Non è così facile invitare qualcuno nella nostra camera: è il nostro mondo. Naska lo fa, in un certo senso tira fuori le palle e ci fa entrare nella sua stanza. Lo scenario iniziale, appena varchiamo la soglia della sua dimora è un deliro: “A testa in giù”, nel vortice di sigarette, avvenimenti peccaminosi e Mötley Crüe di sottofondo. Ci avvisa Naska “io sono così” e lo fa per tutto l’album. Resta fedele a se stesso e non si smorza. E’ ospitale però, bisogna dirlo, infatti sembra di sentirlo dire: “sei il benvenuto, e per un po’ potremmo far schifo insieme.”
L’album “La mia stanza” pubblicato da Thamsanqa il 5 maggio 2023 è un viaggio punk rock nella stanza di un artista che senza veli decide di raccontare più sfacettature del suo mondo. Una volta mostrato il biglietto da visita, Diego Naska in “Mai come gli altri”e “Non me ne frega un cazzo” punta il dito contro la superficialità che spesso ci circonda. La profondità lascia spazio al mondo dei social media, in cui spesso si dimostra di avere un senso solo perchè si mostrano stories su Instagram che ritraggono scene di agio. Nei due brani Diego esprime quanto talvolta ci si senta obbligati a far vedere la forma più perfetta di noi, dimenticandoci che la cura migliore per vivere sarebbe esser liberi, sempre.
L’album prende un colore diverso, si va nella sfera emotiva, abbracciata prima con “Nessuno” che, con toni pacati e graffianti allo stesso tempo, canta la speranza di avere qualcuno al nostro fianco capace di dimostrare quanto, almeno a lui, interessi davvero di noi. L’amore viene raccontato da un angolazione ironica subito dopo con “Pronto Soccorso” quando, catapultati in un sound che omaggia Blink-182 e Greenday, finiamo dritti all’ospedale dopo aver bevuto troppo, persi dietro all’incapacità di non saper gestire gli alti e bassi di una relazione. Gelosia che a volte può diventare mastodontica se una relazione è innaffiata dal silenzio. Per l’overdose d’amore non c’è età e questo messaggio, quasi rincuorante è forte e chiaro. Si va avanti con “Cattiva”, una ballad che ti vien voglia di ascoltare a ripetizione, una volta dietro l’altra. Naska dimostra di avere una dote tutta sua: riesce a mostrare tutti gli aspetti di ciò che racconta con i suoi brani, mettendo in risalto tutti gli opposti delle questioni che affronta. Proprio come in Cattiva, canzone dove troviamo il romanticismo estremo, ma anche il disagio, la malinconia e una presa di posizione netta. Tutto nello stesso brano. Per non parlare poi di affermazioni come “Mi fai mancare la saliva”, dichiarazione così reale che non immedesimarsi è letteralmente impossibile.
Non sappiamo quanto sia grande la stanza di Diego, ma di certo è densa di storie e pensieri. Tramite la palese metafora della camera, sono i suoi più “io” che Naska vuole presentarci. Quasi come a far pace con questo, Naska mostra il suo lato pacato ma anche quello che sfugge ad ogni tipo di controllo, come quando si ritrova a vivere certi fine settimana di eccessi. Si tratta solo di accettarlo: molti di noi non possono essere solo in un modo. Imperfezione? Forse, ma del resto che importa? Da “Fuori controllo” con una panoramica di rapporti non proprio stabili, a “Male” che descrive quel periodo il vero eccesso era non sentire più nulla. Non di certo un argomento morbido. Ma poi il sentire intensamente arriva con “Wando”, canzone che chiude l’album.
Le lacrime arrivano e Naska non le nasconde, anzi mette in musica un periodo difficile vissuto con il padre fitto di respiri corti, distanza e incomunicabilità. Chiudere l’album con questo brano, mostrare forse l’aspetto più fragile di sè, fa di Diego Naska un cantautore onesto e coraggioso, un ragazzo con il quale, incontrandolo, avresti voglia di tirare fino a tardi con lui al tavolo di un bar e allo stesso tempo, avresti voglia di abbracciarlo intensamente.

