Foto di Andrea Ripamonti | Articolo di Michela Ravasio
Chi ha detto che il lunedì deve essere per forza un giorno triste? Okay, il weekend è alle spalle e per arrivare a venerdì sera manca ancora un sacco di tempo, non posso darvi torto. In qualche modo, però, possiamo anche cercare di rendere interessante questo povero e bistrattato giorno! Perché, quindi, non provare ad andare a un bel concerto e cambiare idea sul lunedì?
Questa settimana si è aperta con un live ai Magazzini Generali la cui locandina faceva presagire un’atmosfera svagata: una fetta di pizza e un dinosauro camminano mano nella mano con un’espressione seducente sul volto. Come si può non voler sapere cosa succederà su quel palco?
Ocean Grove
Ad aprire il concerto e a farci iniziare a ballare fin da subito sono gli Ocean Grove, una band nu-metal australiana formatasi nel 2010. Anche se sono in pochi a conoscerlo, il gruppo trasporta tutti indietro di vent’anni con questo suo genuino nu che rievoca la sua forma più pura, ma che al contempo sa suonare anche allegro e ballabile. Capitanati da Dale Tanner – l’ex bassista che dal 2019 ha preso il posto di vocalist – gli Ocean Grove riescono a far saltare tutti quanti con il loro ritmo e fanno pogare la platea con pezzi come Ask for the Anthem, Bored o Sunny.
Live sono stati un vero divertimento, una spalla azzeccata per caricare il pubblico. Consigliatissimi dal vivo per chi ama un nu-metal old school e ha voglia di scuotersi un po’!! Se non li conoscete, provate a concedergli un ascolto cercando qualche loro pezzo in studio, sicuro non vi deluderanno.


Don Broco
Arriviamo però al primo dei due headliner di questo magico lunedì sera: i Don Broco.
La band britannica dal 2012 ha scalato le classifiche UK con i suoi quattro album in studio ed è poi riuscita a conquistarne il podio nel 2021 con “Amazing Things”, sperimentando vari generi e aggiungendo sempre qualcosa di nuovo nella propria musica senza mai perdere il proprio sound. Ero curiosa di vederli dal vivo perché mi chiedevo come potessero saltare da un tipo di musica all’altro senza rischiare di risultare un po’ fastidiosi con cambi troppo radicali tra le tracce estratte dai diversi album.
Mi avevano detto che live sarebbero stati davvero interessanti, ma sono comunque riuscita a stupirmi quando hanno attaccato con Bruce Willis e hanno travolto il pubblico facendogli urlare in coro la celebre battuta di Die Hard che hanno inserito nel testo: “Hippee-ki-yay m@therf@#*er!”.


Rob Damiani, il lead vocalist, si è dimostrato fin da subito un personaggio divertente, giocherellone e pronto all’interazione con il pubblico. Saltando come uno scimpanzé gongolante tra il chitarrista Simon Delaney e il bassista Tom Doyle, Rob ha sempre coinvolto tutti quanti definendoci – direttamente in italiano – un “pubblico fantastico!”. Goliardicamente ha pure accettato e annusato un paio di boxer che gli sono stati lanciati fra le mani, commentando nel microfono che stranamente sentissero di pulito.
Un cantante talentuoso, ma anche una persona davvero simpatica, il caro Rob Damiani.
Con un circle-pit nella parte centrale della platea, è arrivata l’attesa Come to LA, in cui il batterista Matt Donnely ha dato sfoggio delle sue qualità alternandosi come lead voice a Damiani.
Tra i grandi successi come Technology, Action o Pretty, questo concerto – il primo del tour – ci ha concesso di ascoltare anche due pezzi che a causa delle restrizioni per il covid non erano mai stati suonati dal vivo: Fingernails e Anaheim.


Senza nessun encore a sorpresa, ma con un piccolo discorso sulla pandemia e sulla bellezza di poter tornare a suonare, la band britannica ha concluso con due grandi tracce come Everybody e T-shirt Song, che hanno fatto alzare cori fra le mura dei Magazzini Generali e hanno fatto spogliare qualche accaldato fan che ha iniziato a roteare la propria T-shirt – per l’appunto – sopra la propria testa.


Sleeping With Sirens
Dopo una piccola pausa in cui le canzoni degli ABBA sono state sparate a palla dalle casse, è stato il turno del secondo headliner e con un fragoroso applauso gli Sleeping With Sirens sono apparsi sul palcoscenico.
Provenendo da un passato emo di ombretto rosso e ciuffo a coprirmi un occhio, ero ovviamente felicissima di trovarmi lì e vedere una delle band che hanno per un periodo preso per mano tutti gli adolescenti rancorosi. Tuttavia, pur conoscendo benissimo la particolarità della voce di Kellin Quinn, sono rimasta non dico delusa, ma alquanto stranita dalla sua performance live. Sia chiaro, non è che abbia fatto schifo o non sia stato in grado di cantare le sue canzoni, anzi… Ho però avuto l’impressione durante tutto il live che si dovesse sforzare per farsi sentire sopra gli strumenti. Era come se la sua voce fosse troppo debole per quel live e per gran parte delle canzoni mi è parso un pulcino che pigolava sotto una pioggia scrosciante. Ciò non sembra comunque aver avuto peso sull’esibizione della band, visto che i fan più accaniti hanno urlato e si sono strappati i capelli da Break Me Down a Never Enough.


Nonostante tutto, devo comunque dare atto a Quinn di essere un frontman capace. Ha anche saputo empatizzare con il suo pubblico durante quello che ho definito un emo-moment che ha preceduto la famosissima Better Off Dead. il cantante si è preso infatti qualche minuto per suggerire ai presenti di dire più spesso “ti voglio bene” alle persone a loro vicine, di cercare aiuto quando si sentono giù, di sentirsi importanti e di non dimenticarsi mai che qui ci sarà sempre chi ha bisogno di loro. L’emo-moment non è durato troppo a lungo e il basso di Justin Hills e la batteria di Matty Best hanno spinto con Crosses e Agree to Disagree, facendo così vorticare la platea in un pogo sottopalco.


Come spesso accade nei loro concerti, Kellin Quinn e il chitarrista Nick Martin si sono concessi un attimo di riposo e di tranquillità proponendo una parentesi acustica che comprendeva With Ears to See, and Eyes to Hear e Scene Two: Roger Rabbit, ma che, soprattutto, ha proposto a grande richiesta del pubblico la cover di Iris dei Goo Goo Dolls. Quella l’ha praticamente cantata anche l’addetto dello staff al guardaroba perché c’erano davvero tantissime voci che facevano da coro.
Per concludere il concerto, ovviamente, hanno lasciato il singoli più attesi e abbiamo dovuto arrivare proprio alla fine per poter ascoltare If I’m James Dean, You’re Audrey Hepburn If you Can’t Hang. Un po’ un peccato perché essendo quest’ultima l’encore, ha visto persone allontanarsi già verso l’uscita.


Come si poteva presupporre da quella fetta di pizza e da quel dinosauro sulla locandina, questo live è stato davvero spassoso. C’è sempre stata un’atmosfera allegra e ritmata e i membri delle band, con i loro sorrisi sempre stampati sulle labbra, hanno trasmesso a tutti quel pizzico di giocosità che a parer mio serve a fare una buona esibizione.
Spero che il clima che ho avvertito ieri sera durante la prima data si mantenga per tutto il resto del tour europeo che terminerà a Parigi l’11 Marzo. Se siete da qualche parte in Europa e non sapete cosa fare una di queste sere, quindi, concedetevi un salto a questo live e divertitevi e ballate un po’ anche voi. Ne vale la pena, perché a me ha trasformato in una bella giornata persino il lunedì!
Clicca qui per vedere le foto di Don Broco + Sleeping With Sirens in concerto a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto).
La scaletta del concerto ai Magazzini Generali di Milano:
Don Broco
Bruce Willis
Manchester Super Reds No.1 Fan
You Wanna Know
Gumshield
Come Out to LA
ACTION
One True Prince
Fingernails
Technology
Pretty
Anaheim
Everybody
T-Shirt Song
Sleeping With Sirens
Break Me Down
Kick Me
Leave It All Behind
Never Enough
Talking to Myself
Go Go Go
Better Off Dead
Crosses
Agree to Disagree
With Ears to See, and Eyes to Hear
Scene Two: Roger Rabbit
Iris (The Goo Goo Dolls cover)
Bloody Knuckles
If I’m James Dean, You’re Audrey Hepburn
Encore:
If You Can’t Hang

