Profondo, intenso e… disturbante. In queste tre parole si racchiude il senso del quarto lavoro di Paolo Saporiti. I brani de “L’ultimo ricatto”, tutte in inglese, nonostante il titolo del disco, sono dotato di un afflato che giunge ai momenti più intimi ed introspettivi di Jeff Buckley e Nick Drake.
L’artista genovese ha avuto l’arguzia di differenziarsi dai grandi nomi della tradizione del cantautorato di stampo americano, inserendo elementi sonici che stonano con il sound della sua chitarra acustica, grazie alla partecipazione di Xabier Iriondo che in alcune tracce ha utilizzato alcuni dei suoi strumenti autocostruiti, grazie ai quali si sono realizzati degli ossimori sonori intriganti.
Anche l’innesto di alcuni fiati, che danno qua e là dei tocchi di jazz vellutato, e di un violoncello hanno completato un sound che alla fine risulta meno pesante e più digeribile.
Vittorio Lannutti

