Arriva l’estate e FREDDO riesce a far galleggiare un brano magico direttamente in acqua, nel mezzo del Mare Mediterraneo. Esce, su tutte le piattaforme digitali, venerdì 24 maggio il suo nuovo singolo “Per Colpa Di”, con un sound in evoluzione che continua a combinare mondi elettronici e chitarre (come nel recedente album “Sinestetica“) ma guadagna una matrice ritmica precisa, un codice sonoro che e’ una interpretazione pop di un certo afro-reggae anni 80. Con un groove “elettro-roots” il brano e’ immediato e naturale strizzando l’occhio ad Alpha Blondy e alle atmosfere latino/internazionali alla Manu Chao che aiutano a dare rimandi di terre lontane, e una base coerente al testo e alla tematica.
Noi per conoscerlo meglio siamo partiti come sempre con i suoi cinque brani preferiti.
Scegliere i 5 brani fondamentali e’ un esercizio crudele, e’ come chiedermi di aprire un armadio enorme con tutti gli abiti posseduti sin da bambino, e dover scegliere escludendo un sacco di roba fighissima che magari oggi mi sta pure meglio! Ansia. Quindi non scelgo i migliori ma quelli che mi hanno emozionato nella mia crescita musicale in varie eta’, vado a memoria primitiva:
Franco Battiato – Summer on a Solitary Beach
Quando penso alla parola “evocare” non c’e’ scampo, si manifesta chiara alla mente un artista, la sua voce, la miscela di sonorità, di energie e rimandi poetici delle parole. Tutto insieme va a formare una collezione di foto alla Ghirri, sovraesposte e laceranti, che prendono la forma di quell’album gigantesco di Franco Battiato. Questo pezzo lo apre, ti prende per mano e ti trascina dentro l’aria afosa di una estate della vita. Una canzone storta, piena di roba, varie lingue, assurda, ma assolutamente e definitivamente completa. Per me l’essenza totale della musica italiana. Avevo 10 anni, la ascoltavo nella Renault 5 arancione di mia zia e le palme sul lungomare sparivano sfrecciando.
Pink Floyd – Dogs
Non sono cresciuto pensando alle “canzoni”, ma studiando, vivendo, assorbendo la musica nel suo intero. Per questo vi sparo in seconda posizione una roba da 17 minuti che mi ha cambiato la vita… pensa che oggi neanche un EP intero dura cosi tanto! Ma fatevene una ragione. Dogs, dall’album forse piu’ feroce del gruppo inglese che preferisco, e’ come vedere un film al cinema da soli. L’esperienza prima o poi va fatta. Se non altro per quella doppia chitarra che fende l’aria a 3’40” e lascia senza fiato. O per quel Black Beauty registrato magistralmente che spara i primi 3 trentaduesimi a 5’30” e ti spiega come la batteria comandi il mondo. O per il percorso intero del brano in cui 4 musicisti hanno spazio per creare un universo, usare campioni, spaziare, fare arte, questa sconosciuta oggi… Oppure (cosa scoperta poi quando sono venuto a vivere a Londra e l’inglese ho iniziato a berlo liscio..) per l’ironia cinica e fredda delle parole, del racconto di Waters attraverso George Orwell, che anche se fatto nel 1977 ci insegna a capire le persone ancora oggi. A me questo brano ha insegnato a produrre musica. Voi fate come vi pare, ma se potete prendetevi tempo per ascoltarlo tutto, non fate i “cani”… 😉
Depeche Mode – People are People
Ecco questa invece e’ una canzone dritta dritta, una che si posa sulla testa del mondo con fare apparentemente superficiale, quasi pretenzioso, con tutti i simboli sonori degli anni 80 e quel carattere meccanico e patinato, tra le DX7 e i campioni di drum machine reverberata. Ma poi arriva il testo e ogni volta e’ un pugno allo stomaco. Dentro una domanda ripetuta all’infinito c’e’ il disagio che viviamo proprio in questi giorni di guerra, di odio tra le persone. I Depeche Mode sono una voce trasversale musicalmente ed in tutto. Quando e’ notte fonda e non dormo non c’e’ una volta che non torno da loro.
Daft Punk – Face to Face
Dentro la musica elettronica c’e’ un messaggio piu’ alto, un fine profondo che spesso e’ nascosto, ma solo perche’ chi campiona, produce e usa questo linguaggio e’ a sua volta nascosto in studio giorni e notti a ricercare forse per non impazzire di silenzio. E’ un processo intimo e magico che ho imparato proprio negli anni in cui usciva questo disco strepitoso. Due francesi matti con un suono che raccoglie la cenere dalla disco, dal funk, dal rock, e mette tutto insieme dando una luce nuova. Ricordo ancora il mio primo home-studio e tutto il percorso esplorativo che i Daft Punk mi hanno spronato a fare. Ancora oggi e’ cosi.
Elliott Smith – Between the Bars
Pensando all’ultimo brano volevo scegliere tra quelli fondamentali nella mia crescita come batterista, cose dal mondo del rock o del jazz che mi hanno forgiato e accompagnato in cuffia per anni. Ma se devo guardarmi allo specchio oggi penso che la poesia dovrebbe trovare piu’ spazio nella nostra vita. E allora due minuti di perfezione non si negano a nessuno! Ogni volta che la ascolto faccio l’esercizio di spegnere la mia testa di musicista e producer che sente lo spettacolo della room e del microfono sulla chitarra, o della doppia voce sussurrata in tape… ed immagino invece gli occhi e i capelli della ragazza a cui lui Elliott Smith parla di una vita non vissuta che scivola dentro un altro bicchiere a notte fonda. Un foto americana dagli anni 90, una magia da ascoltare in cuffia, altrimenti non si riesce a piangere per bene. Ecco si, questa canzone nuda mi ricorda a cosa serve la musica.
