Intervista a cura di Giulio Taminelli e realizzata da Andrea Ripamonti
Se esistesse una classifica delle band in ascesa nel panorama metal europeo, troveremmo sicuramente gli Schizophrenia nelle prime posizioni. Recollection of the Insane e Chants of the Abyss, rispettivamente del 2022 e del 2023, sono piccole perle per ogni amante del death metal nonostante il primo sia un album di totali inediti e il secondo un EP di cover rimaneggiate. Per saperne di più, abbiamo intervistato il bassista e cantante Riccardo Mandozzi.
Partiamo dall’inizio: come ci siete conosciuti e come siete arrivati a creare “Voices” e “Recollections of the Insane?
La band nasce a fine 2016 quando io e Romeo (chitarra), dopo una precedente esperienza insieme in un’altra band, abbiamo deciso di fondare questo nuovo progetto. Ai tempi eravamo coinquilini e di notte, dopo il lavoro, ci mettevamo a scrivere i riff che poi hanno composto le canzoni finite su Voices. Marty (chitarra) era già amico di Romeo e frequentava casa nostra, quindi gli abbiamo chiesto subito di entrare nella band. Lorenzo (batteria) ci fu suggerito da Max degli Evil Invaders, perchè che aveva suonato insieme a lui in un altro progetto tempo prima. Voices nasce così, di notte e senza troppe pretese. Un mucchio di riff poi messi insieme e arrangiati una volta trovata la formazione, col solo intento di fare qualcosa che affondasse le radici nel thrash/death di fine anni ’80 e primi ’90 ma che suonasse fresco allo stesso tempo. La pubblicazione di Voices per noi è stata una grande sorpresa perché non ci aspettavamo una risposta così positiva da parte del pubblico e delle tante webzine e magazine. L’unica sfortuna è stata quella di aver pubblicato l’EP di debutto un mese prima che il mondo si fermasse a causa del Covid, con altrettanto arresto forzato del nostro primo tour a poche date dalla fine e la cancellazione di altri tour previsti tra il 2020 e il 2021. Questo stop forzato però ci ha anche dato il tempo di dedicarci alla stesura di Recollection of the Insane. Dopo i primi mesi di sconforto ci siamo messi a lavorare al primo full lenght, con l’idea di evitare una copia del primo EP e di essere più aperti ad altre influenze ed altri approcci. Recollections of the insane è stato molto spontaneo per certi versi, perché lo abbiamo scritto tutti e quattro insieme senza seguire troppi schemi stilistici e ci siamo lasciati ispirare anche da altri generi musicali, sempre mantenendo la nostra personalità. Tutti, come musicisti, ci siamo spinti verso direzioni che non avevamo esplorato prima e ne siamo usciti decisamente arricchiti. Per la produzione di questo album ci siamo affidati a Francesco Paoli dei Fleshgod Apocalypse che ha portato una ventata d’aria fresca in fase di arrangiamento. È stato un vero piacere lavorare con lui.
Quali sono le vostre principali fonti di ispirazione?
Direi che il thrash e death di fine ’80 e primi ’90 è quello che ci ha influenzato di più.
Band come Slayer, Morbid Angel, Demolition Hammer, Malevolent Creation e Death sono quelle più ovvie, ma abbiamo anche background un po’ diversi che vanno dal punk alla musica classica, passando per il black metal, musica tradizionale latino-americana, jazz e fusion.
Queste influenze sono sicuramente meno evidenti ma ci sono.
Passiamo al vostro ultimo ep “Chants of the Abyss”. Cosa vi ha spinto a creare una raccolta di cover?
Sin dagli inizi abbiamo sempre inserito una cover, suonata a modo nostro, nei nostri live e negli ultimi anni abbiamo suonato Maze of Torment dei Morbid Angel riscuotendo sempre un feedback molto positivo da parte del pubblico. Durante l’incisione di Recollections of the Insane abbiamo registrato anche la nostra versione di Maze of Torment per inserirla nel disco. Una volta finite le registrazioni e ascoltato il lavoro finito abbiamo pensato che non ci stesse proprio bene lì in mezzo e l’abbiamo tenuta da parte. Da lì ci è venuta l’idea di registrare altre cover e farne un EP. Chants of the Abyss è più un tributo alle nostre radici ed è stato molto divertente lavorare a questo progetto, non pensavo potesse avere il successo che effettivamente sta avendo.
Per quale motivo, nonostante il successo che state riscuotendo nel mondo del metal estremo, continuate a preferire l’autoproduzione?
Subito dopo l’uscita di Voices abbiamo ricevuto offerte da molte case discografiche, dalle più piccole alle più grandi. Le proposte ricevute favorivano in larga parte soltanto le etichette e a noi sarebbero restate le briciole. Finite le registrazioni di Recollections of the Insane ci siamo trovati davanti ad un bivio e abbiamo deciso di riprovare con l’autoproduzione come avevamo fatto per il primo EP. Questa per noi è stata una gran bella sfida, una scommessa. Ci avevano detto che senza una buona etichetta non avremmo avuto l’opportunità di partecipare a tour più grandi o essere contattati dai festival più importanti. Oggi possiamo dire che il disco ha venduto (e continua a vendere) benissimo. Abbiamo già fatto due tour quest’anno, uno con Warbringer, Evil invaders e Mason e un altro con The Crown. Abbiamo suonato al Graspop, all’Hellfest e ci aspettano ancora Summer Breeze, Alcatraz e Wacken, che sono solo i più grandi. A Novembre saremo di nuovo in tour in Europa insieme a Krisiun, Baest e Triagone.
Per Chants of the abyss è stata una scelta naturale continuare con l’auto produzione.
Questo ovviamente comporta un grande lavoro da parte nostra e del nostro team, ma alla fine tutto si è rivelato possibile anche senza il supporto di un’etichetta.
La nostra non è stata una presa di posizione, semplicemente abbiamo valutato le offerte e deciso di continuare da soli sapendo di rischiare. Siamo comunque aperti a discutere altre offerte che arriveranno e, se queste saranno buone, saremo assolutamente felici di lavorare con un partner discografico in futuro.
Cosa significa per voi fare metal estremo nel 2023?
Bella domanda! Non è facile muoversi in questo campo quando c’è così tanta offerta. Ora sembra che il metal estremo stia avendo una risalita ma se guardiamo i bill dei maggiori festival internazionali, a parte qualche band storica, le attrazioni principali vengono da band che fanno metalcore o metal mescolato a sonorità elettroniche molto moderne. Noi facciamo quello che ci piace suonare e ascoltare e, nonostante non siamo qui ad inventare nulla di nuovo, cerchiamo comunque di lasciare la nostra impronta nel modo più originale possibile e con un approccio più fresco. Non vogliamo essere la copia esatta di qualcosa che c’è già stato. C’è molta (sana) competizione ma facciamo del nostro meglio.
Ultima domanda: quando potremo vedervi in italia?
Per ora, a parte un’offerta che purtroppo coincideva con un altra data già fissata, non abbiamo ricevuto offerte formali per suonare in Italia.
Io essendo italiano non vedo l’ora che si presenti questa occasione ma al momento ho solo molti amici che mi chiedono costantemente quando suoneremo in Italia [ride].
Se qualche promoter è interessato ce lo faccia sapere, saremmo felicissimi di suonare!

