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Interviste

“Una casa stregata”: intervista ai MERCALLI

Un nome che rimanda ai terremoti, propongono una miscela di cantautorato e alternative e sono da poco usciti con l’album “Una casa stregata”: sono i MercalliLi abbiamo intervistati.

D: Ciao, ragazzi: prima di tutto presentatevi ai nostri lettori.
R: Ciao. Dei Mercalli fanno parte Igor Grassi, cantante e tastierista, Fortunato Sebastiano, bassista, ed Enrico Riccio, chitarrista. Siamo un gruppo campano, irpino, per la precisione.

D: Parlateci del vostro percorso, dalla vostra nascita ad oggi.
R: La nostra nascita è solo formalmente legata al 2013, anno in cui, dopo varie vicissitudini, ci siamo ritrovati ad una festa e, complice la compagnia ed il vino, abbiamo deciso di metterci a suonare assieme. Tutti venivamo da altre esperienze musicali, che in alcuni casi ci avevano portato anche ad incrociarci e a produrre qualche pezzo insieme, ma quella era la prima volta che decidemmo di mettere le nostre teste al servizio di un progetto comune. Prima di “Una casa stregata” avevamo prodotto due lavori che però abbiamo deciso di non pubblicare perché ci eravamo resi conto che le nostre idee stavano evolvendo in altra direzione. Poi l’incontro con il batterista Francesco Margherita ha consentito di svilupparle ulteriormente e di convincerci che eravamo arrivati ad un punto soddisfacente rispetto alle nostre aspirazioni.

D: Tornate, oggi, con l’album “Una casa stregata”: parlatecene.
R: L’album, come detto, nasce da un percorso molto ben definito, anche se alla fine ci siamo resi conto di avere prodotto un lavoro che ha seguito una sua direzione a prescindere dalle intenzioni iniziali. In altre parole le canzoni che compongono l’album sono nate senza che ci fossimo mai messi a tavolino a pensare a cosa scrivere e come farlo. Ma alla fine si sono rivelate molto coerenti tra loro, come liriche e come gusto musicale. E questo era il frutto della idea precisa che avevamo riguardo a ciò che volevamo fare ed esprimere, ma anche del metodo che abbiamo per creare i brani: lavoriamo insieme sulla idea di base che uno di noi porta in studio, e poi l’apporto diventa corale, anche sui testi. Amiamo sottolineare che “Una casa stregata” è una sorta di concept album postumo, nel senso che solo dopo avere composto le canzoni ci siamo resi conto di quanto fossero avvinte l’una all’altra dai temi trattati. Che poi sono piccoli spunti per spiare nella vita degli altri, riconducendo tutto nell’ambiente che idealmente può essere quello di una casa stregata, appunto, che nasconde, svela, turba e conforta.

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D: Il singolo/videoclip tratto dall’album è “La sedia in bilico”: parlateci sia del brano che del video.
R: La scelta del singolo è stata la cosa più difficile per noi, visto che avevamo almeno tre o quattro brani sui quali puntare. Poi abbiamo cavalcato l’onda delle coincidenze, a cui crediamo molto. Quando abbiamo conosciuto la fotografa concettuale Alessia Rollo, che ha firmato le foto di copertina e dell’intero album, abbiamo scoperto che aveva lavorato ad un video in cui si trovava su una sedia in bilico, appunto. Il suo progetto di video arte era una idea ovviamente svincolata dal nostro lavoro. Quando lo ha realizzato non ci conoscevamo neppure. La coincidenza ci ha spinto a chiederle di elaborare quella sua idea per la nostra canzone, e lei ha accettato di rimettere mano a quel suo progetto. Da lì è nata l’idea di pubblicare il video, e poi ci siamo detti: ma perché non farne anche il singolo di lancio dell’album? D’altronde il testo e la musica del brano sono molto rappresentativi dell’intero disco. La sedia in bilico è di per sé la rappresentazione dell’instabilità, eppure è al tempo stesso una sfida, quella di non perdere l’equilibrio, una conquista, quella di riuscire a non cadere, una speranza, quella di non dovere per forza affondare nelle certezze delle relazioni che vengono raccontate nella canzone.

D: La vostra è una miscela di cantautorato e alternative: quali sono gli artisti che vi hanno principalmente ispirato?
R: In questo album non è rintracciabile una ispirazione, ma sicuramente tanti segni che ci portiamo dietro. Quando abbiamo scritto queste canzoni, così come quelle più vecchie che erano confluite in altri progetti rimasti irrealizzati, non abbiamo pensato ad ispirarci a questo o quell’altro artista. La stratificazione degli ascolti ha portato ad un risultato. Che poi abbiamo come riferimento artisti come Riccardo Sinigallia, Niccolò Fabi o Filippo Gatti, per quanto riguarda la scena italiana, è altro discorso. Ma la realtà è che spesso c’è una spinta inconsapevole che ispira. Ed ognuno è in grado, dal suo punto di vista, di ritrovare una influenza più o meno netta in quello che facciamo. Quando suoniamo dal vivo in più di una occasione ci dicono che si avvertono addirittura delle influenze progressive nei nostri brani. Ora: cosa c’è di apparentemente più distante da “Una casa stregata” del progressive? Eppure evidentemente qualcuno lo coglie e noi ne siamo felici.

D: Cosa volete comunicare con i vostri brani?
R: Quello che raccontiamo, nulla di più, nulla di meno. Non c’è alcuna dietrologia in quello che diciamo. Sostanzialmente le nostre canzoni parlano di amore, ma di un amore che non fa rima con cuore. Possono parlare di relazioni irrisolte, di situazioni non svelate, di tensioni mitigate dall’illusione. In ogni caso lo sguardo che abbiamo lanciato sul tema sfruttatissimo dell’amore, appunto, è quello di un estraneo che racconta storie spiate dal buco della serratura, storie che escono dalla nostra sfera personale e si fanno “altre ed altrui”. Diciamo che ci siamo presi il lusso di fare i guardoni dell’amore degli altri. E provare a raccontarlo.

D: Non avete un batterista: come vi muovete dal vivo?
R: Lo abbiamo eccome. Grazie alla collaborazione con Francesco Margherita, che, per ritornare alle coincidenze, abbiamo conosciuto ad una cena a casa di un amico comune, scoprendo che fosse batterista e che peraltro abitava a pochi passi dalla nostra sala prove, abbiamo potuto dare una forma definitiva alle canzoni. E con lui suoniamo anche nei live. Non ha suonato nel disco, dove c’è il bravissimo Jonathan Maurano, per una sua scelta precisa di volere essere il nostro batterista da palco. E questa sua scelta noi la abbiamo rispettata.

D: Progetti attuali e futuri?
R: Stiamo programmando una serie di live, nei quali proporremo le canzoni di “Una casa stregata”, e non potrebbe essere altrimenti. Adesso abbiamo voglia di incontrare la gente nei posti in cui andremo, condividere la nostra musica. E come sempre accade, quando avremo metabolizzato questo disco, cominceremo a scriverne uno nuovo.

D: Salutare i nostri lettori.
R: Un grande abbraccio a tutti i lettori di RockOn, ed un invito ad ascoltare il nostro lavoro. Nella speranza di incontrarci presto in qualche posto, anche solo per prenderci un caffè.

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