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I 5 brani preferiti di FRIZ

Friz è un autore e rapper di base a Bologna con un archivio di ascolti e gusti extra freschi; il singolo “Cosa Dovrei Dirty” fuori da venerdì 19 maggio infatti è un’equazione ambiziosa tra garage uk, rap e jazz, un primo passo deciso verso una direzione precisa. La produzione è affidata a His Majesty Andre e Fed Nance, e sembra uscita da una warehouse di east London i cui vicini potrebbero essere Jamie XX e Four Tet. Le rime di Friz scivolano su un flow ricco di nuove suggestioni e domande a cui non c’è una risposta, a galla tra disillusione e il coraggio di provare a stare bene. Friz apre un nuovo canale di sperimentazione, provare per credere.

Gli abbiamo chiesto i suoi 5 brani preferiti:

L’ho sempre trovato un esercizio difficile scegliere dei brani preferiti rispetto ad altri, per la paura di perderne per strada troppi e di troppo importanti. Per questo proverò a buttarmi, selezionando-ne di simbolici e cercando di essere sintetico, senza mettere nulla di Marvin Gaye. Grazie Rockon

– Bobby Womak – Please forgive my heart

Please forgive my heart, not that the problem, problem, lies anywhere in there, I’m a liar, I’m in a dream, going on my own, nothing to rely on.

La prima volta che ho ascoltato questo pezzo sono impazzito, subito dopo ho scoperto anche il perché. Disco, con Bobby Womak, scritto e prodotto da Damon Albarn e Richard Russell, eh.

– Donny Hataway – Little ghetto boy (Live)

Little ghetto boy, playing in the ghetto street, what’cha gonna do when you grow up?

Struggle pazzesco questo brano, basta e avanza.

– Drake – Middle of the ocean

Casual sex, I’m like “Fuck a dress code”, the first martini is an espresso, chill shot glasses with prosecco.

Stavo registrando delle voci allo StudioBeat2, Irko era appena tornato dagli states e con lui tornò ‘Thank me later’. Me lo feci prestare, lo masterizzai e glielo restituii il giorno dopo. Ci trovai dentro una visione, che per me, ragazzino di provincia fu significativa. Questo pezzo invece mi gasa per le cazzate che dice anche in italiano.

– BADBADNOTGOOD – Times move slow

Running away is easy, It’s the living that’s hard, and loving you was easy, it was you leaving that scarred.

Band che non ha bisogno di elogi, gusto e groove pazzeschi. Suono analogico, sempre in bilico tra jazz, soul e attitudine hip-hop. Potrei mettere tutto il disco con Ghostface Killah ad esempio, ma questo brano lo trovo strepitoso.

Dj Shocca, Frank Siciliano – Notte blu

Stacco quando non ne posso più parto, è la musica che mi porta al largo, calmo, seguo con la sguardo la linea della vita sul mio palmo.

Ne metto uno italiano, uno con Bologna dentro. Uno dei miei preferiti di Shocca, con un Frank Siciliano fortissimo. Quando lo ascoltavo era come essere in questa città ancora prima di viverci. 

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