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Musica

Tributo a Luigi Tenco

Era il 27 Gennaio di 56 anni fa: il cantautore Luigi Tenco decise di morire durante il 17° Festival di Sanremo.

“Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda ‘Io tu e le rose’ in finale e ad una commissione che seleziona ‘La rivoluzione’. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”.

Un colpo di pistola e fu la fine. Tenco venne trovato morto all’Hotel Savoy di Sanremo dopo che la sua canzone “Ciao amore ciao” non venne selezionata per la finale del famoso festival. Luigi Tenco aveva solo 28 anni.

“Quando attraverserà
L’ultimo vecchio ponte
Ai suicidi dirà
Baciandoli alla fronte
Venite in Paradiso
Là dove vado anch’io
Perché non c’è l’inferno
Nel mondo del buon Dio”
(Preghiera in gennaio – De André)

Un duro colpo per chi lo stimava e chissà se mai sapremo davvero cosa passò nella mente dell’italiano medio in quei momenti. Circa la sua morte esistono ancora punti di domanda irrisolti ma ciò che è certo è il quanto Tenco si impegnasse con la sua arte,  quanto con devozione cercasse di cambiare le cose, dando alla musica un valore impattante e realistico. “Ciao amore ciao” non è di certo una canzone d’amore fine a se stessa, ma è evidente che lui raccontava di una sofferenza che giuria e spettatori non volevano sentire, non erano pronti. A volte dovremo forse chiederci quanto tutt’oggi ci sia questo limite, se ci pensiamo bene.

“Signori benpensanti
Spero non vi dispiaccia
Se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio, fra le sue braccia
Soffocherà il singhiozzo
Di quelle labbra smorte
Che all’odio e all’ignoranza
Preferirono la morte”
(Preghiera in gennaio – De André)

Non sapremo mai se il suo estremo gesto  fu frutto di un momento o l’esplosione di qualcosa che il cantautore sedimentava da anni. Questo non lo possiamo sapere perché è davvero difficile essere nell’anima di nessuno, figuriamoci in quelle complesse come la sua.

“Nella la città dei fiori disse chi lo vide passare
Che forse aveva bevuto troppo ma per lui era normale
Qualcuno pensò fu problema di donne
Un altro disse proprio come Marylin Monroe
Lo portarono via in duecento
Peccato fosse solo quando se ne andò”
(Festival – De Gregori)

E chissà come reagirebbe a veder così tanta devozione, proprio però dal momento in cui lasciò questa terra. Luigi Tenco resterà un punto di domanda eterno, uno schiaffo sconvolgente per chiunque abbia un minimo di sensibilità artistica.
Quando lo si ascolta, ancora oggi si coglie la sua angoscia, ma non solo. Quel che rende Luigi Tengo immortale è la sua forza rivoluzionaria, la sua forse troppo forte sincerità.

È dedicata a lui e alla sua forza questa giornata, nella speranza che non venga mai scordato il suo intento.

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