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Interviste

Giorgieness è questa qui: prendere o lasciare. L’intervista.

Il progetto Giorgieness nasce nel 2011 dall’idea di Giorgia D’Eraclea, cantautrice dalle sonorità rock (ma non solo). Dopo aver cambiato le carte in tavola con l’uscita dei pezzi Hollywoo e Maledetta, che hanno scandito un’ulteriore evoluzione della musicalità della giovane cantautrice, arriviamo al 13 Novembre, giorno della pubblicazione di Successo, il suo nuovo singolo.

Giorgieness è una ragazza dalle mille sfaccettature e dai mille interessi, che nel corso degli anni l’hanno portata a potersi reinventare sotto diversi aspetti e a mettere le mani in pasta anche in ambiti non strettamente musicali. Il suo nuovo brano ci racconta di un sentimento molto particolare, quello della frustrazione, che tutti prima o poi abbiamo provato sulla nostra pelle.

Abbiamo fatto una chiacchierata con Giorgieness, con cui abbiamo parlato di amicizia, immagine, makeup, leoni da tastiera e tantissimo altro.

Ciao Giorgieness! Abbiamo ascoltato Successo e possiamo dire che la grinta che ci hai trasmesso ci ha fatto venire voglia di ribaltare quella situazione di frustrazione di cui parli nel brano. A cosa ti sei ispirata durante la fase di scrittura?
Ciao ragazzi! Mi sono ispirata proprio a quel sentimento di cui parlate e che bello sentirvelo dire. Non voleva essere una canzone di critica ma di reazione. È uno schiaffone che ho dato anche a me stessa. Quando sento che le cose mi sfuggono di mano, per metterle in ordine, di solito scrivo una canzone arrabbiata. In passato era rivolta a qualcuno in particolare, questa volta a quel sentimento che ho espresso in Hollywoo, di impotenza ma anche di “io sono questa qui, se va bene ok, se non va bene per me è lo stesso”. Mai come in questo disco le canzoni sono strettamente legate una con l’altra, mi piace che gli album siano un viaggio, un percorso, mai un punto d’arrivo.

In questa tappa del viaggio, chiamata Successo, il riff di chitarra sottolinea il testo, diretto e incisivo, ma ci racconta anche una nuova Giorgieness attraverso musicalità più mature. Quando ti sei accorta di voler fare uno step ulteriore nel tuo percorso?
Penso dal giorno zero. Dico spesso che c’è una promessa che mi sono fatta quando ho iniziato: mai uguale a te stessa. È un punto che cerco di tenere sia sulle tracce che compongono un album, sia nel tempo. Sentivo il bisogno di staccarmi da certi suoni ma poi ho capito grazie ai miei collaboratori che io quel suono ce l’ho dentro, dovevo solo metterlo a fuoco meglio. Mi fa davvero piacere anche questo, che si percepisca la ricerca.

Il brano nasce anche grazie alla collaborazione con Ramiro. Com’è nata la vostra amicizia? Raccontaci una vostra giornata tipo in studio.
Io e Ramiro eravamo vicini di casa quando vivevo a Milano! Ricordo sempre con piacere quando i Selton mi chiamarono a suonare con loro Piece Of My Heart di Janis al Magnolia, un natale di qualche anno fa. L’abbiamo provata due volte e già si poteva intuire il feeling. Tutti i Selton sono molto di supporto, passano in studio, mi danno consigli, sono musicisti incredibili, seri, gran lavoratori.

Ma in realtà non eravamo così legati come lo siamo adesso.

Preciso che Successo è passata da tante mani, tutte incredibili. L’ho scritta chitarra e voce e Davide Napoleone ci ha messo subito il riff.

Poi è arrivato Alessandro Di Sciullo che mi ha aiutata a finalizzare la prima preproduzione. Ramiro è stato però una manna dal cielo, una scoperta e un nuovo membro della famiglia che non mi aspettavo e come spesso accade con le cose inaspettate ha ribaltato la situazione in positivo. Mi piace vederla in modo poetico come “la musica che salva la musica”. Ero in un periodo un po’ così, sentivo di non avere nessuno a crederci attorno a me. L’ho contattato per un altro motivo e lui mi ha chiesto cosa stessi combinando, se stessi scrivendo e se poteva ascoltare i brani. Il giorno dopo mi ha telefonato con un entusiasmo raro e mi ha chiesto se mi andava di provare a produrre qualcosa insieme, Maledetta lo aveva rapito già dalla prima stesura. Sembra banale, ma mi sento davvero molto fortunata a poterlo chiamare amico, gli amici sono rari e più cresci – anagraficamente – e più è difficile farsene di nuovi. Poi in un mondo come il nostro, tutto pazzo, ancora di più.

Di solito in studio, io lui e Marco Olivi – altra persona fondamentale del team –  lavoriamo come i matti finché qualcuno non inizia a parlare di carbonara e di come procurarsela!

Scherzi a parte, in studio siamo davvero concentrati e arrivandoci già con i miei provini molto a fuoco cerco di lasciare che lui sviluppi le sue idee senza interromperlo. Al contempo l’avere ascolti comuni – Pink Floyd e Red Hot Chili Peppers su tutti – sembra che dalle sue mani esca sempre ciò che ho dentro e non so esprimere con le mie. È magica quel tipo di chimica, preziosissima. La cosa che mi fa sentire davvero a mio agio è come sembra sempre avere presente che si tratti del mio disco, ha imparato il mio linguaggio e mette il suo a servizio delle canzoni. Ciao R-amico!

Parlando sempre di amicizie, ci hanno colpito molto le fotografie che hai realizzato insieme a Giulia Bartolini, ormai fidata collaboratrice. Su cosavete lavorato per realizzare il concept alla base del visual?
Giulia è stata un’altra persona fondamentale nel periodo in cui ero persa. Ci conosciamo da tanto e mi è stata molto vicino – nonostante non fossimo ancora così amiche – quando è finito un rapporto importante della mia vita. Da lì, lentamente, rispettando i miei tempi che spesso sono un po’ lenti, è diventata mia sorella. Tanto che ora vive anche lei a Torino, non lontano da me.

Dal primo shooting insieme, ormai un anno e mezzo fa, nato per caso durante un suo soggiorno a casa mia, siamo cresciute tanto insieme e abbiamo ristrutturato la mia immagine nella direzione che avevo sempre sognato. Ovvero quella più naturale, autentica. Se mi incontri in giro sono vestita e truccata esattamente come vedere nelle ultime foto. Lei ha questo dono di non farti sentire nel mezzo di uno shooting, ma nella tua vita di tutti i giorni. Asseconda ogni mia idea e mi aiuta a realizzarla, mettendoci il suo mestiere, le sue competenze e la sua fantasia (e la casa dei suoi genitori, spesso e volentieri).

Insieme abbiamo anche girato il video di Hollywoo!

Queste ultime foto, quindi, sono il risultato di tanto lavoro e della mia crescita personale.

È stato fatto in fretta e furia il giorno prima del secondo lockdown, ci siamo svegliate e le ho scritto che forse era il caso di scattare. Caso ha voluto che il giorno prima avessi comprato tre abiti da Humana Vintage che andavano a completare il restyling che cercavo di fare da anni. Volevo che arrivasse tutto, la parte più punk e la parte più ricercata. Sono così tante cose insieme che non riesco ad sempre la stessa, neanche fisicamente, ma penso che questa volta la sintesi sia riuscita.

Invece cosa puoi dirci della cover? Sappiamo che ti sei occupata tu della grafica. È un mondo che ti piace?
Avevo queste foto che non avevamo ancora usato ispirate ad uno shooting di Marilyn Monroe. Le ho guardate e ho pensato di creare questa grafica un po’ wonder woman, un po’ poster, anche qui per mettere insieme tante cose.

Giulia mi prende in giro dicendo che “tanto le cose o le fai tu o non ti piacciono” e in fondo ha ragione, si fa di necessità virtù e ho risfoderato le mie skills da grafica, che usavo ai tempi di ForumFree – avevo 13/14 anni – per creare template e banner ai forum che seguivo. Ho un passato anche nell’html, ma non ricordo un codice che sia uno.

Faccio tante cose, mi sono sempre adattata e soprattutto ho sempre cercato delle vie per dare sfogo alla mia creatività che spesso mi sovrasta e mi fa avere tantissime idee e concluderne poche.

Dovrei aprire un sito di incipit, di idee, da far sviluppare ad altri. Almeno saprei dove mettere tutte le prima dieci pagine dei libri che inizio a scrivere e poi lascio nell’hard disk!

Del settore musicale si parla sempre troppo poco e spesso molte curiosità e informazioni sono sconosciute ai non addetti ai lavori. Tra vlog in arrivo e tips sullambito musicale stai mettendo le mani in pasta su diversi piccoli progetti. Hai mai pensato di creare delle vere e proprie rubriche mettendo la tua esperienza a disposizione di tutte le persone che vorrebbero saperne di più su questo mondo?

Una delle mie ambizioni è quella di poter avere un percorso significativo, piccolo o grande che sia, quindi di poter poi dare quello che ho imparato ad altri. In passato ci sono state persone fondamentali che mi hanno insegnato a districarmi in questo mondo. A 18 anni non sapevo NIENTE di niente, né cosa fossero i diritti, né cosa fosse la SIAE, niente. Pochi ma ottimi generosi personaggi del mondo della musica mi hanno lasciato insegnamenti che tutt’oggi sono un faro quando mi perdo. Non è un dovere, sia chiaro, ma se posso essere utile perché non farlo?

Il vlog mi sta già portando via moltissimo tempo ed è una sfida a quella leggera pigrizia che ogni tanto mi blocca. In realtà sono quel tipo di persona che ad un certo punto ha bisogno di sentirsi spronata, fortunatamente nel mio team c’è anche chi fa questo. Più che altro, mi demoralizzo facilmente in tutto ciò che non riguardi strettamente lo scrivere e suonare canzoni. Mio padre scrisse un post bellissimo in cui disse che io per lui sarò sempre la grande pallavolista, attrice, la scrittrice, pittrice, tuffatrice e nuotatrice, la saltatrice in lungo, la cuoca, l’avvocato, l’investigatrice privata e via dicendo, citando tutte le cose che nella vita ho abbandonato. Di fatto è vero, solo la musica sono riuscita a portare avanti.

Quindi per la rubrica vediamo, ma di sicuro rispondo sempre, con i miei tempi, a chi mi chiede una mano.

Avere la possibilità di essere sempre più vicini allartista attraverso i social media ha fatto emergere per questultimo limportanza di unidentità, che traspare attraverso la propria immagine. Nel tuo caso, com’è funzionato il processo di definizione di questa immagine? In particolar modo nel periodo che corrisponde alla pubblicazione dei tuoi ultimi pezzi.
Per la prima volta anche io mi sono resa conto che se vuoi fare musica nel 2020 la sostanza è fondamentale, ma l’immagine è un biglietto da visita. Ci ragiono molto, anche se appunto aver trovato un Balance tra la mia immagine di tutti i giorni e quella più pubblica è stato un punto di svolta.

Sono appassionata di makeup, di tinte e pieghe ai capelli, di moda tantissimo – anche se come per il nuoto, a stile libero.

Penso che anche in quanto ti dai al pubblico tu debba trovare una tua dimensione. Personalmente leggo solo i commenti su Facebook e Instagram, dove ho una community molto educata anche nel dirmi quando sbaglio, più raramente YouTube e mai e poi mai aprirei quei profili in cui ti si possono dire cose in anonimo. Mi sembrano scatole dell’odio che non voglio aprire, non voglio stare a quel gioco, preferisco non saperlo mai se dicono cattiverie, che facciano se li fa stare meglio. Non mi hanno uccisa dall’asilo alle superiori i bulletti, non lo faranno i leoni da tastiera. So che più cresce il progetto e più sarà inevitabile farci i conti, ma tutto sommato posso pensarci quando mi rompo la testa, non fasciarmela prima.

In altre interviste hai raccontato che nellalbum in uscita lanno prossimo ci saranno molti riferimenti a libri, serie tv, film e tanto altro. Cosa possiamo aspettarci? Ti sei fatta influenzare da qualcosa/qualcuno in particolare?

Il concetto più importante che ruota attorno all’album è l’anima. Ho cercato di capire cosa fosse, in che punto di me risiedesse, quanto il mio corpo non sia altro che un involucro, quanto io la metta in ogni cosa che faccio, spesso lanciandola in pasto ai cani e comunque mi torna sempre ammaccata ma intatta.

Lavorando tanto per immagini, ora come non mai, il disco è tutto molto cinematografico. Essendo una persona abitudinaria quando si parla di autori, album, registi e quant’altro, sono andata a sviscerare ancora una volta i miei capisaldi: Lynch e Trier in primis e di seguito tanti altri.

Una lettura che ad oggi è la mia bibbia è “Una stanza tutta per sé” della Woolf, mi ha dato tanta consapevolezza come donna e aiutato a spogliare la scrittura da una certa frustrazione atavica che ci portiamo dentro noi che ci riconosciamo nel genere femminile, che ci siamo nate o meno.

Mi piace riguardare le stesse cose e ritrovarci significati diversi e comporre canzoni che siano lunghi piani sequenza, trovo che funzioni col mio modo di scrivere e di parlare.

Anche la musica degli altri, analizzarla, capire perché mi piace così tanto, perché quella canzone è la mia preferita e non un’altra, mi ha dato tantissimo. È un esercizio che ti aiuta ad esprimere davvero quello che hai dentro coi suoni e con le parole.

E io sono tornata ai miei ascolti di qualche anno fa, ampliando con cose che non vi aspettereste tipo tutta la emo-punk-trap da Lil Peep in poi.

Non so ancora descriverlo, ma so che sarà un album molto mio e allo stesso tempo pieno di tutte le persone che sono salite sul carrozzone Giorgieness. Ci sono i miei amici storici, gli uomini che mi hanno lasciato qualcosa, l’amore felice, quello sospeso, la quotidianità e i momenti in cui mi sento distante dal mondo e da tutti. Ci siamo quasi!

Miriam Gangemi

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