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CRAIG FINN – Clear Heart Full Eyes

Esordio da solista anche per Craig Finn, leader del gruppo Americano indie-rock The Hold Steady. Il chitarrista classe ’72, già nel mese di Novembre aveva anticipato l’uscita del disco con la presentazione del singolo “Honolulu Blues” un pezzo deciso, dalle sonorità calde e avvolgenti che il ritmo del blues ci regala. Da sottolineare anche l’assolo di chitarra nel finale, non di quelli che fanno impazzire la folla, ma comunque incisivo nonostante la sua semplicità.

In questo disco il chitarrista americano ha voluto evidenziare come questo sia un lavoro molto più intimo e introspettivo. Infatti i brani presenti in scaletta sono stati scritti interamente nel suo appartamento di Brooklyn; con questi pezzi, è uscito fuori dagli schemi degli The Hold Steady, con ritmi decisamente meno rock, più lenti ma comunque accattivanti.

La tranquillità e l’essenza che trasmette il disco si nota già dai primi brani, dove le note dolci e le parole quasi sussurrate fanno tornare in mente il maestro Lou Reed. Ma già dal secondo pezzo Finn nonostante il suo intento principale, “attacca” in maniera più decisa, pur rimanendo sulla linea melodica di base, presente in tutte le sue canzoni.

Undici i pezzi presenti nell’album , tutti con un significato diverso, che attraversano in pieno la personalità di questo emergente musicista. Nel pezzo “New friend Jesus”, affronta anche temi più delicati, abbinando però una melodia di base simile a quella country con suoni allegri e ritmati.
Finn inoltre, specifica il significato del titolo dell’album, spiegando che “Clear Heart” è riferito appunto alla sincerità e la trasparenza, mentre “Full Eyes” è legato e suggerisce la pienezza “dell’esperienza”.

Il disco registrato con l’etichetta statunitense “Full Time Hobby”, è stato inciso con l’aiuto del produttore Mike McCarthy (Spoon, Trail Of Dead) e negli Stati Uniti è uscito il 23 Gennaio.
Un debutto alla grande per Finn, con un album semplice ma allo stesso tempo, pieno di suoni e melodie d’altri tempi, che si fondono con la modernità ma soprattutto l’intimità dei testi del giovane chitarrista.

Patrick Iannarelli

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