A inizio anni ‘90 la situazione del mercato musicale statunitense si fece complicata.
Da un lato grazie all’ondata di freschezza proveniente dal nord ovest nacquero miriadi di gruppi che ricalcavano, con alterne fortune, le sonorità tanto in voga in quel periodo, dall’altro si trovarono sorprendentemente ad annaspare tutte quelle band che, solo pochi anni prima, trovarono il successo mondiale nonché la loro “comfort zone” nel glam e nell’hair metal di stampo losangelino. Il bivio era netto: tentare di approcciare il cambiamento o rischiare di sparire.
Alcuni osarono ma non ebbero fortuna commerciale (Skid Row, Poison, Motley Crue), altri come i Mr. Big mutarono solo leggermente la loro formula, trovando un fragoroso successo fuori dai confini nazionali diventando uno dei gruppi di punta del mercato Giapponese e del sud est asiatico.
Tuttavia, anche per loro, il successo commerciale riscosso con “Lean into It”, album trainato dal celeberrimo singolo “To be with you”, non fu più replicato ma a cavallo tra il 1993 e il 1996 la band californiana partorì due dischi bellissimi, “Bump Ahead” e “Hey Man”.
E’ proprio in quel periodo che vengo a conoscenza dell’esistenza di questa band incredibile, composta da musicisti di livello superiore alla media.
Nonostante abbia letteralmente consumato i dischi in questione non sono mai riuscito a vederli live e ora che Pat Torpey non c’è più il rammarico è davvero grande. Mi è stata data tuttavia la possibilità di assistere allo show di Eric Martin, la loro voce, nella cornice del nuovo “Slaugther Club” di Paderno Dugnano, alle porte di Milano. Eric è impegnato in un tour acustico in giro per l’Europa insieme al chitarrista inglese David Cotterill, axeman della band inglese “Demon”, e quella milanese è la seconda di due date nel nostro paese.
A scaldare un pubblico purtroppo poco numeroso (qualche centinaia di persone appena) è stato chiamato Sandro Casali, chitarrista dalla vocalità dirompente, che ha proposto un gustoso mix di pezzi hard rock anni ’80 e ’90, arrangiati per chitarra e voce, che hanno centrato in pieno l’obiettivo prefissato.
Eric conquista il palco dello Slaughter intorno alle 22 entrando in scena come il più umile degli addetti ai lavori. Come anticipato non c’è di certo il pubblico delle grandi occasioni ma il sorriso con il quale si presenta ai fortunati avventori non lo abbandonerà per tutta la durata dello show.
I tempi dei sold out al Budokan e nelle principali arene USA con i Mr. Big sembrano lontanissimi ma tutto ciò pare non pesargli minimamente, d’altronde si sa che la vera musica si fa nei piccoli club. Libero dal fardello che la celebrità ti può portare sembra oggi volare leggero, divertito e divertente.
Eric segue personalmente la propria pagina Facebook e risponde praticamente a chiunque lo interpelli in modo estremamente brillante e con l’immensa simpatia che lo contraddistingue.
La setlist della serata è stata, com’era naturale aspettarsi, un mix di pezzi tratti dalla discografia della band madre, con l’aggiunta di un paio di brani provenienti dalla sua carriera solista (“Back in blue” e “Untouchable” (ribatezzata da Cotterill “Unfuckable”)) e un paio di cover tra le quali “Wild World” di Cat Stevens, riportata in auge grazie alla loro rivisitazione presente su “Bump Ahead”.
La scelta dei pezzi tratti dalla discografia dei Mr. Big è stata molto variegata, non si è trattato di un greatest hits della band di LA ma una selezione accurata tra brani maggiori (“Just take my heart”, “Daddy, Brother, Lover, Little Boy”) e minori, tra i quali hanno spiccato una bella versione di “Shine” (proveniente dal periodo in cui Gilbert fu sostituito da Ritchie Kotzen e a lui dedicata), e “Fragile”, a detta di Martin uno dei suoi brani preferiti tra quelli composti in carriera. Da segnalare inoltre una bellissima “Goin’ Where The Wind Blows”, ormai finita ingiustamente nel dimenticatoio durante gli show dei Mr. Big.
Tra una battuta e l’altra, una corda rotta e un accenno di un’improbabile “Volare” di Modugno lo show è scivolato via sino al breve bis, prima del quale Eric ha chiamato sul palco il bravissimo Casali per intonare insieme a lui e a tre chitarre la bella “Take Cover” e l’imprescindibile “To Be With You”.
Un plauso finale va al club che ha ospitato l’evento, le carte in regola per fare bene ci sono tutte e non posso che augurarmi di ritornare in futuro per godere di serate di ottima musica quale quella appena trascorsa.
ERIC MARTIN – scaletta del concerto di Milano
A Rose Alone
Kill Me With a Kiss
Everybody Needs a Little Trouble
Wild World
Goin’ Where the Wind Blows
Back in Blue
Electrified
Shine
Just Take My Heart
(What’s So Funny ‘bout) Peace, Love and Understanding
Fragile
Untouchable
I Don’t Want to Be Happy
Take Cover
To Be With You
Encore:
Dancin’ with My Devils
Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song)

