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MANESKIN: L’Olimpico è un punto di partenza…

Articolo di Graziella Balestrieri | Foto di Emanuela Bonetti

Sull’autobus di ritorno e precisamente il 30, padre e madre con due figlie più o meno ventenni o poco più discutevano e si confrontavano sul concerto dei Måneskin che si era appena concluso allo Stadio Olimpico di Roma. Una famiglia che, a quanto pare, aveva visto i Coldplay, Arctic Monkeys, i Pooh, e altri artisti, insomma una di quelle belle famiglie dove la musica e il contesto musicale evidentemente la fanno da padrona, ed ognuno di loro con i propri gusti…. Una delle due figlie rivolgendosi alla madre – Cosa ne pensi Ma, ti sono piaciuti? La madre di suo, in maniera anche molto soddisfatta le risponde – sono stati bravissimi, più di quanto mi aspettassi, meritano il successo che hanno -.

E allora partiamo da qui, da questa affermazione per raccontare il concerto di ieri sera che ha più sfumature ma che sicuramente non può e non deve avere pregiudizi di nessun tipo. Un po’ sì, ammettiamolo, possono piacere o non piacere, magari sono troppo in vista, però c’è nei confronti dei Måneskin qualcosa che va al di là del giudizio musicale, perché finché sono stati a Sanremo andavano bene, gruppo nuovo, gruppo che spacca, finalmente i giovani senza l’autotune e quella specie di trap da tamarri senza frontiere, poi hanno iniziato ad avere successo all’estero e si è scatenato una corsa all’odio e alle critiche nei confronti di ventenni che per inciso almeno sanno suonare gli strumenti, in un’epoca dove purtroppo, ed è inutile che lo neghiamo, in Italia domina un genere che non si capisce che genere sia.

Quello dei Måneskin è sicuramente un rock che si rifà a quello degli anni 70, e questo non dovrebbe farci poi tanto schifo. Lo Stadio Olimpico era stracolmo, gente che ballava ovunque, pieno di stranieri, padri, madri, figlie, bambini, qualcosa anche di inaspettato per chi li vede per la prima volta. Addirittura, l’urlo di incitamento “Maneskin Maneskin” è tanto forte che fa sì che i quattro ragazzi romani, finalmente si presentino sul palco e che diano inizio al loro primo show allo Stadio di Roma.

Primo show che Damiano sottolinea facendosi forza attraverso le parole del’ex capitano della Roma, Francesco Totti – Permettetemi di avere paura -. Per Damiano e soci arrivare all’Olimpico sembra avere più importanza di qualsiasi altro palco calcato fino ad ora (e parliamo di bei palchi eh, non sagra di paese seppure bellissime le sagre, parliamo di Coachella, Madison Square Garden, Forum di Los Angeles etc etc etc…). Ma, a quanto pare, paura non ne hanno o non la lasciano vedere perché avere vent’anni li rende talmente incoscienti e allo stesso tempo sicuri di sé che partono spediti senza fermarsi mai. Una scaletta che riprende il loro ultimo album Rush con qualche brano del passato e che loro sanno suonare come dio comanda, perché gli si può dire tutto ma non che non sappiamo suonare e che Damiano non abbia una tenuta vocale quasi perfetta.

E allora Gossip, Zitti e Buoni, Supermodel, Own my mind, Gasoline, Mamma mia, Cool Kids, intervallato da assoli di Thomas che come sempre ama gettarsi in mezzo alla folla e farsi trascinare da una parte all’altra, gli assoli di Ethan che alla batteria il ritmo lo tiene eccome, insieme al basso di Victoria e poi il finale con The Loneliest e tutto questo in un’euforia generale misto al bagno di sudore.

Regala anche un fuori programma Damiano, cantando a cappella Iron Sky di Paolo Nutini, brano a cui tiene particolarmente e che faceva parte del background musicale della band romana prima del successo.

Vogliamo parlare dell’operazione marketing? Scusate ma davvero pensate che le grandi band siano diventate famose e importanti perché portavano i volantini porta a porta con il loro faccione e il loro numero di telefono o anche solo esclusivamente per la loro musica? È ovvio che il marketing è importante ora però sarà ancora più importante che tra qualche anno i Måneskin dimostrino di non essere solo quello che la maggior parte pensa che siano-ovvero un prodotto del mercato – perché a sentirli suonare e cantare non sembrerebbe proprio però come diceva De Gregori “vent’anni sembran pochi poi ti volti a guardarli e non li trovi più”.

E allora che si godano l’entusiasmo, la voglia di divertirsi, di far felici intere famiglie, di andare avanti con una generazione che ha difficoltà nell’avere un dialogo con i propri genitori, che possano amare i loro strumenti ancora di più, ma che, come band, devo ricordarsi – come ha detto Damiano ieri sera – che l’Olimpico è un punto di partenza e non di arrivo.

Però in questa corsa almeno lasciamoli correre in pace. 

Clicca qui per vedere le foto dei Måneskin in concerto allo Stadio Olimpico di Roma o sfoglia la gallery qui sotto

Maneskin

MÅNESKIN – la scaletta del concerto di Roma

DON’T WANNA SLEEP
GOSSIP
ZITTI E BUONI
Chosen
OWN MY MIND
Iron Sky (Paolo Nutini cover)
SUPERMODEL
Le parole lontane
BABY SAID
BLA BLA BLA
Beggin’ (The Four Seasons cover)
IN NOME DEL PADRE
FOR YOUR LOVE
CORALINE
GASOLINE
TIMEZONE
I WANNA BE YOUR SLAVE

Acoustic Stage
Torna a casa
VENT’ANNI

Main Stage
LA FINE
MARK CHAPMAN
MAMMAMIA
KOOL KIDS

Encore:
THE LONELIEST
I WANNA BE YOUR SLAVE

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