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SAXON + Diamond Head: il racconto e le foto del concerto di Milano

Articolo di Jennifer Carminati | Foto di Lara Bordoni

I leggendari Saxon hanno finalmente lasciato che il loro inconfondibile heavy metal tuoni di nuovo nelle sale da concerto. Il loro “Seize The Day World Tour” per l’unica data italiana fa tappa all’Alcatraz di Milano, in questo lunedì di metà ottobre. A rendere imperdibile questo evento per i fan del metal classico, uno special guest d’eccezione come i grandissimi Diamond Head, un’altra delle colonne portanti del genere NWOBHM. 

La New Wave Of British Heavy Metal ha avuto le sue origini negli anni ’70 e ’80 e uno dei gruppi più importanti e più influenti sono senz’altro i Diamond Headpunta di diamante (scusate il gioco di parole) di quella generazione di artisti che ispirarono il sound di tanti loro colleghi negli anni a venire. La serata inizia puntuale alle h 20, con il gruppo di Stourbridge che sin da subito attira uno scarso interesse da parte del pubblico presente in maniera copiosa già ad occupare le prime file.  La band si mostra complice, nonostante di membri originali siano rimasti solo Brian Tatler alla chitarra e Karl Wilcox alla batteria, mentre gli altri son più “recenti” ingressi. Si parte con “The Prince” tratto dal loro debutto discografico ‘Lightning to The Nations’ pubblicato nell’ottobre 1980 e dal quale ci proporranno altri quattro brani questa sera sugli otto in tracklist. I Diamond Head ci provano a coinvolgere i metalhead con quelle gemme che hanno arricchito la storia del metal, dando spazio al nuovo corso con un piccolo gioiellino dal titolo “The messenger” dall’ultimo album ‘The Coffin Train’ del 2019, dimostrando che lo smalto è ancora quello di un tempo.

Brian Tatler mette in mostra tutta la sua esperienza facendo vibrare i nostri cuori con le note estratte dalla sua chitarra ma anche il singer Rasmus Bom Andersen non è da meno, si immerge appieno in quelle sonorità che risuonavano nei padiglioni auricolari di molti dei presenti quando lui non era ancora nato, e nonostante la sua giovane età interpreta alla perfezione pezzi come “Helpless”, “In The Heat of The Night” o “Lightning to the Nations” aggiungendo quella giusta dose di drammaticità vocale proprio come nei brani originali. Peccato che i metallari vecchio stampo, presenti per la maggior parte questa sera, non amano le novità né i cambiamenti di lineup, si sa, e vedere interpretare questi pezzi storici da un ragazzo dell’84, non è cosa gradita, è palese; ci prova e riprova ad incitare e coinvolgere il pubblico ma con scarsi risultati e se ne rendo conto perché spesso e volentieri sembra indietreggiare sul palco, falsi da parte quasi, e lasciare la scena alle vere punte di diamante che ancora brillano come una volta. Lasciano sul finale quello da tutti considerato a buon ragione il loro capolavoro, “Am I Evil?”. Un’esplosione di energia invade la sala e fomenta finalmente tutti i presenti che si scatenano in cori e pogo selvaggio per questo brano reso internazionale grazie alla cover che ne fecero i Metallica, riproponendola come B-side del loro singolo “Creeping Death” nel 1984. Pur non avendo forse mai ottenuto il meritato successo, i Diamond Head sono una band di culto del genere NWOBHM e son sempre rimasti nei cuori di tutti i veri metallari e lo hanno dimostrato questa sera regalandoci uno spettacolo spassoso e allo stesso tempo impeccabile nella tecnica. Dopo circa 45 minuti ci salutano con affettuosi e ripetuti ringraziamenti mentre tutti stiamo ancora ripetendo: “Am I evil? Yes, I am”.

La sala, nel frattempo, si è andata pian piano riempiendo a metà e sono molte le presenze quando arriva il momento di accogliere sul palco gli headliner della serata. “Enter sandman” dei Metallica in sottofondo termina, si abbassano le luci e quando si riaccendono la scenografia principale si rivela nella sua interezza: muro di amplificatori Marshall, mega telo rosso con la scritta gialla a ricordarci chi sono e il nome del tour e sotto la batteria troneggia a caratteri cubitali il titolo del nuovo album che stanno portando in giro in questo 2022 che li ha visti già passare in terra nostrana quest’estate al Rock in the Castle, in quel di Villafranca di Verona, insieme ad altre vere e proprio leggende dell’Heavy Metal. Ma siamo ben felici di rivederli a così stretto giro questa sera qui all’Alcatraz, in via Valtellina a Milano. La macchina del fumo inizia a sbuffare e rendere invisibile quanto capita sul palco, l’intro si interrompe improvvisamente ed ecco apparire, come per magia , i Saxon, che partono subito con l’intesa “Carpe Diem“, nata durante il covid e dopo un attacco di cuore di Biff, due situazioni estreme che hanno sicuramente influito sulla stesura del loro ventrieesimo album. Monito per tutti quanti a non rimandare nulla a domani e cogliere l’attimo, sempre, a partire da ora apprestandoci a vivere un lungo viaggio a ritroso nel tempo e riassaporare quelle sonorità che hanno segnato un’epoca.  Dall’ultima loro fatica in studio verranno eseguiti altri tre pezzi, la cadenzata spaccaossa “Age of Steam”, la potente “Dambusters” e la classica “The pilgrimage”, semi-ballata condita da riff e assoli avvincenti e immediatamente memorizzabili, caratteristiche queste che normalmente collidono ma che i Saxon sono sempre riusciti a far coesistere in maniera assai efficace. I vecchi leoni britannici sanno benissimo cosa devono fare per accendere gli animi dei fan e non mancano di snocciolare tutti i loro conosciutissimi hit classici, da “747” cantata a squarciagola al manifesto dell’heavy metal mondiale “Heavy Metal Thunder” passando per “Dallas 1 PM”, vero e proprio capolavoro del genere NWOBHM. Byford in forma strepitosa è il solito istrione, la sua eleganza e carisma conquistano inevitabilmente il pubblico.

Certo, il fatto che confermi di avere un’ugola d’oro e canti come se il tempo non fosse mai passato non fa che aumentare il godimento di una performance di altissimo livello. La coppia d’asce Quinn/Scarratt squarcia l’aria con la classe e la maestria che è propria dei grandi professionisti, mentre Glockler si danna dietro alle pelli radendo al suolo i muri del locale milanese. L’entusiasmo sale alle stelle sui cori di “Wheels Of Steel”, cavallo di battaglia indiscusso col quale chiudono la prima parte. Ma prima di congedarsi per qualche minuto, è il momento dell’immancabile selfie e video dal palco da parte di Byford, smartphone con cover rosso fuoco in mano e via a riprenderci, perché ci tiene a far vedere, tramite il suo account FaceBook, in tutto il mondo, il fantastico pubblico italiano accordo questa sera a rendere loro onore e merito. Per il piacere di tutti, più o meno vecchietti metalheads qui presenti, la grande serata in loro compagnia dei Saxon si conclude con due loro autentiche pietre miliari: il classicone elettrizzante “Denim And Leather” e “Princess Of The Night”, corredata dal solito siparietto durante il quale Biff blocca il riffing iniziale del chitarrista Paul Quinn per poi lasciarlo scatenare liberamente. C’è tempo anche per autografare un giubbotto lanciato sul palco e restituirlo al legittimo proprietario, che siamo sicuri farà ben tesoro di questo cimelio storico, con l’invidia di molti altri che avrebbero voluto fare lo stesso.

I nostri non hanno mai ceduto di un millimetro, offrendoci quasi due ore intense di musica di alto livello; salutano il pubblico, tra i cori, gli applausi e i consensi di tutti e si inchinano persino di fronte a noi come segno di estrema riconoscenza per l’affetto e il calore ricevuto in questa notte milanese appena conclusa.

Da più di quarant’anni la band inglese ci propone la sua formula monolitica e riconoscibile, per cui se dovessi descrivere il concetto di coerenza nell’ambito della musica metal, potrei tranquillamente farlo con una sola parola: Saxon. La buona musica non ha età nè una data di scadenza, e ce lo hanno ricordato la potenza e l’energia sprigionatesi in queste ore immerse totalmente in quel metal classico spesso erroneamente bistrattato in favore di quello che possiamo definire new metal. Sono certa che le tre generazioni di fan presenti questa sera all’Alcatraz son state tutte accontentate e se ne torneranno a casa più che soddisfatte, come la sottoscritta.

L’Aquila Britannica continua a volare alta nei cieli dell’Olimpo dell’Heavy Metal e se ne guarda bene dall’ abbassarsi di quota. 

Chapeau.

Clicca qui per vedere le foto dei Saxon in concerto a Milano o sfoglia la gallery qui sotto

Saxon

SAXON – la scaletta del concerto di Milano

  1. Carpe Diem (Seize the Day)
  2. Sacrifice
  3. Age of Steam
  4. I’ve got to rock (to stay alive)
  5. Dambusters
  6. The thin red line
  7. Living on the limit
  8. Dallas 1 PM
  9. Heavy metal thunder
  10. Broken heroes
  11. Black is the night
  12. Metalhead
  13. And the bands played on
  14. Wheels of steel

Encore 

  1. The pilgrimage
  2. 747 (Strangers in the night)
  3. Solid ball of rock

Encore 2

  1. Denim and leather
  2. Princess og the night
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2 Comments

2 Comments

  1. simone

    12/10/2022 at 19:35

    the beast

  2. Saverio

    13/10/2022 at 00:39

    Bellissima serata, intramontabili🤟

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