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3 buoni motivi per ascoltare il nuovo album dei Django Django

Lo so che il venerdì è un macello, ma fatevi coraggio. Avere a disposizione ogni settimana così tanta nuova musica è un lusso, basta solo fare un bel respiro e navigare tra le release in serenità senza percepirle come un accollo, ok? Mi permetto di consigliare l’ultimo lavoro dei Django Django, from London, since 2009, perché arrivati al quarto album riescono ancora a farmi muovere il culo. Senza ulteriore indugio vi vado a elencare i motivi per cui dovreste schiacciare play su Glowing In The Dark, in uscita oggi 12 febbraio per Because Music: 

1. Prima che succedesse voi-sapete-cosa, nel lontano 2020, il disco era già fatto e finito
Inutile raccontarsela, di questi tempi siamo tutti alla ricerca disperata di good vibes. In questo disco ce ne sono tante anche perché è stato realizzato prima del patatrac. Non che i Django Django si siano mai tirati indietro in fatto di good vibes: se siete dei fan lo sapete già (Born Under Saturn, anyone?), in caso contrario è un buon momento per approcciarvi al loro sound. Psichedelici ma non troppo, Hot Chip ma non troppo, i Django Django si rendono riconoscibili da svariati dischi e anche l’ultimo lavoro non delude. Glowing In The Dark si basa sulla tematica della fuga: dalla disperazione, dalle costrizioni o dalla vita delle piccole città. Indipendentemente dal colore della vostra regione, torna sicuramente utile in questo periodo di libertà limitata. 

2. La sera della release era disponibile un pre-ascolto su Zoom
Questa è un’abitudine carina che sta prendendo sempre più piede e mi auguro rimarrà nei secoli a venire. L’ascolto collettivo è meno triste di uno streaming di un live, che non fa altro che ricordarci cosa ci stiamo perdendo.

Sui social del gruppo qualche giorno fa appare un invito a richiedere il codice di accesso per collegarsi a una sessione di ascolto. All’inizio della diretta viene inquadrata solo la copertina del vinile di Glowing In The Dark, autografato dalla band, accanto ad una maschera da alieno e un pappagallo verde di plastica. Fun fact riguardante l’artwork: il batterista ritrova a casa dei suoi genitori un vecchio dipinto che un amico gli ha regalato svariati anni prima. Condivide questa scoperta con il resto del gruppo, a cui piace lo stile surrealista del quadro e bam! Così si decide cosa mettere sulla copertina di un album. Affascinante.

Mattatore della diretta è il cantante e chitarrista Vincent Neff, che da quella che sembra casa sua, ancora illuminata dalla luce naturale dato che in U.K. sono solo le 19:00, saluta e poi torna a inquadrare il vinile. Timidino. Interviene solo sui cambi di traccia per mostrare dei cartelli recanti i titoli delle canzoni, prontamente scritti a mano. DIY simpatico. 

La chat della diretta viene animata da circa 150 persone sparse in giro per il mondo, che se la godono parecchio, ballano in casa, professano il loro amore per la band e per la musica live in generale. Quanto mancano i concerti all’umanità? Non credo sia quantificabile. 

3. I pezzi. Passiamo alla ciccia della questione: il disco è bello o no? 
Molto. “Waking up”, la traccia che vede la partecipazione di Charlotte Gainsbourg è facile da immaginare in svariate playlist primaverili di quest’anno. La title track si libra gloriosamente verso la stratosfera tra synth moog e batteria in loop (si tratta di un brano costruito sui sample di uno degli album di spoken word di Dave Maclean). “Spirals”, la prima traccia, inizia con un elegante synth che cresce in un attualissimo inno alla speranza e allo stesso tempo ricorda vagamente gli ABBA (una sensazione che ho avuto anche ascoltando “Congratulations” dei Dumbo Gets Mad. Forse il 2021 è l’anno del ritorno del pop svedese). “Free From Gravity” invece potrebbe essere l’espressione più completa delle influenze della band, con bellissime melodie a cascata e archi che avvolgono una drum machine funky e una linea di basso contagiosa, che incarnano perfettamente il tema del desiderio di “sfuggire a tutto ciò che ti appesantisce ”. Gli altri pezzi meritevoli di lode sono “The Ark” cheva a chiudere il lato A con suoni psichedelici e animaleschi e ha dei toni un po’ più dark rispetto al resto del disco, “Night of the Buffallo” dal ritmo carico che un ascoltatore ha definito “slow west on steroids”, seguita dall’acustica “The World Would Turn”. Si chiude furbescamente con “Asking For More”. Mai titolo fu più azzeccato. Bravi Django Django, ci si vede in giro quando si potrà (speriamo presto). 

Glowing In The Dark è disponibile su vinile fosforescente in edizione limitata, vinile standard nero, CD e in digitale.

Qui sotto trovate la tracklist: 
Spirals
Right The Wrongs
Got Me Worried
Waking Up (feat. Charlotte Gainsbourg)
Free From Gravity
Headrush
The Ark
Night Of The Buffallo
The World Will Turn
Kick The Devil Out
Glowing In The Dark
Hold Fast
Asking For More

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Anello di congiunzione tra le Spice Girls e Burzum fin dal 1988

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