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PJ HARVEY: esce il 7 Luglio il decimo album “I Inside the Old Year Dying”

PJ Harvey
photo credit: Steve Gullick

PJ Harvey pubblica oggi un nuovo singolo “A Child’s Question, August“, e annuncia il suo decimo album in studio, I Inside the Old Year Dying. Il nuovo album, il primo della Harvey dopo The Hope Six Demolition Project nominato ai Grammy nel 2016, uscirà il 7 luglio via Partisan Records. L’album è prodotto dai collaboratori di lunga data Flood e John Parish. Il brano pubblicato oggi è accompagnato da un video, diretto da Steve Gullick.

PJ Harvey ha suscitato molto interesse sin dall’inizio della sua carriera ed è l’unica musicista ad aver ricevuto più volte il Mercury Music Prize del Regno Unito, vincendo prima nel 2001 per Stories From The City, Stories From The Sea e di nuovo nel 2011 perLet England Shake. Poetessa e visual artist affermata, oltre che musicista e songwriter, il suo lavoro colpisce per la sua originalità: vivido, coinvolgente e distinto. Dopo l’uscita di The Hope Six Demolition Project, che ha raggiunto il primo posto tra gli album in UK, ha scritto composizioni per teatro e cinema; più recentemente per l’acclamata miniserie Bad Sisters di Sharon Horgan.

Nel corso della sua carriera, Harvey ha sempre fatto in modo che ogni fase del suo percorso la portasse in un luogo nuovo, ma questo progetto è audace e originale persino per i suoi standard.  Permeato da un senso di ritorno ciclico a nuovi inizi, combina la sua audacia creativa con un senso di apertura e di invito, in modo molto affascinante.  Le nuove tracce, dice Harvey, “offrono uno spazio per riposarsi, una consolazione, un conforto, un sollievo, che sembra essere necessario per i tempi in cui viviamo“.

La storia del disco risale a sei anni fa, alla fine del tour del suo ultimo album del 2017 e a come Harvey si è sentita subito dopo. Quello che sentiva fortemente era che da qualche parte, nell’infinito ripercorrersi di album e tournée, aveva perso il suo legame con la musica stessa, una consapevolezza che la turbava enormemente. 

Non si è trattato di un periodo di astinenza creativa: grazie all’aiuto del poeta scozzese Don Paterson, l’artista ha lavorato a Orlam, opera poetica pubblicata l’anno scorso, la sua seconda dopo The Hollow of the Handdel 2015, che è diventata una delle ispirazioni principali per il nuovo album. Ci sono state anche le ristampe degli album precedenti della Harvey e, in nuove edizioni, delle loro versioni demo, che sono uscite tra il 2020 e il 2022. Ma alla fine due cose hanno iniziato a spingerla verso nuove canzoni, musica e suoni.

Uno di questi è il ricordo di un incontro con l’artista e regista Steve McQueen, a Chicago, durante il periodo di Hope Six. Il suo consiglio per lei è stato quello di smetterla di pensare alla musica come se si trattasse di album, ma di pensare a ciò che ama veramente, le parole, le immagini e la musica, e mettere insieme queste tre cose. L’altro elemento che l’ha spinta al ritorno alla musica è semplice: il puro atto di suonare. Prendere in mano la chitarra o sedersi al pianoforte per suonare le sue canzoni preferite di artisti come Nina Simone o Bob Dylan – ha riconfermato la sua passione per questa forma d’arte.

Presto qualcosa cominciò a muoversi. Quando Harvey ha iniziato a scrivere nuove canzoni, ha avvertito la sensazione liberatoria di fare musica per sé stessa, piuttosto che i primi passi del ciclo album-tour-album-tour. Ha attinto al senso di libertà creativa che aveva provato in passato lavorando su colonne sonore e in teatro.  Allo stesso tempo, la sua prospettiva si stava spostando dai grandi temi di Let England Shake e Hope Six(“guardare fuori, alla guerra, alla politica, al mondo”) verso qualcosa di più intimo e umano.

Le nuove canzoni”, dice Harvey, “le ho scritte tutte in circa tre settimane“. Ma quello era solo l’inizio. La chiave di ciò che sarebbe accaduto in seguito, ai Battery Studios nel nord-ovest di Londra, stava in un legame creativo a tre che risale ormai a quasi trent’anni fa tra Harvey, il suo storico collaboratore e partner creativoJohn Parish e Flood: noto come produttore, sebbene questa parola non gli renda giustizia.

“Lo studio è stato allestito per suonare dal vivo e questo è tutto ciò che abbiamo fatto“, dice. È difficile sopravvalutare l’importanza di questo aspetto: se I Inside the Old Year Dying è un disco molto tattile e umano, è dovuto in parte al fatto che quasi tutto ciò che contiene è frutto di improvvisazione, performance e idee spontanee, registrate nel momento stesso della loro creazione.

C’è qualcosa di profondamente edificante e redentivo in questo album, qualità esemplificate dal singolo di apertura del disco, “A Child’s Question, August“. “Penso che l’album parli di ricerca, di esplorazione, l’intensità del primo amore e la ricerca di un significato“, dice Harvey. “Non che ci debba essere per forza un messaggio, ma la sensazione che ricevo dal disco è quella dell’amore, si tinge di tristezza e perdita, ma è amorevole. Credo sia questo che lo fa sentire così accogliente, così aperto“.

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