Articolo di Serena Lotti | Foto di Andrea Ripamonti
Ci avviamo lungo le strade del centro di una Bergamo umida e appiccicaticcia, tra nugoli di zanzare ed effluvi di monossido di carbonio diretti verso la location di Bergamo1000 per la Summer Revolution. In cartellone Fulminacci, giovane artista romano che nel 2019 ha conquistato una Targa Tenco per la miglior opera prima e il Premio M.E.I. come miglior giovane indipendente. Tutto grazie all’album La vita veramente. Era il 2019.
Poi anche per Filippo Uttimacci (suo vero nome) sono arrivati i tempi grami della pandemia e qui la storia si ferma ad una stazione di cambio. Passa così un anno e mezzo ma Fulminacci non cazzeggia e non si deprime ma scrive Tante care cose, l’atteso secondo disco che punta alla conferma dell’artista. Poi Sanremo, un ingiustissimo sedicesimo posto e l’arrivo della primavera. Siamo sempre ai tempi del DPCM e questo dichiara Ti sblocco un concerto e via al tour estivo di Tante Care Cose.
Stasera lo vediamo dal vivo per la prima volta e ammettiamo di avere grandissime aspettative. Fulminacci sale sul palco tra strilletti e urla di consenso e su “Nudo subito ” accorda la chitarra. Con il suo outfit anni 90 e il ciuffo sparato in aria reclama la sua volontà di essere un veterano in erba, si autodichiara un nongiovane, lo percepiamo come un vecchio adolescente, autentico nerd impacciato e tagliente, amico di tutti, cantastorie, “oh mo te racconto na cosa“.
Apre il concerto con la poco conosciuta Forte la banda che chiude con una coda strumentale lunghissima e ci scalda bene quasi fosse una dichiarazione di intenti. Il concerto è appena iniziato ma già siamo caldi e intonati sulle serenate metropolitane di Resistenza e Al giusto momento ed è cosi che arriva l’invito al beach party di Miss Mondo Africa dove le chitarre e i cori ci trasportano veloci su una spiaggia di Ostia al grido di Ciaobellocomestaibellocomemé siamo già in bikini.
L’altalena fulminacciana non è che iniziata ed eccoci arrivare con la gola asfaltata su La vita veramente, San Giovanni, la dalliana Davanti a te. L’aria si riempie di colori, di suoni che richiamano alla scuola di Battisti, De Gregori, Dalla, Barbarossa, Mc Cartney per arrivare a quella più recente, la romana di Silvestri e Gazzè. Nella prova di Fulminacci c’è il passato della musica autorale che non pesa ma eleva, che non opprime con il suo timore reverenziale ma che invece funge da acceleratore e che ne promuove l’ingegno ed il talento facendolo risplendere senza retorica.
Il concerto di Fulminacci è un invito bello e buono. Ti apre la porta di casa sua, una casa di borgata, una casa che sta tra l’Aurelia e il mare, una casa piena di gente che affaccia su una piazza dove si mangia la gricia e si balla. Fulminacci è sapiente nel raccontare storie che hanno il sapore delle cose vissute, mai scontate, permeate da uno spleen mai plastificato.E lo fa sulle note di Le biciclette, Santa Marinella, Giovane da un pò.
A metà concerto la carica emotiva è alta e alla fine ci alziamo a saltare sulle note di Canguro, se non altro per coerenza ed onestà intellettuale e continuiamo a dimenarci sui bit post dance di Le ruote e i motori. Fulminacci è tuo amico ma ti prende anche un pò per il culo. E quello a cui tutti vogliono bene. Non fa esercizi di stile, ti ricorda il ragazzino babbo della festa delle medie e nel contempo ti sta dimostrando di essere un artista generazionale di rottura con un repertorio fortissimo che spazia da temi che vanno alla denuncia dei vizi della società fino all’invettiva contro la repressione dei retti e la censura dei rutti.
Vedere Fulminacci dal vivo è un po come fare un viaggio di andata e ritorno, in cui tra l’andare e il tornare ci sono tante cose diverse. Lo stesso treno, lo stesso paesaggio, gli stessi amici eppure? E l’esperienza che ti ha cambiato. Nelle canzoni tra il primo ed il secondo disco c’è un maturità che puoi toccare con mano ma che non snatura l’essenza più profonda delle intenzioni del primo lavoro. La matrice della riconoscibilità resta sempre fortissima.
Quello che propone Fulminacci non è un pop italiano facile che sa di già sentito prima ancora di sentirlo, non è banale esercizio di stile, non è il compitino del miracolato dell’airplay. Fulminacci in studio come dal vivo sa proporre brani semplici ma, avulso del qualunquismo e dai luoghi comuni, sa giocare con le parole come un vero cantautore d’altri tempi e lo sa fare adattando quella tecnica al linguaggio di uno della sua età che parla ai ventenni ma che si rivolge anche ai padri di questi visto che la trasversalità della sua produzione non è che un richiamo collettivo a cui accorrono tutti, senza distinzioni anagrafiche. Al grido di sti cazzi poi di soldi a quelli ci pensiamo a quando siamo grandi invita a non prendersi sul serio e ricorda ai suoi coetanei che la vita è un attimo, tra poco “non avrai piu vent’anni e la vita diventa un mestiere“.
Fulminacci sa e può conquistare un pubblico mainstream e trasversale anche se questa sera a Bergamo ho visto piu under 25 che altro. Un bel live il cui filo conduttore è stato un meshup narrativo tra passato e presente, un racconto vivace caratterizzato da sonorità ed intenzioni spesso agli opposti ma sempre spiazzanti per la capacità di essere versatitili e credibili.
Chiude con la super catchy Tattica, La fine della Guerra e poi ci accontenta con un sardonico Daje ve la faccio Tommaso e lì ancora a ballare tutti, liberi, liquidi e sudaticci. Ci alziamo in piedi e saltiamo come non facevamo da un bel pò in barba alla security che ci cazzia a destra e sinistra.
La gente canta fortissimo, i labiali di tutti sono perfettamente sincronizzati. Il giovanissimo pubblico di Bergamo si crogiola nell’osservazione della propria contemporaneità, in bilico tra nostalgia e ironia, tra ricordi e malinconia, che l’artista romano propone nella traduzione di immagini che guardano al passato e sonorità contemporanee restando fedele alla prova della credibilità.
Insomma Fulminacci ha qualcosa da insegnare anche a chi ha l’eta dei suoi genitori. Fulminacci racconta molto semplicemente la vita. Una vita fatta di sigarette, di chiavi spezzate, di tettoie, di biciclette, di ascensori, di telefoni che squillano, di pizze a metà, una vita che fa addrizzare i peli sulla pelle.
Fulminacci ricordacelo tu come è la vita veramente che se lo semo scordato.
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Fulminacci – La scaletta del concerto di Bergamo
Forte la banda
Resistenza
Al giusto momento
Miss mondo Africa
La vita veramente
Un fatto tuo personale
Una sera
San Giovanni
Davanti a te
Canguro
Le ruote e i motori
La grande bugia
Le biciclette
Santa Marinella
Borghese in borghese
Giovane da un pò
La soglia dell’attenzione
Tattica
ENCORE
La fine della guerra
Tommaso