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Interviste

Intervista a MATTIA CAROLI & I Fiori del Male

Mattia Caroli e i Fiori del Male sono dei musicisti eclettici con alle spalle più di 400 concerti, suddivisi in diciotto lunghi tour che hanno toccato le maggiori capitali europee da Parigi a Berlino, da Londra a Monaco.

Il loro nuovo singolo si intitola “Throwing Out All My Fear”, un brano in cui suoni riflettono un testo cupo nel quale ricordi, reminiscenze e rimpianti non sono intesi come fattori necessariamente negativi, ma sono sentiti come fonte di crescita, come una corazza alle nostre paure.

“Throwing Out All My Fear” ricorda i primi Porcupine Tree e i primi Pearl Jam. Che tipo di lavoro avete fatto in studio per la ricerca del sound giusto?

Il processo che ha portato alla nascita del brano è stato complesso e meticoloso,
volevamo tenere un sound elettronico per dare continuità all’ultimo nostro EP
Come non fossi qui, ma allo stesso tempo volevamo tornare alle nostre origini
rock. In un primo momento abbiamo lavorato molto sulla composizione e sulla
struttura, dopodiché insieme a Stefano Barone abbiamo aggiunto i sintetizzatori
e ricercato il suono adatto per ogni strumento.

Se doveste assegnare un colore alle fasi più significative del vostro percorso fino ad ora quale sarebbe e altresì quale canzone vi assocereste?

Diciamo che per quanto riguarda il nostro primo album potremmo accostarlo ad
un colore chiaro, magari l’azzurro, che caratterizza nel complesso anche tutto
l’artwork, il tema della “caduta dalle grazie”, ed il brano potrebbe essere Blues
man (anche nel rispettivo videoclip torna l’azzurro del cielo). Per l’Ep Come non
fossi qui assegneremmo il colore rosso che rispecchia una dimensione più calda e
sentimentale ed il brano Cuori leggeri. In Throwing Out All My Fear il colore
volge verso tonalità più scure, magari un nero, che rispecchia anche tutto il tema
della paura, dell’ossessione e del doppio (chiave di lettura del rispettivo
videoclip).

L’omologazione e il qualunquismo. Noi oggi siamo figli di questo male. Ma secondo voi prima, i nostri genitori o i nostri nonni, vivevano qualcosa di simile?

Ogni epoca ha avuto i propri limiti, oggi il tema principale è quello della
comunicazione, del linguaggio che diventa linguaggio di consumo. Non credo che
si ritrovi facilmente nella storia degli ultimi secoli una dimensione idilliaca o
idealizzabile nella quale gli uomini hanno vissuto in armonia nelle comunità e nel
rispetto del pianeta. I nostri genitori, i nostri nonni, hanno affrontato un tempo
molto difficile, quello del secolo scorso, dove sono accadute cose sconvolgenti, fra tutte la guerra, sviluppatasi in primo luogo in due grandi guerre mondiali.
Indubbiamente ogni epoca è figlia del suo tempo, e noi siamo figli del Novecento.

Cosa vi aspetta adesso?

Siamo appena tornati da un tour europeo in diverse città tra cui Monaco di
Baviera, Amburgo, Lipsia, Linz ed altre. Ora è tempo di tornare in studio per
ultimare i brani che usciranno nel nostro secondo album

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