Foto di Matteo Scalet – Articolo di Margherita Valentini
Sabato 15 Agosto
Budapest si sveglia dal torpore della notte con i consueti suoni che accompagnano le mattine del festival; la musica disco del baracchino della colazione continentale, i suoni disarmonici dei soundcheck sui palchi ed il cicaleccio delle code ai bagni. L’aspetto dei szitizens comincia a tradire la fatica e la mancanza di sonno, ma il sorriso non smette di segnare i volti.
Il mio umore è particolarmente allegro, mi sento riposata e tra poche ore potrò ascoltare i Fast Animals and Slow Kids e avere risposta a qualche domanda che mi frulla in testa sulla loro musica. Parliamoci chiaro, le domande non alloggiano nella mia mente da molto, sono state scientemente elaborate e studiate dal momento in cui ho saputo che avrei potuto intervistarli, ma resto molto curiosa di conoscerli e di parlare con loro.
14.15 Fast Animals and Slow Kids. Il soundcheck è stato rapidissimo, ma il suono sembra da subito molto buono. Il pubblico è, come prevedibile, prevalentemente italiano, ma non mancano gli spettatori stranieri. Il clima è caldo e coinvolto, il pubblico canta ogni canzone proposta. Un vero successo (clicca qui per leggere la nostra intervista alla band di Perugia).
Il programma della giornata è meno incalzante rispetto agli altri giorni, così mi permetto di girare senza meta l’isola, cercando di vivere gli aspetti più goderecci del festival. La spiaggia è gremita di persone che cercano refrigerio nell’acqua del Danubio, che prendono il sole, che fanno conoscenza. L’ Art Zone mi conquista. C’è chi si fa tatuare, chi dipinge le scarpe, chi si fa fare acconciature folli, chi lavora il legno, è un turbinio di piccoli mondi. Sulle strade, oltre che gli innumerevoli chioschi che vendono cibo e bevande, ci sono degli stand, dove si può parlare di prevenzione del cancro, di lotta alla droga, di religione. Ogni spazio dedicato a questi temi è stato utilizzato, ognuno. Sono sincera, a me sembra impossibile che ad una manifestazione così si trovi il tempo per questo genere di argomenti (anche perché io sono pigra e non li sfrutterei di sicuro); invece pullula di avventori anche il banco dell’alimentazione sana. Passo davanti al ‘Before I die’ dove ciascuno può scrivere cosa vorrebbe fare prima di morire. Qualcuno vuole fare sesso, altri vogliono viaggiare, altri trovare Dio e altri ancora vogliono solo divertirsi. Un muro di sogni, che vengono affidati alla memoria ogni sera, con un colpo di spugna.
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Con gli occhi ancora pieni di arte, di sogni e di stupore mi trovo alle 19.30 al Main stage. Major Lazer occupa il palco. Di fatto ML è un progetto musicale di dancehall e musica elettronica. I Dj hanno collaborato con tantissimi artisti, come Snoop Dog, No Doubt, Ellie Goulding e molti altri. Sinceramente è un genere musicale che non conosco molto bene e non mi sento sufficientemente competente per fare un’analisi tecnica dell’esibizione; quello che mi sento di dire, però, è che hanno davvero spaccato. Vi invito ad andare ad ascoltarli, anche dal vivo, perché a differenza di quello che fanno solitamente i DJ, loro sono riusciti a creare una comunicazione forte con gli spettatori, me compresa.
Resto al Main stage per ascoltare i Kings of Leon. Aprono con Supersoaker, prima traccia dell’ultimo album, Mechanical Bull, rilasciato nel 2013. Convincono da subito. I più nostalgici non possono non apprezzare una superba interpretazione di The Bucket, dall’album Aha Shake Heartbreak. Eseguita esageratamente bene anche Family Tree. Concerto strabiliante.
Alle 23.45 mi trovo per caso al palco A38, dove si esibisce Paloma Faith. Artista non compresa nel mio sacrificato programma, ma che guadagna una nozione di merito per aver condotto un concerto veramente notevole. Potente.
Mi godo l’intero spettacolo, totalmente inconsapevole di ciò che sarebbe capitato di lì a poco alla Telekom Arena. Era mia precisa intenzione presenziare alla performance di Alesso, all’ 1.00, ma mi è stato impossibile, poiché un’orda (non esagero, un’orda) di persone ha assalito lo Stage e più della metà del pubblico è desolatamente rimasto fuori. Io ero tra quell’abbondante metà. Mi sono rassegnata a malincuore e ho trovato consolazione, ancora una volta, nel cibo e nella pàlinka. Amen.
Scaletta Kings of Leon
Supersoaker
Taper Jean Girl
Fans
Family Tree
Mary
The Bucket
Closer
The Immortals
Knocked Up
Pyro
Temple
Radioactive
Molly’s Chambers
Don’t Matter
On Call
Notion
Cold Desert
Use Somebody
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Crawl
Black Thumbnail
Sex on Fire