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NOTHING BUT THIEVES: “Moral Panic” ad alta tensione – Intervista alla band e recensione del disco

Nothing But Thieves

Articolo di Giulia ManfieriChiara Amendola

Moral Panic è il terzo attesissimo album dei Nothing But Thieves. È a queste due pungenti parole che la rock band inglese del momento ha affidato in data 23 ottobre 2020 il suo personale, ma allo stesso tempo universale, grido di protesta verso il mondo e la società odierna.

“Per la prima volta nella nostra carriera abbiamo avuto il tempo di sederci e scrivere un album, senza doverlo fare on the road”, dice Conor Mason (voce e chitarra) ai giornalisti, convocati (virtualmente) in videoconferenza il giorno prima dell’uscita del disco. “Il disco è stato quasi interamente composto prima che la pandemia arrivasse”, aggiunge il cantante della band, ma “ci rendevamo conto che stava per succedere qualcosa di grave e il disco in parte lo riflette, anche senza esserne stato direttamente ispirato”.

Moral Panic parla delle (e alle) persone, degli effetti psicologici che le tensioni del mondo esterno – cambiamento climatico, crisi politiche e sociali, l’informazione e i social media – hanno sulla vita quotidiana. Una tensione che si materializza anche nella copertina del disco, una fotografia enigmatica quanto emotiva, in cui non è facile capire se i due corpi evanescenti si stanno per scontrare, farsi del male o abbracciare.

L’intero album è quindi un’ode a tutto ciò che è profondamente incasinato e racconta una distopia troppo vicina a casa. Temi che si esprimono nel massimo lirismo della band e nella sua sensibilità alt-rock con l’angoscia e il tumulto che ne derivano. Il singolo di lancio, “Is Everybody Going Going Crazy?”, ha fornito un primo assaggio di questo concetto “The world just spins and in this wounded sinister place we’ve only got each other” – “Il mondo gira e in questo luogo ferito e sinistro abbiamo solo l’un l’altro”.

“Can You Afford To Be An Individual”, critica esplicita all’America di Trump e a tutte le estremità che sono sotto la sua guida, è probabilmente la traccia preferita della band. È il brano che ha dato inizio al disco e che lo ha chiuso, essendo stata l’ultima ad essere ultimata. “Quando scriviamo una canzone come questa è davvero difficile cercare di non stracuocere le cose – spiega Connor – Volevamo una canzone semplice e penso che qui siamo riusciti a concentrare tutto ciò che amiamo della musica rock – e continua – Quando la ascolto mi sembra una canzone di una band che amo, è bellissimo però rendersi conto che invece è una nostra canzone”.

Non tutti i brani sono potenti simboli di perturbazioni e profondi commenti sociali. Dall’altra parte della medaglia, “Real Love Song” e “Impossible” trasudano un’energia cruda e viscerale, ma in un calibro diverso. La prima, ad esempio, è inaspettata e racconta in un crescendo di suoni new wave le sensazioni che si provano quando ci si innamora, soffermandosi nel testo anche e soprattutto su quelle negative, in questo senso è una canzone d’amore reale.

“Impossible” è invece l’antitesi completa di tutto il resto dell’album, fornendo una liberazione emotiva che si colloca maggiormente sul versante della speranza e della possibilità. “È stata molto difficile da scrivere, fino all’ultimo non sapevamo come poterla arrangiare e sembrava non funzionare – racconta il chitrrista Joe – poi l’abbiamo cambiata completamente ed ha assunto un ruolo centrale per l’intero album, anzi lo ha completamente cambiato, senza questo brano non sarebbe stato lo stesso“.

Nothing But Thieves – Foto: Jack Bridgland

I Nothing But Thieves arrivano a Moral Panic dopo anni di rischi, sperimentazioni e cambiamenti radicali, definendo questo nuovo progetto come un nuovo capitolo della loro musica. La chiave del loro successo è proprio quella di spingersi oltre i limiti e oltre la loro comfort zone, cercando costantemente il brano più fresco e meno ripetitivo possibile. Un approccio irrinunciabile in quella che loro stessi definiscono “l’era musicale della playlist”, in cui l’ascolto distratto e atomizzato la fa da padrone, e la prima impressione è quella che conta.

“Dopo mesi indubbiamente difficili – dice Philip, il bassista – siamo fortunati di poter spezzare la monotonia grazie al lancio del disco e agli appuntamenti promozionali, anche se ci manca davvero tanto suonare per i nostri fan“. Nella trepidante attesa del ritorno della musica live, un piccolo assaggio di quello che (incrociando le dita) sarà il tour della band nel 2021 si potrà avere virtualmente il 28 e 29 ottobre, giorni in cui i Nothing But Thieves terranno i tre livestream “Live from the Warehouse”, con tre fusi orari diversi e altrettanti set tra nuovi brani, “vecchi” successi e cover.

“È stato bello avere tempo per fermarci, riscoprire noi stessi, e tutte queste cose…” ci dice quasi ironicamente la band, “ma ora siamo davvero pronti per ricominciare, e non vediamo l’ora di poter ritornare sul palco”.

Moral Panic è un disco che ti apre gli occhi e chiede coraggio. Nella sua combinazione di riff drammatici e testi rivelatori, esplora una profondità nell’arte che fin dal primo ascolto diventa un’esperienza catartica, emozioni che il pubblico vuole espiare condividendo presto con la band questo “panico” dal vivo.

Written By

Ho 25 anni, vivo a Milano, faccio cose (tante, diverse) nel mondo dell'arte, a volte scrivo di musica e più spesso la fotografo.

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