Si ritorna sempre sul luogo del delitto. Ormai lo sappiamo. E Fiorella Mannoia non si sottrae a questo comportamento. Ad un anno esatto da Semplicemente Fiorella con cui l’artista romana ha festeggiato il suo 70esimo compleanno, eccola nuovamente là, in quello splendido luogo che sono le Terme di Caracalla, per un’altra doppietta di serate evento, cariche di ospiti ed emozioni.
La giornata afosa che ha fatto da scenografia al quotidiano di romani e non, si è trasformata in una serata dolce e ritemprante. Sono quiete e bellezza che respiro nel sito archeologico, mentre contemplo lo splendido palco con gli innumerevoli strumenti posizionati elegantemente. Anche loro, come me, sono in attesa dell’arrivo dei maestri e della padrona di casa, che insieme daranno vita allo spettacolo. La sensazione è quella del tempo che si ferma, nutrito solo di un lieve sottofondo strumentale. Il vociare delle persone che man mano prendono posto, mi riporta al 4 giugno 2025.
É tutto perfetto quando, poco dopo le 21.00, vediamo popolarsi la scena, con l’ingresso dell’Orchestra Sinfonica Saverio Mercadante di Altamura, oltre ad una super band e il maestro Valeriano Chiaravalle. Infine lei, completo pantalone bianco e gilet. Splendente, ci irradia della sua luce.
L’evento prende il via con un trittico Sanremese: Caffè nero bollente (era il 1981…tanto tempo fa! commenta Fiorella che durante la serata ironizzerà molto sui tempi passati), per poi avanzare di poco negli anni, con Come si cambia, il cui inizio vede come protagonisti solo voce e archi, combo che esalta la poeticità del brano. A completare il tris, la contemporanea Mariposa dalle tinte latine, rese ben robuste dall’arrangiamento orchestrale.
La serata, come la precedente, è un susseguirsi di ospiti e di occasioni o luoghi da celebrare.
Si inizia con due donne, rappresentanti di differenti generazioni di artiste. Sto parlando di Loredana Bertè, che con Rose Villain e la stessa Mannoia ricordano i 30 anni senza Mimì con Almeno Tu nell’universo. Struggente, graffiante, carica di rabbia di vita. Un plauso a Rose Villain che ha saputo fare suo un pezzo tanto magnifico quanto importante, che avrebbe potuto creare una sorta di soggezione. In merito a Loredana… resta sempre e comunque la donna e artista pazzesca che siamo ritornati a conoscere negli ultimi anni, e che a Caracalla ci ha strappato il cuore e fatto scattare in piedi per la prima e unica standing ovation del live, grazie all’esplosiva Sei bellissima.

Oltre alle canzoni, iconiche, diversi gli spunti di riflessione. Una tra tutte quella sul ruolo degli interpreti e sull’importanza di continuare ad interpretare i brani in particolare di artisti che non ci sono più, per mantenere in vita quelle canzoni e i loro creatori. E tutto quel patrimonio artistico che è la musica italiana, da passare di generazione in generazione.
La tensione dei sentimenti in Io vivrò (senza te) di Lucio Battisti è palpabile.
Giovanna D’Arco cantata da una Mannoia con le braccia unite dietro la schiena a ricordare la Pulzella d’Orléans, mentre luci chiare proiettano forme irregolari sui propilei del Calidarium e la voce risuona tra spazi e pietre millenarie, è di fortissimo impatto, da brivido, struggente.
La simpatia di Alessandro Siani e il ritmo scanzonato di Rossetto e caffè di Sal Da Vinci con il tributo a Napoli per i suoi 2500 anni di età, fanno nascere sorrisi anche su pietre millenarie.
Roma non è solo la città eterna o la città dell’amore. Se si parla di Roma, l’associazione con Antonello Venditti è naturale, perché è colui che ha cantato almeno un momento della vita di tutti noi. Impeccabile, raggiunta la nostra padrona di casa, si alternano sulle strofe di Che fantastica storia è la vita, da respirare a pieni polmoni.
Il pubblico è presente, sempre. Forse trattenuto a volte nei tributi (probabilmente siamo seduti troppo comodi), ma è concentrato e partecipa con calore ad ogni esibizione. Un elogio a tutti noi è per Margherita di Riccardo Cocciante, resa ancora più drammatica grazie al reciproco sostegno tra piano e violini, profonda, e cantata a piena voce da tutti i presenti.
I duetti con Diodato su Fai Rumore, Tiromancino con una resa uptempo di Due destini, e Raf con Cosa resterà di questi anni ‘80 ed il groove tipico di quel periodo, ci portano verso la seconda parte del live.
Diversi sono i temi su cui Fiorella Mannoia, nel tempo, ha apertamente espresso il suo pensiero e la sua posizione. Con azioni concrete e con argomentazioni, tanto rigorose quanto rispettose verso tutti. É un passaggio di Beppe Fiorello che omaggia Andrea Camilleri ad introdurre un tris di brani che esaltano il coraggio, la vita e la disobbedienza, vista, talvolta, come un dovere:
Sono i disobbedienti che hanno fatto evolvere l’umanità, in tutti i campi: nella scienza, nella medicina, nell’arte, nella musica. Sono sempre stati loro che hanno fatto fare un passo avanti al nostro progresso. Noi abbiamo un solo dovere. Il dovere di obbedire solo alla nostra coscienza. Quando la nostra coscienza ci dice che qualcosa non è giusto, che verso qualcosa ci dobbiamo ribellare, disobbedire diventa un dovere.
Ci immergiamo ne Il peso del coraggio, Disobbedire, Che sia benedetta. Gli applausi, che partono spontanei a sottolineare alcuni passaggi, sono intervallati da un silenzio ecclesiale, che sento come una piena connessione tra palco e platea. Anche questo è un potere della musica: quello di farci fermare e riflettere. Su noi stessi, sulle nostre azioni e su quello che ci circonda. E ci dà gli strumenti, talvolta, per meglio mettere a fuoco quello che vogliamo essere e vogliamo dare agli altri. E anche vogliamo ricevere. La grandezza di Fiorella non sono solo la voce, l’eleganza, la presenza scenica, ma anche l’intelligenza e il saper argomentare sempre in maniera misurata, educata, ma al contempo forte e decisa, senza se e senza ma.
Dall’introspezione de I pensieri di Zo con Fabrizio Moro, alla simpatia di Brunori Sas ed il duetto su Dio è morto di Francesco Guccini (e scopro ora che era un brano molto amato da Papa Paolo VI che lo aveva definito come una canzone che esorta alla pace) si arriva all’ultimo ospite, Michele Bravi, con la sua preziosità e il brano Maneggiami con cura
Immancabile Sally, che fa scendere le ultime lacrime rimaste. Sul finale un altro pensiero, importante e fondamentale, ad introdurre Combattente, dedicata a tutte quelle sorelle che sono state private della possibilità di combattere. Un tema abominevole, quello dei femminicidi, che vede Mannoia in prima linea, con Una, Nessuna, Centomila e con il divulgare, dal palco, l’importanza di un cambiamento culturale e dell’educazione affettiva.
Per gli ultimi saluti, tutti sotto palco per l’abbraccio usuale rappresentato da Quello che le donne non dicono, seguito dal ritmo coinvolgente de Il cielo d’Irlanda. Si conclude con Il disertore, cantato solo voce a cappella.
Quasi 3 ore di spettacolo letteralmente volate in un alternarsi di differenti sapori della vita. E nonostante alcune consapevolezze e prese di coscienza siano tutt’altro che facili, è leggerezza e pace quella che provo sulla strada del ritorno. Ed anche un grande senso di gratitudine.
Le emozioni, l’energia e le riflessioni che Fiorella da decenni porta sui palchi sono un bel luogo in cui ritrovarsi e ricongiungersi. Con noi stessi e con gli altri.
FIORELLA MANNOIA – La scaletta del concerto alle Terme di Caracalla (4 giugno 2025)
Caffè nero bollente
Come si cambia
Mariposa
Almeno tu nell’universo (con Loredana Berté e Rose Villain)
Sei bellissima (solo Lorendana Berté)
Io vivrò (senza te)
Giovanna D’Arco
Tu si ’na cosa grande (con Sal Da Vinci)
Rossetto e caffè (con Sal Da Vinci)
Che fantastica storia è la vita (con Antonello Venditti)
Messico e nuvole
Margherita
Fai rumore (con Diodato)
Due destini (con Tiromancino)
Cosa resterà di questi anni ’80 (con Raf)
Il peso del coraggio
Disobbediente
Che sia benedetta
I pensieri di Zo (con Fabrizio Moro)
Dio è morto (con Brunori Sas)
Maneggiami con cura (con Michele Bravi)
Sally
Combattente
Quello che le donne non dicono
Il cielo d’Irlanda
Il disertore
