Running Out, e poi a seguire il secondo con Madness dove il pubblico la fa da cantante con un Matt Bellamy entusiasta che fa su e giù per la pedana, godendosi lo spettacolo. E poi Plug in Baby che è un pezzo musicalmente davvero straordinario e che mette in risalto tutte le caratteristiche migliori della band.
I Muse sono da sempre, ancora più dai loro inizi, un gruppo marcatamente futuristico ma con basso, chitarra, batteria e voce, con effetti strepitosi ma senza abbandonare quella che per Matt diventa un prolungamento, sempre da distorcere, della sua voce: la sua chitarra. Si mette anche volentieri al piano, attenzione eh, perché la sua passione per la musica classica è da sempre risaputa e riconosciuta ma l’uso della chitarra per Bellamy si vede che ha una componente emozionale non indifferente. E poi con Uprising sembra quasi far venire giù lo stadio.
“Dobbiamo lottare per i nostri diritti, dobbiamo lottare per sopravvivere” questa è la scritta a carattere cubitali che appare dietro le loro spalle verso il finale del concerto.
Da pelle d’oca la dedica a Ennio Morricone quando si iniziano a sentire le prime note de il tema de L’uomo con l’armonica dal film di Sergio Leone C’era una volta il West che apre al finale di Knights of Cydonia.
Insomma, alla fine i Muse ieri sera allo stadio olimpico di Roma hanno offerto uno spettacolo che definire tra “fuoco e fiamme” sarebbe anche riduttivo, uno spettacolo tra fuoco e fiamme ma con la bandiera dell’Italia portata sulle loro spalle.
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MUSE – la scaletta del concerto di Roma
Will of the People
Interlude
Hysteria
Psycho
Stockholm Syndrome
Resistance
Won’t Stand Down
Compliance
Thought Contagion
Verona (Dedicated to Lina, a Mexican fan who recently passed away.)
Time Is Running Out
The 2nd Law: Isolated System
Undisclosed Desires
You Make Me Feel Like It’s Halloween
Madness
We Are Fucking Fucked
The Dark Side (Alternate Reality Version; Instrumental)
Supermassive Black Hole
Plug In Baby
Behold, the Glove (Matt Bellamy song)
Uprising
Prelude
Starlight
Encore:
Simulation Theory Theme / [JFK] (Matt Bellamy song)
Kill or Be Killed
Knights of Cydonia (Ennio Morricone’s ‘Man with a Harmonica’ intro)