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Reportage Live

L’impresa eroica degli HOLDING ABSENCE in concerto a Milano

Articolo di Umberto Scaramozzino | Foto di Nicolò Impallomeni

Gli Holding Absence tornano al Legend di Milano a poco più di un anno dal loro precedente passaggio nel Club di viale Enrico Fermi. Lo fanno con la consapevolezza che da quel 18 giugno 2022 a oggi, il loro pubblico italiano è quantomeno raddoppiato. Infatti non si annuncia il sold out, ma è una pura formalità, perché con gli ultimi biglietti venduti in cassa siamo al completo. Merito degli opening act di prestigio, i tedeschi Floya e gli australiani Thornhill, ma anche di una grande miscela di qualità, solidità e costanza che restituisce agli Holding Absence una prospettiva elettrizzante per il loro futuro.

Da inizio anno gli Holding Absence hanno tenuto più di cento concerti in più di cento città diverse sparse per il globo. Che i ritmi delle piccole band si siano alzati è ormai assodato da diversi anni, ma talvolta questo significa anche arrivare a punti di rottura che, per nostra fortuna, la band gallese raggiunge appena dopo lo show di Milano, cancellando quello successivo di Zurigo. Lucas Woodland lo annuncia, prima sui social e poi al microfono: «Mi sono svegliato molto malato stamattina, la mia voce è debole, ma farò del mio meglio».

Il gallese classe ‘94 è un piccolo eroe dell’alternative rock. Nonostante l’influenza che lo tormenta in modo piuttosto evidente, si divora il palco del Legend cantando, saltando e fendendo l’aria con calci e pugni come se da questa lotta contro nemici incorporei dipendesse l’esistenza stessa della sua band e della sua musica. Lotta per i suoi fan, che non lo lasciano da solo. Lucas invoca aiuto, loro rispondo: su alcuni brani, come Gravity, Wilt e Afterlife, le voci della platea sono talmente potenti da sovrastare pure il rullante di Ashley Green.

Un eroe, dicevamo. Per indole, modi ed energie Lucas sembra il nostro amichevole Spiderman di quartiere. Con quel sorriso e quell’ingenuità di chi compie imprese più grandi di lui. Purtroppo in vari frangenti lo sforzo immane richiesto dal suo modo di stare sul palco lo costringe a manifestare sofferenza e a giocare d’astuzia, con qualche trucco del mestiere che fa leva sul coinvolgimento del pubblico e sulla dinamicità dei pezzi in scaletta. A tal proposito: quelli nuovi, estratti da The Noble Art of Self Destruction sono tutti una bomba. Da Head Prison Blues a A Crooked Melody, passando per la sorprendente Her Wings. La transizione da False Dawn a Scissors poi è magistrale, tanto su disco quanto dal vivo. Si ha l’impressione di assistere alle prove generali di una rock opera, pensata forse con gli occhi sognanti per un futuro con palchi più grandi e produzioni che permettano alla fertile mente creativa di Lucas e soci di creare qualcosa di ancora più ambizioso.

A fine serata la conta dei brani in scaletta ci lascia orfani di In Circles – sembra ci sia una piccola maledizione con questa canzone, almeno in Italia – e di Honey Moon. Viste le condizioni del frontman c’è comunque da essere felici e anche grati, per lo sforzo fatto affinché la serata avesse ugualmente luogo. La riconoscenza verso l’Italia, che li ha fin da subito accolti con calore, è tangibile e manifestata con parole di grande affetto: «Siamo molto legati a questo Paese, vedere questo locale pieno è un sogno».

The Angel in the Marble chiude il concerto ed è talmente bella, intensa e viscerale da alzare in appena sei minuti la valutazione complessiva di tutto lo show. Porta con sé lo stesso prezioso insegnamento che fu di Wilt, qualche anno fa: non importa quante volte tu abbia le abbia ascoltate, alcune canzoni puoi dire di conoscerle davvero solo dopo averle vissute dal vivo. Dunque ciao The Angel in the Marble, piacere di conoscerti di nuovo e benvenuta in famiglia.

Clicca qui per vedere le foto degli Holding Absence in concerto a Milano o sfoglia la gallery qui sotto

Holding Absence

HOLDING ABSENCE – la scaletta del concerto di Milano

Head Prison Blues
A Crooked Melody
Gravity
Aching Longing
False Dawn
Scissors
Her wings
Like a Shadow
Wilt
Celebration song
Afterlife
The angel in the Marble

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