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The MOON – Waiting For Yourself

the-moon2014 Seahorse
Sound che vince non si cambia. A yo yo tra i 60s/90s tornano ad officiare un bel minutaggio di British music gli udinesi The Moon quartetto che già col primo disco aveva fatto sognare l’underground nostrano e ora con questo secondo Waiting For Yourself il sogno si concretizza a tutto cerchio, undici tracce che sanciscono quel “qui non si scherza” non tanto per chissà quale alchimia effettata, ma per quella qualità artistica che la band ha appiccicata addosso come una eredità blasonata.

Inghilterra rock-pop/Brit-pop ovunque, nell’aria, in circolo nei marchingegni dell’immaginazione come dentro gli ingranaggi dell’ascolto, una tracklist che si divora subito tra piacere, memorie e stilistiche mai estinte, quei retrogusti amarognoli e briosi insieme che comunque rimangono sempre una gamma armonica di bellezza trasmondana a dispetto degli anni dell’indie power. Radiofonicità a go go e arrangiamenti precisi, melodie e vivacità beat che si insinuano canagliescamente qua e la occupando quei riflessi elettrici momentaneamente lasciati sospesi dalle dolci bordate 90,s ma che poi nell’insieme del baccanale si completano impossessandosi degli istinti muscolari facendo ballare uno shake continuo e senza ritegno.

Piotre alla batteria, Charles e Spino voci e chitarre, Den al basso, questi i nostri quattro Sir The Moon che giostrano un disco assolutamente imperdibile, c’è solo da sintonizzarsi sui “cavalloni spumeggianti” di Carolyna, Like a wonderfull night, la ballatona acustica con armonica Wilsoniana Electric level, le distorsioni Gallagheriane Run o l’inno generazionale amplificato e gigione della titletrack per avere il quadro preciso di quello che qui dentro gira e vi assicuriamo, non è poco.

It’s only Rock Brit Pop but I like it!

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Giornalista che crede che la musica sia la via maestra di tutto per arrivare al tutto.

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