Connect with us

Ciao, cosa stai cercando?

Reportage Live

OMAR PEDRINI – Generazione senza vento. Foto, reportage e scaletta del concerto di Milano

Omar Padrini in concerto al Fabrique, milano. Concerto speciale per il trentesimo anniversario di Viaggio Senza Vento. Foto di Davide Merli per www.rockon.it

Articolo di Matteo Pirovano | Foto di Davide Merli

“Mi dici che voi trent’anni fa
fermaste un po’ il mondo,
mi dicono che vent’anni fa
era tutto diverso”

Viaggio senza Vento, il masterpiece dei Timoria, di anni ne ha compiuti 26. E forse è vero che, come da loro profeticamente scritto, il mondo si fermò un po’. Si fermò per ascoltare il racconto di questo viaggio, il tragitto di quattro ragazzi della provincia lombarda: il viaggio del loro alter ego Joe.

Ma chi era Joe alla fine? il Joe del concept era un ragazzo con dei problemi, che stava cercando la propria strada nel mondo. Probabilmente una giovane trasfigurazione di Pedrini, ma di fatto non era altro che l’io interiore che alberga in ognuno di noi. Anime in viaggio verso un orizzonte indefinito, alla costante ricerca di una destinazione certa.

Un viaggio senza vento che non si è concluso nell’ottobre di quel 1993, ma che continua incessantemente tra le pieghe della vita di tutti i giorni, tra le vittorie e le sconfitte, tra aneurismi, sedie a rotelle e distacchi dolorosi. Un viaggio fatto delle difficoltà che ognuno affronta quotidianamente per andare avanti.
Un viaggio umano, nell’animo più profondo di noi stessi.

Di quella gloriosa formazione purtroppo oggi è rimasto solamente Omar, il mastermind che si cela dietro il progetto Timoria, quella nave salpata nel 1986 da Brescia e che approda oggi in un gremito Fabrique per ormeggiare definitivamente (?) da queste parti, festeggiata questa sera da chi l’ha vista navigare fiera negli impetuosi mari del rock italiano per tantissimi anni.

Spiegare oggi a un ragazzo cosa abbia rappresentato questo disco per la mia generazione non è semplice. Fu uno squarcio sulla tela di un un panorama musicale italiano in brulicante fermento ma ancora underground.  Un disco che ha dato il via a una rivoluzione, ispirando decine di band che sono venute dopo. I Timoria cantavano in italiano ma la loro musica era fresca, internazionale. Avrebbe funzionato anche al di fuori dei confini nazionali. Un disco che ha aiutato ad abbattere un muro, un lavoro destinato a dare nuovo slancio a una scena sino a quel momento confinata ai palchi dei piccoli club.
La storia di Joe come quella di Tommy, il protagonista di una vicenda ambientata altrove ma a cui è visceralmente ispirata, fanno entrambe parte di diritto della storia della musica mondiale, tanto da scoprire durante la serata da uno dei tantissimi ospiti (il Nicolai Lilin apprezzato autore di Educazione Siberiana) che la musicassetta di Viaggio senza vento veniva addirittura contrabbandata in Russia! Un aneddoto che oggi fa sorridere ma la realtà era evidentemente quella. Il rock ha innegabilmente buttato giù negli anni barriere non fisiche. Ce lo ricorda anche Matteo Guarnaccia, ennesimo ospite di serata, durante un ispirato intervento.

Tanti ospiti come si diceva, c’è voglia di festeggiare. Durante Lombardia, così come fu in studio, fa capolino sul palco il violino di Mauro Pagani della PFM che si ferma anche per la successiva Verso Oriente (canzoni invertite per esigenze di show) durante la quale fa la sua apparizione un acclamatissimo e attesissimo Eugenio Finardi che, alla soglia dei 70 anni e con solo una manciata di minuti a disposizione, riesce a far accapponare la pelle ai presenti con una prova vocale maiuscola.

Prova vocale tutto sommato buona anche da parte di Omar che si dosa sapientemente tra i vari pezzi della setlist, facendosi aiutare nei passaggi più complicati (Piove, Freedom) da Davide Apollo dei Precious Time e dalle backing vocals degli altri membri della band.

Freedom viene presentata come un inno all’amicizia e per l’occasione vengono fatti salire sul palco vari esponenti da tutta Italia delle principali cover band dei Timoria, grazie alle quali, a detta di Omar, le canzoni della band sono giunte alle nuove generazioni in un momento in cui la diffusione dei pezzi era in mano al passaparola umano e non a dei social network.

Ospiti su ospiti. Grazie alla presenza di Ensi ci viene offerta una contaminazione rap sulla divertente e funkeggiante Lasciami in down.

Una serata indirizzata inevitabilmente sul viale dei ricordi e in tale contesto mancano tantissimo i membri originali della band che un po’ tutti speravano quantomeno di vedere sul palco, anche solo come mera presenza. Il compagno di banco Illorca viene ricordato prima dell’esecuzione della sua bellissima La cura giusta ma il passato rimane confinato all’interno dei racconti di Omar se non per una fugace apparizione del maestro Ghedi per un bis oggettivamente un po’ inutile della bellissima ma già eseguita Sangue Impazzito, alla quale hanno preso parte anche due quarti delle Vibrazioni che scopriamo aver condiviso all’epoca l’Avant gard studio di Max Lepore con i Timoria.

Il disco c’è praticamente tutto, inclusa una versione funk e psichedelica di Frankenstein. Vengono escluse solo le canzoni di Renga (Il guardiano di cani e Il sogno), un paio di intermezzi e La città di Eva che viene però inserita come tag finale di Sangue Impazzito (la prima delle due).

I bis si aprono con un reading di Federico Scarioni, funzionale a introdurre un’acclamata Sole Spento.

L’adottiva Milano viene omaggiata nella dedica contenuta tra le righe della sua Il Cielo Sopra Milano contenuta nell’ultimo album solista di Omar del 2017 Come se non ci fosse un domani.

Un domani che auguriamo caldamente ad Omar, stringendoci a lui in un forte abbraccio collettivo come quello che gli ha riservato un emozionato Fabrique al termine della sua insospettabile rivelazione sulle sue non ottime condizioni di salute.

Hey, hey, my, my
Rock and roll can never die.

Forza guerriero, non mollare!

Clicca qui per vedere le foto di OMAR PEDRINI a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto).

OMAR PEDRINI – La scaletta del concerto di Milano

Senza vento
Joe
Sangue impazzito
Lasciami in down (con Ensi)
La cura giusta
La fuga
Lombardia (con Mauro Pagani)
Verso oriente (con Mauro Pagani e Eugenio Finardi)
Freedom
Il mercante dei sogni
La città del sole
La città della guerra
Piove
Come serpenti in amore
Frankenstein
Freiheit
Il guerriero

Sole spento
Il cielo sopra Milano
Hey hey my my (Neil Young)
Sangue impazzito (con Ghedi e le Vibrazioni)

Written By

Nasco il giorno di San Valentino del 1978, e forse proprio per questo sono, da sempre, un nostalgico romantico. Apro per la prima volta gli occhi a Genova, ma non riesco a definirmi Genovese a tutti gli effetti pur essendole visceralmente legato. La mia vita è stata vissuta al confine tra la provincia ligure e quella Alessandrina, mi piace considerarmi un apolide della collina. Appassionato di musica sin dalla giovanissima età, cresciuto tra i dischi dei miei, diviso tra Black Sabbath e Led Zeppelin, seguo la musica da sempre. Sono ormai più di vent'anni che coltivo la passione dei concerti, una delle poche a non essere mai calata nel tempo. Sono un Vespista e un Jammer, chi ha una di queste due passioni sa cosa esse significhino. Nella vita lavorativa mi occupo di tutt'altro, le mie passioni sono la mia linfa e la mia energia, sono ciò che riempiono quel bicchiere che, per mia fortuna, riesco sempre a vedere mezzo pieno.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scopri anche...