Articolo di Jennifer Carminati | Foto di Luca Moschini
Sono iniziati mercoledì 24 aprile 2024 dall’Hiroshima Mon Amour di Torino i festeggiamenti per i 30 anni di carriera dei Tre Allegri Ragazzi Morti.
Musica, teatro, incontri, mostre, happening, talk, conferenze, clubbing sono gli elementi che caratterizzano gli oltre 30 anni di storia anche del locale torinese; una storia che si intreccia con quella della nuova musica italiana e internazionale, del teatro comico, dello storytelling 2.0, dei nuovi artisti che qui trovano spazio per esibirsi.
Spettacoli dal vivo e intrattenimento, senza limiti di genere e rivolti ad un pubblico eterogeneo, come quello presente questa sera, non sono pochi infatti i bambini e i giovanissimi in generale, per il sold out dei Tre Allegri Ragazzi Morti che canteranno, suoneranno e balleranno per noi “l’incredibile spetacolo de la vida l’incredibile spetacolo de la muerte“.
I TARM sono, senza dubbio, una delle migliori band italiane in circolazione della nostra scena musicale degli ultimi 30 anni, e non lo dico solo io da grande fan che li segue sin dall’adolescenza, ma è un dato di fatto, e basta partecipare ad un loro concerto per rendersene conto.
Praticamente una garanzia assoluta, difficilmente deludono le aspettative, anzi, a memoria direi che non hanno mai mancato un solo colpo tutte le volte che hanno deciso di mettere in moto quella macchina compositiva fatta di un mondo spesso immaginario, altre volte dannatamente reale, che va avanti dal 1994.
L’attesa per la sottoscritta e non solo era tanta per questa serata ed eccoli, alle 22.15 in punto, arrivare sul palco accolti da un boato di entusiasmo collettivo: Davide, Enrico e Luca ed il fido Andrea ad accompagnarli con la sua chitarra. Il gruppo così composto darà vita ad un set lungo ben ventotto pezzi che pescherà un po’ da tutta la loro discografia, che con Garage Pordenone raggiunge il traguardo della prima decina.

Iniziano di slancio, con la corale Mai come voi, perché in fondo la musica, quella suonata come solo loro sanno fare, è un qualcosa che rende unici, non lo pensate pure voi?
E a mantenere uno sguardo carezzevole sui più deboli e i diversi, ci pensa il ritmo allegramente pop di Il principe in bicicletta (La canzone della cameriera).
Caratteristica imprescindibile della band, che le ha permesso di conquistare un pubblico affezionatissimo ed eterogeneo per fasce di età, è il loro approccio onesto e sincero alla musica, che appare evidente nei numerosi siparietti divertenti che Davide intrattiene con i fan: un rapporto quasi viscerale quello fra Toffolo e il suo pubblico, sentitamente vero, sempre più raro da vedere al giorno d’oggi.

Ad esempio, quando Davide sul finale grida “La vita è cattiva ma non l’ho inventata io, il concerto è finito” con pronta risposta del pubblico, un “vaffanculooo” che è d’obbligo urlare con fare altrettanto scanzonato e liberatorio.
Chi li conosce lo sa bene, i TARM spaziano da un ritmo all’altro con una maestria davvero invidiabile. Ogni canzone è un pezzo a sé, una perfetta rappresentazione musicale del pensiero della band, e vorrei citarle tutte, ma non posso.
Occhi bassi rappresenta sempre un pugno ben assestato allo stomaco per l’adolescente rimasto nascosto in ognuno di noi, anche dopo averla sentita decine e decine di volte, l’effetto è sempre lo stesso.
Per poi passare alla solo apparentemente leggera come una filastrocca Ho’oponopono, primo singolo estratto dall’ultimo lavoro in studio con un testo ironico e un ritornello che sembra più un mantra di rapido appiglio.
C’è tempo anche per il R’n’R più sostenuto di Abito al Limite, che raramente ho sentito in sede live, come anche la rapidissima Batteri.

In questa grande città (La prima cumbia), una ballata alla Manu Chao sulla capitale ben vestita che è Milano, è cantata da Davide con indosso una sorta di maschera piumata rossa e ci fa immergere nei ritmi di una vera e propria cumbia peruviana.
Il mondo prima, cantata a squarciagola da tutti, come del resto tutte le altre canzoni stasera, ma forse un pochetto di più, è un vero e proprio inno alla bellezza della vita in ogni sua fase e rappresenta uno dei loro intramontabili cavalli di battaglia.
“La musica sai che cos’è? è la sola cosa vera che resta” questo ripete Davide più volte prima di regalarci una bellissima versione semi-acustica di La sola concreta realtà, a mio parere miglior brano del loro ultimo album insieme a Robot rendez-vous, con cui si pigia ulteriormente sul pedale dell’intensità emotiva.
Pochissimi minuti fuori dal palco ed ecco tornare Davide travestito da El Tofo, il suo personaggio iconico tanto quanto le loro mascherine, che ci invita ad eseguire qualche minuto di estenuanti esercizi chiamati “l’occhio vede, la mano fa” che nel “vaffanculo” generale ci introducono a La mia vita senza te, a ricoprire di glassa le ferite dell’adolescenza forse mai rimarginate del tutto.
Sulle note di Ogni adolescenze e Mio fratellino ha scoperto il rock and roll, ed i suoi 22 anni sempre fuori control , viene voglia a tutti davvero di saltare e ballare a ritmo, nell’entusiasmo generale venutosi a creare sin da subito questa sera e oramai a livelli altissimi.
Del resto, anche Francesca ha gli anni che ha, non è certo da meno, e un certo clima di allegria nostalgica ci invade tutti, dai più ai meno giovani qui presenti.
Arriva sul finale la delicatezza de I Cacciatori, uno dei tanti splendidi testi dei TARM, che riescono ad essere sempre in equilibrio fra poesia struggente e leggerezza.
Un’ora e mezza di concerto, una carrellata di brani vecchi, nuovi e vecchissimi, come 1994, Si parte e Fortunello.
La chiusura è stata affidata come sempre a La tatuata bella, definito da Toffolo come un canto popolare anarchico friulano, anche se scritto da loro, coinvolgendo in un crescendo finale tutti i presenti nel cantare senza accompagnamento musicale ma solo con l’ausilio della propria voce e di quella di tutti noi in coro, per un’ultima volta questa sera.

I TARM si sono confermati ancora una volta un gruppo solido, che non ha mai avuto un momento di cedimento in questa carriera lunga tre decadi, che trasmette tranquillità, che ti fa vivere la musica con estrema serenità, divertendo ed emozionando allo stesso tempo.
Dietro le loro iconiche maschere non c’è un’altra faccia, non c’è ambiguità alcuna, sai benissimo cosa aspettarti da loro: solo musica fatta con passione e gioia nel cuore e un immaginario di personaggi pieni di umanità, in cui tutti noi ci ritroviamo.
E i meritatissimi e lunghissimi applausi finali, come a non volerli farli andare via da noi, sono anche per questo. L’ennesima dimostrazione di affetto e gratitudine verso una band per cui il tempo sembra non passare mai, da trent’anni presenti nella scena musicale italiana, che definirla indipendente per loro ormai è certamente riduttivo.
Forse i Tre Allegri Ragazzi Morti riusciranno a non fare invecchiare mai almeno una parte di me, anche se pochi giorni fa ho compiuto 41 anni, essere ad un loro concerto mi riporta indietro nel tempo, come fossi in un’eterna adolescenza, ma è solo una piacevole sensazione di déjà-vu.
Di certo, con le loro canzoni, continueranno a farmi pensare e riflettere, ma anche sorridere e divertire.
“Grazie moltissime” ai TARM per questo “incredibile spettacolo de la vida, incredibile spettacolo de la muerte” che portano in giro da 30 anni con il loro personalissimo immaginario e le loro canzoni da sempre un misto di allegria e malinconia, di ironia e rabbia.
Non sono solo canzonette, mai lo sono state e mai lo saranno per questo gruppo che ha segnato in maniera indelebile la storia della musica indipendente italiana e che celebra egregiamente i 30 anni di carriera con questo tour ed un nuovo album Garage Pordenone, di cui vi invito a leggere la mia recensione a questo link.
Una delle poche certezze della nostra scena musicale.
Ci rivediamo presto, ai tre giorni del MI AMI Festival, dal 24 al 26 maggio a Milano: un concerto ogni sera, ognuno dedicato a un decennio della loro carriera.
lo vi voglio bene, moltissimo.
Bacini & Rock’n’Roll a tutti.
Clicca qui per vedere le foto di Tre Allegri Ragazzi Morti in concerto all’ Hiroshima Mon Amour di Torino (o sfoglia la gallery qui sotto).
TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI – La scaletta del concerto all’ Hiroshima Mon Amour di Torino
Mai come voi
Il principe in bicicletta (la canzone della cameriera)
Occhi bassi
Calamita
Ho’oponopono
La ballata delle ossa
Puoi dirlo a tutti
Mi piace quello che è vero
1994
Si parte
Quindici anni già
Fortunello
Batteri
Abito al Limite
Robot rendez-vous
Che cosa hai visto tu?
In questa grande città
Voglio
Greta la bambina
Il mondo prima
La sola concreta realtà
La mia vita senza te
Ogni adolescenza
Mio fratellino ha scoperto il rock’n’roll (Art Brut cover)
Francesca ha gli anni che ha
La faccia della luna
I cacciatori
La tatuata bella
