Articolo di Marzia Picciano | Foto di Rossella Mele
Unire musica e donne non é difficile (quante artiste donne conosciamo, quante di successo e quante possiamo definirle delle icone di femminismo o women empowerment?), ma non é nemmeno facile senza perdersi in facili retoriche o luoghi comuni. Per questo serve fare un momento di chiarezza e provare a vedere dove tutti i punti si incastrano bene senza sovrapporsi ma immaginandosi in un unico continuum.
Il 21 novembre RockOn ha seguito con le proprie persone e la propria macchina fotografica l’evento organizzato da UPS, il WLD – Women Leadership Development Group e la Fondazione UPS con Fondazione Pangea ETS, per cui era presente la Responsabile Comunicazione e Fundraising Silvia Redrigolo, per la Music Week di Milano 2024, “Una Musica Puó Fare, Ma Una Donna Anche di Più”, che ha provato a cercare un accordo tra donne e musica che avesse un messaggio preciso. Si é scelto di farlo attraverso il dolore, o meglio, tutto quello che la violenza di genere porta dietro, anche nella produzione musicale.

Come? Innanzitutto affrontando la questione raccontando il lavoro, enorme, che realtà come appunto Pangea portano avanti non solo in Italia, ma anche nel mondo. La Fondazione Pangea ETS é una delle poche rimaste attive in Afghanistan e che continua a dare supporto alle donne afgane dal cambio di regime, che ha portato a una graduale (e rapido) deprivazione dei diritti minimi delle donne, quelli che oggi diamo troppo per scontati. Allo stesso modo é operativa nelle comunità rurali dell’India, come a Varanasi, dove combinano azioni di empowerment economico delle neo mini-imprenditrici locali. Grande verità: la libertà dalla violenza é anche e soprattutto una libertà economica. Spesso ci dimentichiamo come la violenza inizi prima ancora di quella fisica e verbale esplicita con costanti limitazioni all’autonomia della donna, valoriale, emotiva, psicologica e quindi economica. Accade sia in Paesi che consideriamo in via di sviluppo come nelle realtà più occidentali (e occidentalizzate).
Altra grande verità: le donne in gruppo, insieme, fanno “paura” al singolo uomo abusatore. Il lavoro nelle comunità indiane porta a questo: le community di imprenditrici é in grado di tutelare la singola e così si rafforzano. In un certo modo, non esattamente lo stesso, succede in Italia. Quasi 100 femminicidi da gennaio al 22 novembre (112 nel 2023), una vittima ogni 10 minuti. Dice Silvia, una donna su 5 é stata molestata o é vittima di una forma più o meno grave di violenza. E diventa una questione culturale non da poco.

Pangea ha profuso le sue forze nella creazione e mantenimento della rete REAMA, nata nel 2018. REAMA (reamanetwork.org) é la rete antiviolenza nazionale per promuovere l’empowerment delle donne, prevenire la violenza e proteggere chi la vive. Alla rete hanno aderito in tutta Italia più di 34 centri antiviolenza, 12 case rifugio, 30 avvocate specializzate in violenza di genere, oltre a diverse associazioni che lavorano sulla prevenzione nei propri territori e contribuiscono all’inserimento lavorativo, sportelli, case rifugio che solo nel 2020 hanno preso in carico ben 1952 e protetto nelle case rifugio 98 donne e 80 bambini.
Dalle testimonianze e il confronto su quello che c’é ancora da fare per limitare una situazione che ha visto un aumento dei casi non solo per effetto della maggiore sensibilità ma anche numericamente dalla pandemia (come la Unioncamere d’altra parte certificava il crollo delle nascite di nuove imprese femminili, elemento drammatico se si considera la vivacità delle stesse) si é passati a quelle musicali. Àlea, nome d’arte di Alessandra Zuccaro, parte delle Soul Circus e già sul palco del Biko per UPS della MMW2023 con la cantante Wena, é un talento della musica new-jazz e neo soul che sperimenta su basi e synth le vette che la sua voce puó raggiungere. Diploma accademico di canto jazz al Conservatorio G. Verdi di Milano, cantante, compositrice e vocal coach, Àlea é innanzitutto un’anima originale e fortemente brindisina , elemento che ha voluto portare nella sua produzione sempre di più, soprattutto nel suo ultimo disco del 2023, Cummei (con il sostegno di NUOVO IMAIE).

Àlea ci racconta della sua visione e della sua decisione di non voler parlare di amore nelle proprie canzoni, o meglio: non dell’amore romantico, ma di quello che ci lega a noi stessi, e ci porta ad odiarci, allontanarci per poi riavvicinarci sempre a noi. Per Àlea l’impegno sociale é un diktat a cui come artista non puó sottrarsi. Cummei é il viaggio di una persona che “emigra” da sé, da una situazione che non le appartiene, per poter tornare a sé stessa, come non si era conosciuta mai. “Con le radici nella prorpia terra e le fronde verso l’infinito”. Ci porta quindi attraverso questo viaggio con These Waves, Whatever it takes, la trascinantissima Mediterraneo e Do You Remember My Name, che tra inglese, italiano e brindisino disegnano la complessità di un’artista che ha fatto del new jazz una via propria, di crescita e affermazione come artista completa e senziente.
Non a caso dal 2023 Àlea ha lanciato un nuovo format, sempre legato a Cummei, “Statti Cammei – TalKoncerto”. Un talk con ospiti che desiderano raccontare la proporia storia di cambiamento e di viaggio, cittadini italiani ma non nativi che rispondono alle domande di Alea fatte attraverso anche le sue canzoni. Questa volontà di portare a uno una moltitudine é presentissima in Nio Far, ultimo singolo di Àlea uscito su tutte le piattaforme lo scorso 22 novembre e che, rispondendo al mantra di “stiamo insieme” (traduzione del titolo, senegalese) chiama – in brindisino – a una necessaria unione tra anime e mondi per cercare una strada in un mondo sempre più diviso.
Sarà questa la via per definire the way out per un mondo meno conflittuale e la difesa di chi oggi é ancora sotto attacco? Non lo sappiamo, difficile dirlo, non lo vorremmo neanche sapere. Unica certezza: con ogni probabilità, lo farà una donna.
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