Da venerdì 5 maggio è disponibile su tutte le piattaforme digitali THE TRUTH IN A DARK AGE, il nuovo album dei THE DOORMEN.
Il quinto disco ufficiale della band ravennate, anticipato dal singolo “Glass Factory”, è fuori per MiaCameretta Records e distribuito da Believe.
Ciao ragazzi, benvenuti su Rockon. “THE TRUTH IN A DARK AGE” è il titolo del vostro nuovo album. Esce a distanza di 4 anni dall’ultimo LP: da dove è nata l’idea per questo nuovo progetto? Cosa è cambiato e cosa è rimasto lo stesso in questi anni?
Le canzoni dell’album “The Truth in a Dark Age“ sono nate in un periodo molto particolare. Avevamo appena finito il tour del precedente disco “Plastic Breakfast“ e dopo essere stati tanto in giro per presentarlo in Italia e Francia nessuno di noi avrebbe mai immaginato che da lì e in poco tempo tutto il mondo sarebbe cambiato con l’avvento della pandemia. Ci siamo ritrovati a comporre come un tempo nel salotto di casa mia io (Luca, chitarrista – N.d.R) e Vins a 4 mani, io sugli arrangiamenti delle chitarre e del basso, Vins sui testi e le batterie, e ne è uscita una sessione di 28min oscuri e vibranti, accompagnati dalle chitarre morbide, batteria quadrata contaminata da loop elettronici e dalla voce avvolgente, che ci fa immergere in una dimensione e spirale di emozioni. In quel periodo ricordo che ci scambiavamo molte idee tra di noi complice anche il fatto della chiusura e dello stare in casa ma appena si sono allentate le restrizioni causate dalla pandemia abbiamo prodotto il primo demo del disco. Ricordo un periodo molto stimolante perché stavamo sperimentando molto sul suono. Nel frattempo il nostro storico batterista Andrea ‘Allo’ Allodoli non riesce a dedicare tutto il suo tempo al gruppo e dopo la nascita del figlio e complice dell’impegno del suo nuovo progetto elettronico “Mutamento” abbiamo deciso di integrare nella formazione la batterista delle Smalltown Tigers, Serena Castellucci che ha dato una nuova energia e dimensione al suono live della band.
“THE TRUTH IN A DARK AGE” si può definire un concept album: gira tutto intorno alla figura di “The Freak”, protagonista fin dalla prima traccia. Ci dite qualcosa di più sul personaggio e sul suo viaggio nel corso dell’album?
Il personaggio “The Freak” è stato inventato da Vins e non è altro che lo Ziggy Stardust terrestre. E’ ispirato a me il quale, durante la pandemia, ho sofferto molto ritrovandomi intrappolato in una dimensione dove tutte le cose che avevo sempre fatto fino a quel momento come ad esempio suonare live erano svanite per sempre. Questo nuovo disco può essere considerato un concept perché appunto tutte le canzoni ruotano attorno al personaggio “The Freak”, presentato nella prima traccia “Night Shift” come un “supereroe” che una volta spogliato dei panni della quotidianità si dedica alla caccia di più prede possibili, al fine di imprigionarle e privarle del loro amore. Nel brano “A Freak”, dopo essere rimasto intrappolato nel suo appartamento e non potendo più cacciare, perde completamente la ragione e si ritrova a combattere contro la solitudine data dall’isolamento. Concludendosi nel brano finale “Your Shape Pillow” dove il protagonista si ritrova quindi a fare i conti con le proprie paure, intraprendendo un percorso di analisi con sé stesso.
Nelle 8 tracce che compongono il disco si respira tanto rock di fine ’80, in bilico tra echi noise e post punk. Riuscite a dirci 3 dischi o progetti (italiani e stranieri) che hanno ispirato le sonorità dell’album?
Negli anni il nostro suono ha subito diverse trasformazioni, da un suono più abrasivo e diretto dei primi lavori a un suono più oscuro, vibrante e allo stesso tempo avvolgente come si può ascoltare nel nostro ultimo disco appena pubblicato. I dischi che ci hanno sicuramente influenzato sono:
- Love and Other Demons – Strangelove
- Mellon Collie and the Infinite Sadness – The Smashing Pumpkins
- The Queen is Dead – The Smiths
- Automatic – The Jesus & Mary Chain
- Souvlaki – Slowdive
Sapete dirci qual è la “verità in questi tempi bui”? L’ultima traccia del disco, “Your Shape Pillow”, si può definire un lieto fine?
L’ultima traccia del disco “Your Shape Pillow” è sicuramente un lieto fine perché come dicevamo prima il protagonista si ritrova a fare i conti con le proprie paure e intraprende un percorso di analisi con sé stesso. La “verità “per noi sono intesi i rapporti personali con le persone dove il contatto è sempre indispensabile. Nel bridge della canzone viene utilizzata la metafora del cuscino dove in un periodo di impossibilità di contatto (es. la pandemia) diventa l’unico mezzo che puoi avere a disposizione per averne “My pyjamas is my best friend, So please send me your shape pillow “.
Diversi anni fa avete coverizzato “The Killing Moon” dei Echo & The Bunnymen. Ci sono altri pezzi che si adattano al nuovo album e vi piacerebbe re-interpretare in futuro?
“The Killing Moon” è stato un bel momento, eravamo in piena pandemia e siamo riusciti a montare il live della canzone stando ognuno a casa propria, il brano venne ricondiviso dagli stessi sui social e fu una bella emozione. Al momento abbiamo riarrangiato “Lucky” dei Radiohead quindi vi consiglio di venire ai nostri concerti perché è un versione molto interessante.
Che progetti avete per il futuro? Ci saranno altri concerti per presentare e portare dal vivo la nuova musica?
Oltre alle date già programmate per la presentazione del disco, la prossima il 27 maggio al Blah Blah di Torino ci stiamo già organizzando per un nuovo tour in Europa come facemmo nel 2019 quando uscì Plastic Breakfast. Il nostro principale scopo con questo disco è arrivare il più possibile all’estero, non sarà facile ma a noi ci piacciono le sfide.
Giovanni
25/07/2023 at 19:58
Sera. Come posso acquistare il CD? Grazie Saluti.