Connect with us

Hi, what are you looking for?

Interviste

AKES: “Voglio sbloccare i sentimenti di chi mi ascolta”

A un anno da “Anima digitale”, ultimo capitolo della sua discografia, Akes pubblica il nuovo albumRevenge”. L’artista romano mescola nuovamente le carte in tavola, e lasciate alle spalle le sperimentazioni sci-fi, torna con un disco tra rock, elettronica e nu metal. Dieci brani pubblicati lo scorso 5 febbraio che seguono il filo conduttore del titolo: la vendetta. Rivalsa verso sé stesso, come spiega nelle tracce, ma anche un attacco contro quelli che reputava essere veri amici o gli ex colleghi. 

La realizzazione è stata finalizzata a Los Angeles assieme al produttore principale del disco Dr. Wesh nel celebre studio di Irko e con la collaborazione dell’ingegnere del suono Stefano Moro (entrambi hanno collaborato con artisti del calibro di Kanye West). Per questo nuovo lavoro, Akes ha scelto poi di pubblicare un videoclip per ogni traccia, creando un vero e proprio video album parallelo a quello sonoro. 

Alessandro Balestrieri alias Akes: come mai la scelta di questo nome d’arte?
Akes era il mio tag quando facevo graffiti a 13 anni, due anni dopo ho smesso di disegnare, ma ho deciso di tenere il nick anche per fare musica, mi sembrava adatto e di facile memoria. È un’evoluzione del mio vero nome, proprio per non distinguere troppo la persona dal personaggio.

Quando e come nasce la tua passione per la musica? Con quali ascolti ti sei formato?
Ho sempre avuto la passione fin dai primi anni di infanzia per la musica, ma ho cominciato a scrivere e a registrare a 15 anni. Il mio primo approccio è stato con il nu metal, i miei genitori mi regalarono un lettore mp3 e ci misi subito “In the end” dei Linkin Park. Oltre a loro ascoltavo gruppi come Sum 41, Three Days Grace, Bullet For My Valentine e tutta quella corrente, poi verso i 15 anni ho ascoltato anche un po’ di rap italiano e internazionale. Da Noyz Narcos a Fibra, passando per Eminem e Kanye West e anche qualche rapper locale di zona (abitando in periferia). Ho pensato che il rap fosse l’inizio più semplice per cominciare a fare musica, e da lì è partito tutto.

Hai all’attivo numerose pubblicazioni tra singoli, album e videoclip, in cui abbracci diversi generi musicali: da quale genere attualmente ti senti maggiormente rappresentato?
Come detto pocanzi appunto con il nu metal, che abbraccia vari stili (metal, rock e urban e sperimentale) al suo interno. Con gli anni ho imparato a togliere le vari appendici superflue degli alter ego che ho creato e mi sono avvicinato sempre di più a questa corrente che sento mia del tutto. Nell’animo, nella musica, nei testi e nella componente visiva. 

Con “Revenge”, il tuo ultimo album registrato a Los Angeles nello studio di Irko con la produzione di Dr. Wesh e la collaborazione dell’ingegnere del suono Stefano Moro, lasci alle spalle le sperimentazioni sci-fi per tornare a rock, elettronica e nu metal. Si tratta di dieci brani il cui filo conduttore è, appunto, la vendetta: quanto di autobiografico c’è nelle tue canzoni? Di chi o cosa vorresti vendicarti… e per quale motivo?
I miei brani sono sempre stati autobiografici, per questo ogni album è diverso, perché la vita cambia e con essa anche le esperienze assimilante nel periodo di stesura del disco. La mia vendetta raccontata in questo album è principalmente rivolta contro i fantasmi del passato, ex ragazze, ex amici ed ex colleghi. Persone che mi hanno fatto perdere tempo energia e sentimenti fino a farmi perdere il lume della ragione, ma anche contro il me stesso che si è fatto sottrarre così tanto da questo passato. 

Quale messaggio porti in dote a chi ti ascolta?
Mi auguro che chi mi ascolta possa liberarsi dalle croci che il sistema ci impone, una vita fatta di un lavoro che non ci soddisfa davvero, di rapporti superficiali e di un telefono che ormai è il nostro compagno di vita, per questo chiamo i miei fan ribelli e quelli più stretti resistenza. Spero di sbloccare qualcosa nel loro animo con i miei sentimenti, esattamente come fanno i miei miti mentre li ascolto, vorrei essere un compagno nei momenti di solitudine più scuri.

In “Revenge” le sonorità risultano essere ibride, sperimentali, ruvide, ma anche melodiche: quali dei tuoi ascolti possiamo dire di ritrovarvi cristallizzati?
Ascolto gli stessi gruppi da decenni, per questo album -oltre ai Linkin Park- ho rispolverato gli album degli Skillet, dei Red, dei Thousand Foot Krutch e di molti altri gruppi nu metal. Ho smesso di ascoltare rap, lo facevo più per studiare le metriche che per necessità, mentre dei miei gruppi metal ho proprio bisogno per sentirmi meglio e sentirmi rispecchiato.

Per questo tuo nuovo lavoro hai pensato di pubblicare un videoclip per ogni traccia, creando un vero e proprio video album parallelo a quello sonoro. Tutti i video sono caratterizzati da un’estetica cyberpunk che ricorda molto Matrix: come mai questa scelta?
All’inizio mentre finivo l’album a Los Angeles ho pensato di fare un solo visual (quello con la pioggia rossa della title track) poi tornato in Italia e risentendo le tracce, consultandomi anche con la mia videomaker Federica di Pasquale, abbiamo optato per dare un’estetica uniforme a ogni brano, facendo collaborazioni in varie parti della penisola con alcune suicide girl in posti piuttosto tetri, sempre per dare continuità al rosso e al nero che sono i colori che attribuirei a questo disco. L’estetica Matrix/cyberpunk mi affascina e mi rappresenta molto anche se in questo album appunto fa spazio a uno scenario più goth, sono sempre in aggiornamento.

Questo potrebbe diventare un macrofilone mainstream tra musica, moda e cultura?
Penso che senza una buona immagine (che può essere anche una semplice copertina) la musica perde qualcosa. Siamo in un’epoca ormai sinestetica che deve coinvolgere sia vista che udito. Amo molto il cinema e quindi mi ispiro a quel mondo per creare un’esperienza audiovisiva d’impatto.

A Sanremo appena concluso, quali sono le tue impressioni: ci saresti andato con il cast di quest’anno? Quale artista ti è piaciuto di più e quale meno?
L’ho visto a spezzoni, sinceramente mi è rimasta in mente solo l’esibizione di Salmo che cantava “Diavolo in me” di Zucchero, molto bella la performance. Per il resto mi è sembrato il solito minestrone di: luoghi comuni sulle minoranze, autori con lo schemino della canzone che “funziona” per ogni artista, vecchi che vogliono fare i giovani facendo gag poco incisive con i nuovi musicisti “trasgressivi”.

Questa patina, passatemi il termine, mi disgusta. Ad oggi non parteciperei nonostante i guadagni che potrebbe concedermi.

Written By

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Social Network

instagram logo
facebook logo
twitter logo
flickr logo
youtube logo

Instagram

Damien Rice
29 Mar 23
Milano
dEUS
29 Mar 23
Milano
I Fiumi
30 Mar 23
Milano
Savana Funk
30 Mar 23
Roma

Scopri anche...

Video

Akes nome d’arte di Alessandro Balestrieri, è un rapper romano classe ’94. Debutta nel 2017 con l’album Malizia e successivamente pubblica un disco all’anno...