Foto di Roberto Finizio | Articolo di Matteo Pirovano
“Fico (figo): nel linguaggio giovanile, di persona abile, astuta, che si fa ammirare per qualche sua capacità, o anche elegante, di bella presenza”.
I responsabili di Treccani dovrebbero aggiornare la voce in questione citando nelle note, negli esempi, la band di Perry Farrell e Dave Navarro, perché i Jane’s Addiction sono davvero questo, fighi, oggi come allora, quando la loro personalissima miscela di rock misto funk invase il mercato di fine anni 80, anticipando/mancando di un nulla l’esplosione commerciale dell’indie rock. Uno degli interrogativi che ci si è posto più spesso in ambito rock è perché John Frusciante avesse lasciato i Red Hot Chili Peppers a un metro dal successo planetario, uno quasi analogo che mi pongo da sempre è il perché I JA si sciolsero all’indomani del loro capolavoro compositivo nonché album di maggior successo commerciale e critico.
Sono passati venticinque anni da quel primo split, e tra reunion e nuovi scioglimenti arriviamo alla data odierna per festeggiare con un mini tour europeo, di sole sei date, i venticinque anni dall’uscita di “Ritual de lo habitual” (che in realtà usci nel 1990), preludio a un più articolato tour US con Living Colour e Dinosaur Jr. in partenza a fine mese.
Così come nella data londinese di un paio di giorni fa il main set è stato incentrato sull’esecuzione “front to back” dell’album in questione.
La snervante attesa accumulata nei mesi si è sgretolata sulle note dell’esplosiva “Stop!” che mi ha letteralmente catapultato addosso alcuni fan in visibilio.
Navarro non sembra invecchiato di un giorno e con lui il suono della sua chitarra. Farrell, complice un’acustica che poteva essere migliore, si sente purtroppo un po’ poco, ma si fa notare per una presenza scenica dominante e un abito che sembra uscito da “The Mask”. Perkins sembra divertirsi più del solito, forse anche per le due ballerine seminude che gli ballano sopra la testa. Chaney, ormai da anni sostituto naturale di Avery, “disegna” con maestria le tipiche linee di basso che rendono unico il suono della band Losangelina, ed è proprio il suo basso a cesellare l’intro della tanto attesa (almeno per me) “Ain’t no right”.
Una dopo l’altra vengono eseguite tutte le canzoni di “Ritual” con la band impeccabile sia sui momenti più tirati sia su quelli più cadenzati. Pubblico letteralmente in delirio su “Been Caught Stealing”, eseguita al termine di una bella versione di “Obvious” impreziosita dall’ottimo lavoro alle tastiere di un turnista (?) del quale non sono riuscito ad apprendere l’identità.
Al termine di una brevissima, quasi inesistente, pausa si attacca subito con il primo encore (saranno due) nel quale la band si cimenta in una cover piuttosto standard del classico Bowie “Rebel, Rebel”.
Con le successive “Mountain song” e “Just because” i JA scatenano definitivamente l’intera audience del Fabrique. Dal bar alla transenna un’onda di sincero entusiasmo ci trascina alla penultima “Ted, Just Admit It… “ durante la quale viene allestito uno show di “body suspension”, nel quale, in pratica, delle ballerine vengono appese a dei cavi collegati a dei ganci impiantati direttamente nella pelle. Impressionante.
Unico vero bis della serata una versione acustica dell’immancabile, sempre emozionante, “Jane Says”.
Un bel tuffo nel periodo che più amo della musica, un concerto memorabile da parte di una band che aspettavo da molto, troppo, tempo, una band che, probabilmente, si scioglierà nuovamente al termine del tour attualmente pianificato, per riunirsi nuovamente, magari, tra una decina d’anni per regalarci un’altra serata di buona musica come quella appena trascorsa.
JANE’S ADDICTION – Scaletta concerto Milano – 15 Giugno 2016
Stop!
No One’s Leaving
Ain’t No Right
Obvious
Been Caught Stealing
Three Days
Then She Did…
Of Course
Classic Girl
Encore
Rebel Rebel
Mountain Song
Just Because
Ted, Just Admit It…
Encore #2
Jane Says