
ANIMAL COLLECTIVE - Merryweather Post Pavilion
Gli Animal Collective alla prova numero 8. O meglio, gli Animal Collective e il loro ultimo, ed ottavo, disco, “Merryweather Post Pavilion”. Gli Animal Collective e la totale reincarnazione dei Beach Boys. La musica secondo Panda Bear, secondo l’America, secondo la nuova generazione, secondo la gioventù del Dio Robot. Il pop. Ancora lui. Il Signor Pop. Basta. Non se ne può più. Il Signor Pop ci ammazza ancora una volta. Oddio santo, il Pop. Il maledetto verme. Maledetta sanguisuga che ci prende alla gola costringendoci a fischiettare motivetti inutili, motivetti stupidi, motivetti banali. Gli Animal Collective e il loro Signor Pop.
“Merryweather Post Pavilion”, undici tracce. Un’ora di sfracello, di ronzii, di rumorini, di vibrazioni, di melodie dolciastre, di intrecci, di pasticci sonori, di zuccherini ipercalorici. “Merryweather Post Pavilion”, l’emblema del pop statunitense nella completa assenza delle chitarre, nella completa assenza delle corde, ora totalmente sostituite da microchip emozionali e da leggerissime, quanto pesanti, pulsazioni elettroniche, tanto irregolari quanto precise. Gli Animal Collective nel mondo fatato. Gli Animal Collective versus Brian Wilson. “Summertime Clothes” è il loro capolavoro targato 2009, l’inno di gioia che cresce sotto i ghirigori danzerecci, l’inno che esplode sotto un rincorrersi di voci, sotto i beat gommosi del Collettivo Animalesco.
“Merryweather Post Pavilion” è il passo decisivo verso il pop, è l’abbandono totale della macchina psichedelica che aveva contraddistinto i precedenti album. Gli Animal Collective e il meraviglioso, coloratissimo, gelato fluorescente.

admin
18/04/2009 at 12:27
sta copertina si muove tutta…
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Francesco Diodati
18/04/2009 at 17:16
è figherrima infatti