Dopo un sabato provante arriva la seconda giornata al Pinkpop Festival 2017. Nella maggior parte dei casi, per un festival musicale, la domenica coincide con la giornata conclusiva. Non qui in Olanda dove per tradizione, lo storico ideatore ed organizzatore del festival Jan Smeets, sceglie sempre la concomitanza con il weekend della settimana di Pentecoste, che quest’anno termina di lunedì.
Oggi i concerti cominciano prima e quindi già per le 12 sono sotto le mani degli scrupolosi controlli di sicurezza, che cercano in ogni tasca delle mie borse piene di attrezzatura…cibo e bevande. Passato indenne l’orco cattivo, faccio in tempo a tirare fuori le mie fotocamere, che subito sotto il Brighlands Stage si esibirà un piccolo pezzo di Italia. Il “nostro” Jack Savoretti, infatti, aprirà la seconda giornata accompagnato dalla sua band e dall’inseparabile sciarpa rossoblù che ricorda il suo cuore genovese, nonostante sia nato in terra britannica. Ed è numeroso il pubblico al seguito del ragazzo londinese, che sarà in tour fino a fine ottobre toccando i maggiori paesi europei, con quattro date nel nostro paese la penultima settimana di luglio.
Dopo Savoretti il mio percorso mi porta sul Main Stage che aprirà la giornata con il bravissimo irlandese Gavin James, che torna al festival olandese dopo l’esibizione in acustica dell’edizione 2015. Questa volta sul palco grande arriva accompagnato dalla sua band. Oltre al colore dei capelli, anche il suono ricorda quel Ed Sheeran che da queste parti fa sempre stragi, e quindi il pubblico partecipa alla grande accompagnando il rosso irlandese con molto entusiasmo. Il suo sound pop di James ci accompagna fino a poco prima delle 15 quando sul 3FM stage sarà la volta di James Arthur, per me una delle sorprese della giornata. Vincitore di X Factor UK nel 2012, il quasi trentenne del North Yorkshire, che sicuramente avrete già sentito con la sua Say You Want’s Let Go. Il brano, dalla pubblicazione a settembre 2016 ha raggiunto il primo posto in classifica in numerosi paesi europei, tra cui l’Olanda, ed infatti sono tantissimi a riempire il prato ed a partecipare ad una setlist carica di sonorità che vanno dal pop-rock, passando per il folk fino ad arrivare all’ R&B. Davvero un artista interessante che purtroppo, come capita spesso nel nostro paese, abbiamo ascoltato poco. Beh perché non recuperiamo ora?!
La carica di adrenalina che Arthur ci lascia dentro però è presto spenta da una non entusiasmante esibizione del quartetto irlandese dei Kodaline, che ricordavo molto più rock quando li incontrai proprio qui a Landgraaf nel 2014. Diciamo che come per i locali Kensington del giorno prima, anche loro non rimarranno nel libro dei ricordi di questa edizione.
Per fortuna dopo una pausa per riordinare gli scatti e le idee, oltre finalmente a mettere qualcosa nello stomaco, è giunto il momento di uno dei gig più attesi da parte mia di questa seconda giornata. Sul 3FM Stage ci attendono gli amatissimi Biffy Clyro. Per la quinta volta dal lontano giugno 2013 (suonarono in apertura dei Muse all’Olimpico di Torino, loro prima italiana), incontro il trio scozzese. Reduci anche dall’esibizione sanremese (seppur in versione succinta) si presentano sul palco puntuali alle 18.30 ovviamente rigorosamente a petto spoglio come il loro palco. Solo rock e gran voce per Simon Neil (con un pantalone rosa adatto alla situazione) che accompagnato dai fratelli James e Ben Johnston, regalano un’ora di pura energia alternata. Una delle cose per cui amo questi ragazzi è la dinamica delle loro produzione che passa da pezzi potentissimi, che anche dalla zona mixer dove mi sono piazzato per godermi lo show ti spostano le budella, a delicate melodiche ballate, che esaltano le qualità vocali di Neil. Nel nostro paese i Biffy sono amatissimi, tanto che torneranno per nell’ennesima volta anche nel 2017 a Collegno (TO) il 17 luglio ed il 18 a Rimini, mentre qui all’estero vengono sempre inseriti nella programmazione pomeridiana. Misteri dei mercati discografici. Purtroppo devo allontanarmi da loro prima della fine del set per superare il muro umano ed il lungo percorso che mi divide dal main stage dove un altro interessantissimo gruppo mi aspetta. Ecco la setlist dei Biffy Clyro:
Wolves of Winter
Living Is a Problem Because Everything Dies
Biblical
Howl
Who’s Got a Match?
Bubbles
Re-Arrange
That Golden Rule
Black Chandelier
Different People
Mountains
Animal Style
Many of Horror
Stingin’ Belle
Sul palco principale alle 19.30 è la volta degli Imagine Dragons, gruppo statunitense che non ha certo bisogno di presentazioni, per la prima volta al Pinkpop. La bad mi incuriosisce poiché la conosco solo attraverso i successi radiofonici, ma come sempre il live è una prova che non tutti riescono a superare agevolmente, ma non è sarà sicuramente questo il loro caso. Il quartetto del Nevada riporta quell’aria fresca e comunicabilità che tanto piace a me. Facce pulite, bei suoni seppure troppo pop per i miei gusti, e tanto coinvolgimento per il pubblico nonostante la distanza tra il palco e la prima fila sia davvero tantissima. Un Dan Reynolds al microfono, che si muove da un lato all’altro del cercando di stare più vicino possibile ai suoi fans e chiede loro una mano a causa di alcuni problemi fisici che lo torturano in questi giorni. Tra un pezzo e l’altro ci ricorda la cosa più importante è la partecipazione, l’unione delle genti al di là delle differenze di religioni, posizioni nella società, etnia o politica. Discorso molto toccante all’indomani dell’ultimo attentato londinese. E’ un peccato questa volta abbandonare il pit, ma rimango comunque in zona per godermi l’oretta dei ragazzi di Las Vegas che sulla super hit Radioactive salutano Landgraaf e presto saranno anche da noi (4 luglio Lucca, 10 luglio Verona). Ecco la loro setlist:
It’s Time
Gold
Whatever It Takes
Demons
Thunder
Amsterdam
Believer
Shots
Drum Solo
On Top of the World
Guitar Solo
I’m So Sorry
Radioactive
Si avvicina la sera e per il penultimo gig di giornata mi aspetta una scelta complicata perché sul 3FM stage ci sarà il rapper giamaicano Sean Paul, fresco visitatore del nostro paese, mentre sul Brighlands Stage sono attesi gli storici Rancid, icona punk rock statunitense con oltre 25 anni di carriera. Devo dire che entrambi i generi non sono tra le mie preferenze musicali, ed allora la scelta cade su genere che penso interesserà di più i nostri lettori. La band di Tim Armstrong sale sul palco alle 20.30 davanti ad un nutrito zoccolo di punk rockers (per la prima volta in cinque anni al Pinkpop vedo un crowd diving solitamente vietato da cartelli piazzati ovunque). Il volume è a decibel esagerati ed anche i tappi non riescono a far nulla. I 4 sembrano davvero scatenati, nonostante non siano più di primo pelo, ma si sa che lo spirito punk non guarda certo il calendario. Finito il mio dovere di fotografo però lascio la tenda rosa per iniziare a preparami per gli headliner della seconda giornata. Avremo modo di rivedere i Rancid all’I-Days Festival di Monza tra una settimana.
Poco prima delle 21.30 dal Main Stage iniziano a suonare le noti di Bohemian Rhapsody, che come consuetudine introduce le esibizioni dei Green Day nel Revolution Radio Tour (insieme a Blitzkrieg Bop e Il Buono Il Brutto Il Cattivo). La voce dell’immortale Freddy Mercury, accompagnata da un tramonto mozzafiato, dietro i nuvoloni che ci hanno minacciato tutto il pomeriggio, rende l’atmosfera magica, e seppur io non vado pazzo per Billie Joe e soci, mi faccio coinvolgere dall’atmosfera e per alcuni momenti perdo la professionalità, iniziando a cantare a squarciagola insieme alle altre decine di migliaia di voci in attesa. Quando partono i Ramones, ed è la volta del Drunk Bunny, il pubblico è già rosolato per bene per l’arrivo di Billie Joe, Treé Cool e Mike che con il sottofondo di Ennio Morricone lanciano questo attesissimo concerto. L’avvio è il solito, che già in gennaio abbiamo visto alle date italiane, ma sarà perché gli olandesi nonostante la loro nordicità sono parecchio folli, o forse per colpa del fumo passivo respirato durante il weekend, che qui ha profumi molto particolari, ma il clima è elettrico e tutto sembra più bello di quello già visto. Sulle note di Know You Enemy viene chiamato il solito prode primo partecipante dal pubblico, che dopo il duetto sul palco con Billie Joe, può tranquillamente lanciarsi sul resto del pubblico. Per me è il secondo pezzo questa volta il termine del mio lavoro, i ragazzi di Berkeley sono meno generosi di altri forse per via del “cinema” che producono nel primo pezzo. Il concerto si sviluppa sulla stessa linea del tour 2017, che li aveva visti in scena allo Ziggo Dome di Amsterdam a fine gennaio, forse motivo per cui oggi le partecipazioni del pubblico pare siano di 20.000 unità in meno rispetto al sabato. L’anticipo del festival al primo weekend di giugno l’ha fatto cadere in concomitanza di Rock in Park e Rock Am Ring, nella vicina Germania, che hanno forse tolto un po’ del solito pubblico tedesco presente. Ecco la setlist tulipana dei Green Day:
Bohemian Rhapsody
(Queen song)
Blitzkrieg Bop
(Ramones song)
The Good, the Bad and the Ugly
(Ennio Morricone song)
Know Your Enemy
Bang Bang
Revolution Radio
Holiday
Letterbomb
Boulevard of Broken Dreams
Longview
Youngblood
Hitchin’ a Ride
When I Come Around
Minority
Are We the Waiting
St. Jimmy
Knowledge
(Operation Ivy cover)
Basket Case
She
King for a Day
Shout / Dominated Love Slave / Always Look on the Bright Side of Life / (I Can’t Get No) Satisfaction / Hey Jude
Still Breathing
Forever Now
Encore:
American Idiot
Jesus of Suburbia
Encore 2:
Ordinary World
Good Riddance (Time of Your Life)
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Mentre raccolgo le mie cose dopo una giornata tutto sommato soddisfacente, penso già al giorno successivo, che avrà un fulcro a metà del pomeriggio grazie l’incontro con uno dei due artisti che ha segnato la mia adolescenza musicale.
Col sottofondo di “D’You Know What I Mean?” mi avvio cantando felice verso la mia dimora crucca, sognando già tanta buona musica e belle foto per il mio ed il vostro lunedì tulipano.
